Un fatto è sicuro: Sassari non può rinunciare a una università che ha 450 anni di vita e una esistenza nient’affatto provinciale. Lo dichiara oggi il deputato del Pd Guido Melis, riferendosi alle polemiche nate dopo l’intervento del senatore del suo stesso partito Antonello Cabras nel corso della seconda giornata della Conferenza programmatica di Baradili.
Se Cabras, come chiarisce nel suo intervento sulla Nuova Sardegna di oggi, intende che si debbano sviluppare la piena programmazione e il coordinamento tra i due atenei sardi, allora sono pienamente d’accordo, aggiunge Melis. Salvo che vorrei ricordare a Cabras come questo tema fosse all’ordine del giorno sin da quando io insegnavo a Sassari negli ultimi anni Ottanta e come i due attuali rettori si stiano adoperando per realizzare quell’obiettivo.
Ma se si pensa a sopprimere il polo del Nord Sardegna, cioè Sassari, allora dico subito che non sono d’accordo, e secondo me non lo è neppure il Partito democratico sardo. Due università costano di più di una, certo; ma rendono anche di più, specialmente su quel terreno che sfugge ai ragionieri della spesa pubblica e che è costituito dalla formazione dei giovani, dalla cultura, dalla presenza nella società circostante: insomma, il terreno della civiltà democratica.
Sassari ha, in campo universitario, antiche e nobili tradizioni. Vanta negli anni docenti prestigiosissimi, alcuni dei quali giunti poi in vetta alla scienza nazionale (cito solo per tutti il premio Nobel Bovet). Cerchiamo quindi di non scherzare con le cose serie, e di restare sul terreno della realtà: coordinamento e risparmi reciproci sì. Dimezzamento dell’offerta universitaria sarda ai danni del Capo di sopra, mai. Com