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Lavoro, il governo accelera. Camusso e Bonanni frenano

àl Governo accelera: la riforma del mercato del lavoro deve essere approvata tra il 21 e il 23 marzo, una settimana prima del termine fissato da Palazzo Chigi all'inizio della trattativa che segnava per la fine del mese la scadenza per siglare l'intesa.

Oggi, nel corso dell'ennesimo incontro tra governo, sindacati e imprenditori, il ministro Fornero ha dettato la nuova linea: lei e il premier Mario Monti vogliono chiudere la partita prima del previsto. Sara' accorciato anche il periodo di transizione della riforma e del cambio del sistema degli ammortizzatori sociali: "Cominciamo nel 2012 e andremo a regime nel 2015", ha aggiunto Fornero.

I colloqui proseguiranno a ritmo serrato, ma i sindacati e Confindustria bocciano la decisione dell'esecutivo. Il ministro ha poi ammesso, secondo quanto afferma la Cgil in un messaggio postato su Twitter: "Non sono in grado di dirvi dove saranno trovate le risorse. Il Governo è impegnato a cercarle, ma posso assicurarvi che non saranno sottratte ai capitoli che riguardano il welfare".

Martedì il ministro invierà alle parti sociali alcuni testi scritti e inizieranno incontri bilaterali su articolo 18 e flessibilità in uscita. Poi lunedì ci sarà un nuovo round a palazzo Chigi al quale parteciperà anche il presidente del Consiglio.

"Il governo - ha poi detto il ministro - ha sempre lavorato per un accordo con le parti sociali. Questo è l'obiettivo, per questa prospettiva lavoriamo in questa ultima fase". Lo scopo dell'esecutivo è quello di ridurre il tasso di disoccupazione al 4-5%.

Per Raffaele Bonanni, numero uno della Cisl, "si stanno facendo passi avanti, ma ci sono ancora alcuni aspetti da correggere". L'anticipo degli ammortizzatori al 2015, ha aggiunto ad esempio, "sarebbe un disastro e un'ecatombe sociale".

Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha chiesto al Governo di rivedere la decisione sui tempi dell'entrata in vigore degli ammortizzatori perché "abbiamo da gestire molte situazioni di crisi" nelle aziende.

Secco il giudizio di Susanna Camusso, leader della Cgil: "Abbiamo fatto un passo indietro". Questa decisione per Camusso è "incomprensibile".

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