Il Consiglio Regionale ha approvato la Finanziaria del 2012 con molto ritardo e con il tema delle entrate dovute dallo Stato a norma dell’articolo 8 dello Statuto ancora totalmente non risolto. Siamo infatti al terzo anno consecutivo nel quale la Giunta regionale prevede in entrata quanto lo Stato deve alla Sardegna, mentre il Governo nazionale continua ad andare per la sua strada disconoscendo, oggi con la scusa delle norme di attuazione domani sicuramente con la precarietà della situazione economica, quanto deve essere dato ai sardi. Era noto come alcuni di noi sostenessero l’inutilità delle norme di attuazione, ma al fine di sbloccare la situazione in un quadro rivendicativo unitario accettammo comunque di sostenere questa via che ancora, ad oggi, però non si è dimostrata efficace per risolvere il tema delle entrate regionali. Per non farci mancare nulla quel cataclisma del nostro presidente Cappellacci ha perfino accettato e concorso a definire un decreto di istituzione del tavolo di confronto con lo Stato che prevede la totale rimessa in discussione di quanto era stato previsto nel 2007 dalla Giunta Soru in tema di nuove entrate regionali.
Sappiamo che questo non è il solo problema, abbiamo davanti a noi infatti da superare il non facile ostacolo del patto di stabilità che sarebbe in grado, se non risolto, di rendere assolutamente inutile ogni risultato positivo sul fronte delle entrate. Di fatto sarebbe una vera beffa avere più soldi e la stessa quota di spesa ammessa rispetto a prima.
In questo quadro si è articolato il dibattito sulla legge finanziaria che ha avuto comunque importanti risvolti soprattutto sulla riscrittura della legge rendendo possibile che questa si facesse maggiormente carico dei bisogni contingenti e pressanti dei sardi e dei sardi con maggiori difficoltà.
Il centrosinistra è stato in grado, con la collaborazione e l’impegno del Presidente della Commissione, di ribaltare la logica legislativa e una volta fermato l’esame della finanziaria ci si è impegnati con puntiglio nella ricerca di tutte quelle spese inutili e rinunciabili contenute nel Bilancio che potevano essere cancellate e utilmente disposte per la costruzione di un budget finanziario da dedicare interamente a coloro con maggiore difficoltà e senza lavoro.
Si trattava di vincere un’impostazione canonica del Bilancio regionale, rimuovere incrostazioni corporative e lobbistiche che hanno sempre caratterizzato la manovra economica della Sardegna e interpretare un tempo nuovo che segnerà pesantemente i prossimi decenni e che va caratterizzandosi come un tempo di maggiore sobrietà ed essenzialità nell’uso delle risorse pubbliche. Come ho detto in Aula è necessario che il legislatore regionale capisca che quando non è possibile finanziare “balli, canti e gioiose adunate folcloristiche” si deve necessariamente far quadrato per sostenere coloro che sono attanagliati dalla crisi, dal bisogno del lavoro e dall’impossibilità crescente di provvedere ai bisogni elementari della sopravvivenza. Sembra poco, ma a molti di noi che sono stati chiamati alla politica per servire e non per essere serviti è sembrata un’occasione straordinaria per essere in pace con la propria coscienza e sentirsi al di là dell’attuale comune sentire, strumenti determinanti per una corretta lettura della realtà sociale ed economica della nostra isola.
Da queste volontà e da queste sinergie è nata una nuova Finanziaria, una manovra completamente diversa da quella propostaci dalla Giunta regionale e che ha disposto circa 150 milioni di euro esclusivamente a favore di coloro che più hanno bisogno e sono in difficoltà. Abbiamo finanziato 40 milioni di euro per cantieri di lavoro ed altri 20 milioni tra cantieri verdi e di bonifica, altri 50 milioni sono stati messi a disposizione per le opere immediatamente cantierabili, nella consapevolezza che aprire cantieri e dare lavoro rappresenta in questa complicata congiuntura economica una delle poche scelte utili per attraversare il tunnel buio di questa fase economica mondiale.
Abbiamo pensato anche ai giovani finanziando con altri 18 milioni di euro il Master and back per la parte del back che mancava di finanziamento e prevedendo 26,5 milioni per il microcredito e il sostegno alla creazione di nuova impresa.
L’intervento contro la crisi ha poi previsto un riequilibrio rispetto alla previsione originaria della Giunta regionale di una serie ingiustificata di tagli ai finanziamenti riguardanti il mondo della cultura, lo spettacolo, le biblioteche e in generale quei settori produttivi che generano lavoro e servizi.
Tutto è stato possibile riducendo sprechi e rami secchi nell’amministrazione, tagliando privilegi e chiamando tutti i soggetti pubblici dipendenti a diverso titolo dalla Regione a una riduzione dei costi a vantaggio del sostegno alla crescita ed alla lotta contro la crisi.
Abbiamo poi pensato ad alcune semplificazioni che possano facilitare nel corso dell’anno la spesa pubblica e generare lavoro, come ad esempio fissare alcune priorità di spesa rispetto al patto di stabilità e consentire agli enti locali di avere entro ogni anno solare l’intera quota del fondo unico, con una prima rata del 70 per cento entro marzo ed il saldo entro ottobre.
Sono stati posti con il nostro determinante contributo dei limiti alla spesa sanitaria con regole di decadenza per i direttori generali che non rispettino i budget assegnati, ma soprattutto con l’introduzione per la prima volta del principio normativo in base al quale non sarà possibile in futuro finanziare la sanità regionale in ulteriore deficit rispetto a quello registrato nel 2011. Ciò renderà possibile il mantenimento di quote finanziarie consistenti a favore dello sviluppo e della crescita, il cui compito chiaramente non è solo a carico del Governo Monti, ma anche di tutte le istituzioni pubbliche che devono concorrere ai medesimi e comuni obiettivi di rilancio dell’economia.
Non credo potessimo fare di più dai banchi dell’opposizione, ma dobbiamo credere di aver fatto molto contaminando settori importanti della maggioranza con l’idea di costruire una risposta pubblica corrispondente alla domanda di lavoro ed insieme un segnale forte per arginare la disperazione di migliaia di famiglie che vedono il proprio presente e futuro terribilmente duro e senza speranza.
La politica in fondo che altro è se non la capacità di persuadere e di orientare secondo le tue idee gli altri, ovvero la missione pubblica che guidata dai valori fondamentali e da un sincero spirito di servizio guarda prima di tutto agli ultimi e subito dopo alla costruzione di un itinerario guidato di crescita e di benessere collettivo?
In questo senso, soprattutto per le drammatiche e scandalose condizioni di incapacità manifesta in cui versa il Governo regionale, a cominciare dal suo Presidente, pensiamo di aver fatto tutto quello che era realisticamente nelle nostre possibilità.