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“Borsellino ostacolo nella trattativa Stato-Mafia”: nuova svolta nell’inchiesta

Arriva ad una svolta la nuova inchiesta per la strage di via D'Amelio che il 19 luglio del 1992 provocò la morte del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta. Nella notte la Dia di Caltanissetta, su richiesta del Procuratore capo Sergio Lari , ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere. 

I provvedimenti, firmati dal gip Alessandra Giunta, sono stati notificati al capomafia palermitano Salvatore Madonia, 51 anni, detto 'Salvuccio', a Vittorio Tutino, 41 anni, a Salvatore Vitale, 61 anni, tutti già detenuti e all'ex pentito di Sommatino, Calogero Pulci, 52 anni. 

Secondo i magistrati, Salvuccio Madonia sarebbe uno dei mandanti della strage. Mentre il collaboratore di giustizia Pulci, è accusato solo di calunnia aggravata. Nell'ambito del processo "Borsellino Bis" accuso' falsamente Gaetano Murana, di aver partecipato alle fasi esecutive dell'attentato di via D'Amelio. Murana venne poi condannato all'ergastolo, e scarcerato solo pochi mesi fa dopo quasi vent'anni di carcere. 

Determinante, per la nuova inchiesta della Dda di Caltanissetta, si e' rivelata la collaborazione del pentito di mafia Gaspare Spatuzza, l'ex killer di Brancaccio che rubo' la Fiat 126 poi imbottita di esplosivo. Il collaboratore ha deciso solo due anni fa di raccontare la verita' su via D'Amelio ai giudici e da allora sono emersi nuovi ed eclatanti retroscena. La Procura di Caltanissetta aveva chiesto l'arresto di una quinta persona, il meccanico Maurizio Costa, a cui Spatuzza si rivolse per sistemare i freni della Fiat 126, ma il gip ha rigettato la misura. Costa resta indagato a piede libero per favoreggiamento aggravato. 

Paolo Borsellino fu eliminato dalla Cosa nostra, assieme a cinque agenti di polizia della sua scorta, perché Totò Riina lo riteneva un "ostacolo" alla trattativa con esponenti delle istituzioni arenatasi "su un binario morto" e che quindi andava "rivitalizzata" con il gesto eclatante della strage. Lo ricostruisce il gip di Caltanissetta.

Quest'ultimo elemento aggiunge un ulteriore tassello all'ipotesi dell'esistenza di un collegamento tra la conoscenza della trattativa da parte di Borsellino, la sua percezione quale 'ostacolo' da parte di Riina e la conseguente accelerazione della esecuzione della strage". Ad avvalorare questa tesi sono anche "le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giovanni Brusca a proposito dell'ordine ricevuto da Salvatore Riina di sospendere, nel giugno 1992, l'esecuzione dell'attentato nei confronti dell'on. Calogero Mannino perché c'era una vicenda più urgente da risolvere".

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