Oggi si saprà il destino del Porcellum. I giudici della Corte Costituzionale, infatti, hanno rinviato ad oggi la decisione sull'ammissibilità, o meno, del referendum sulla legge elettorale Calderoli del 2005. E' possibile che la stanchezza abbia prevalso sulla volontà di fare presto, oppure che la discussione abbia preso una piega più articolata di quanto ci si aspettasse. E, soprattutto, che siano rimaste le divergenze di opinione sulla decisione da adottare, con i giudici schierati quasi alla pari tra favorevoli e contrari al referendum, e - secondo indiscrezioni, con i secondi leggermente più numerosi dei primi.
Tuttavia dalla stessa Consulta, nei giorni scorsi, era filtrato un certo scetticismo sul fatto che il verdetto arrivasse già oggi e si dava per probabile il prolungamento della camera di consiglio al giorno successivo. Tra l'altro, stamani, i giudici hanno dovuto esaminare anche altri tre ricorsi, di rilevanza minore, certo. Una questione riguardava la Regione Lombardia ed era presente l'Avvocatura dello Stato: tempo prezioso è stato, quindi, impegnato anche in altre incombenze.
In circa novanta minuti, dalle nove e trenta alle undici di ieri, dopo la relazione del giudice Sabino Cassese, i professori arruolati come difensori dei due quesiti dal Comitato promotore del referendum - presente con il presidente Andrea Morrone e Arturo Parisi, e con il leader dell'Idv Antonio Di Pietro - hanno svolto le loro arringhe. A sorpresa, il drappello composto da Alessandro Pace, Vincenzo Palumbo, Nicolò Sandulli e Federico Sorrentino, e' stato preceduti dai legali dell'Associazione dei giuristi democratici, Paolo Solimeno e Pietro Adami, che si sono costituiti in giudizio con un "atto di intervento", espressione di "una posizione terza".
Ai fautori della tesi referendaria della "riviviscenza" o "riespansione", i quali sostengono che, abrogata la Calderoli, non si avrebbe un vuoto normativo che impedirebbe di votare ma "risorgerebbe" la precedente normativa, il Mattarellum, i giuristi democratici obiettano che l' 'effetto Lazzaro' non ci puo' essere "altrimenti, proponendo un referendum contro l'ergastolo, paradossalmente si rischierebbe di far rivivere la pena di morte". Pur appoggiando la via delle urne, la richiesta di Solimeno e Adami alla Consulta e' stata quella di dichiarare l'incostituzionalità della legge sul referendum nella parte in cui consente di differire solo di 60 giorni l'efficacia degli esiti referendari. Serve un termine più largo - sostengono - per consentire al Parlamento di mettere a punto una nuova legge elettorale, differendo l'effetto abrogativo "fino all'entrata in vigore della nuova disciplina".
Poi la parola è passata a Sandulli e Sorrentino che hanno perorato il disco verde per il primo quesito, quello che, più arditamente - e, secondo i più, con risicatissime possibilità di farcela - chiede l'abrogazione totale della Calderoli. Ma le maggiori speranze dei referendari, non è un segreto, sono affidate al secondo quesito che prevede l'abrogazione per parti della contestata legge elettorale. Il dream-team di Pace e Palumbo non ha lesinato energie.
"Il principio di ragionevolezza che funzionava con il Mattarellum, non funziona con la legge attuale. Il premio di maggioranza e le liste bloccate sono assolutamente irrazionali, abnormi ed espropriano il diritto di voto", ha spiegato Pace. Secondo il professore, se passa il referendum, "non si verificherebbe alcun vuoto normativo: si riespanderebbe la legge precedentemente in vigore". E' toccato a Palumbo far pesare tutte le firme depositate in Cassazione. "Dopo aver messo tanto impegno nel grande sforzo della raccolta, ci aspettiamo che la Consulta prima di dirci un eventuale 'no' - ha aggiunto - ci pensi almeno un milione e duecentomila volte, tanti quanti sono stati i cittadini che chiedono di cambiare il Porcellum. Comunque per noi - ha concluso Palumbo - la Corte Costituzionale rimane una 'Isola della ragione' alla quale guardare come l'unica via d'uscita possibile".