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Confagricoltura: è allarme Blue Tongue, l’incubo ritorna.

Dopo 12 anni, torna l’incubo della Lingua Blu che ancora una volta, come si era già verificato in passato, comincia a dilagare dal Sud Sardegna per poi espandersi su tutto il territorio regionale.

Un film già visto che per adesso colpisce pesantemente le aziende ovine del Cagliaritano e del Sulcis Iglesiente dove si registra una sospetta moria di capi che spesso presentano i sintomi solo dopo molti mesi.

Sono indicativi della grave situazione sanitaria in cui versano queste realtà, i numerosi casi di malformazione degli agnelli rilevati alla nascita, gli aborti frequenti così come l’elevata assenza dei parti che determina, come immediata conseguenza,  la mancanza di latte.

“Un tempo le pecore affette dalla Lingua Blu manifestavano subito i sintomi. Il cambio del colorito, i rigonfiamenti della testa e delle orecchie - dichiara l’allevatore di Villaspeciosa Maurizio Podda - erano segnali inequivocabili della malattia responsabile della morte, dopo solo poche ore, degli ovini. Oggi invece non ci si accorge della presenza della patologia che rimane silente per lungo tempo. I capi spesso impiegano anche 6 mesi prima di morire. Nella mia azienda abbiamo registrato oltre a numerosi casi di sterilità anche decessi sul 20% di capi, una vera epidemia che ingenera spese difficili da sostenere. Sono molto preoccupato - prosegue Podda - in alcuni ovili, per paura, non viene denunciata la morte dei capi, anche per assenza di finanziamenti e si preferisce interrare le carcasse. In 12 anni non si è messo rimedio alla Lingua Blu, quando bastava - conclude l’allevatore - eseguire un monitoraggio attento sulle aziende campione. I vaccini vivi attenuati, comprati in passato dal Sud Africa, non erano nemmeno testati e hanno creato solo danni”.

Confagricoltura lancia l’allarme e fa un appello alla Asl perché non sottovaluti questi primi segnali della recrudescenza del virus parainfluenzale e si attivi immediatamente per far conoscere lo stato del monitoraggio sanitario effettuato nelle aziende, delle sintomatologie cliniche riscontrate ed eventualmente i casi di positività alla Lingua Blu rilevati nelle greggi prese a campione. E’ inoltre necessario far conoscere alle aziende le procedure da attivare per ottenere i risarcimenti.

“I moscerini vettore della febbre catarrale ovina - spiega Luca Sanna presidente di Confagricoltura Cagliari  - vengono trasportati dall’aria direttamente dall’Africa e trovando nell’isola le condizioni ambientali ideali, riescono a diffondere rapidamente la malattia. Nel 2002 sono bastati 6 mesi per infestare tutta la Sardegna. Ogni ceppo virale risulta a sé stante quindi non possiamo abbassare la guardia e mettere a rischio un patrimonio di 3 milioni di pecore dell’isola.

Il protocollo sulla Blue Tongue prevede azioni di vigilanza che la Asl deve assicurare per mettere al riparo gli allevatori. A questi ultimi non dovrebbe spettare l’onore di provare la presenza della patologia. Non essendo infatti dei veterinari, non dovrebbe competere loro alcuna dimostrazione epidemiologica. 

Se al problema rappresentato dalla Blue Tongue aggiungiamo anche un prezzo del latte non sufficientemente remunerativo per gli allevatori - conclude il presidente di Confagricoltura Cagliari - diventa più concreto il rischio di chiusura per le aziende”.