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Napolitano firma il decreto sulla manovra

Si è concluso nella serata di ieri, 22 dicembre 2011, l’iter della manovra finanziaria che si prefigge di rimettere in ordine (momentaneamente perché già di parla di altra manovra nei primi mesi del prossimo anno), che ha nuovamente massacrato il ceto debole del paese rappresentato dai pensionati e i lavoratori dipendenti e non altro e, nonostante tutto, doverosamente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto legge della manovra correttiva da circa 21 miliardi, che nel pomeriggio aveva ottenuto il via libera definitivo del Parlamento con il voto di Palazzo Madama. L'aula del Senato ha votato con 257 sì e 41 no la fiducia chiesta dal governo sulla manovra. Rispetto alla fiducia del 17 novembre, al momento di insediarsi, il governo ha perso 24 voti. Quel giorno, infatti, l'esecutivo guidato Mario Monti aveva ottenuto 281 voti favorevoli. «Il Senato ha definitivamente approvato il decreto e ne sono lieto», ha detto il presidente del Consiglio ai giornalisti lasciando palazzo Madama. E a chi gli chiedeva se è cominciata la fase due dell'azione di governo, il premier ha risposto: «La fase due è già cominciata, era dentro la fase uno. Adesso verrà sviluppata a grande velocità».

Con la firma del capo dello Stato, il provvedimento ha bisogno, per diventare legge, solo della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. A votare a favore Pdl, Pd e Terzo Polo, Udc, Coesione nazionale-Io Sud. A esprimersi con un voto contrario Svp, Lega - che mercoledì si era resa protagonista di una rumorosa protesta nell'Aula di Palazzo Madama che ha costretto il presidente Renato Schifani a sospendere la seduta -, e Italia dei Valori. Non votando la fiducia i dodici senatori dipietristi tolgono dunque di fatto il sostegno all'esecutivo a quello che prima del voto Elio Lanutti aveva definito «il governo dei banchieri». L'Idv aveva invece votato la fiducia il 17 novembre.

Il Pdl ha votato a favore seppure con qualche mal di pancia: intervenendo mercoledì sera alla cena natalizia dei senatori pidiellini lo stesso Silvio Berlusconi aveva lanciato un avvertimento all'esecutivo spiegando che se continuerà la politica di inasprimento fiscale l'appoggio del centrodestra finirebbe con il venire meno, con conseguente ritorno alle urne.
Dieci i senatori che non hanno partecipato al voto: tra questi l'ex guardasigilli Nitto Palma e il coordinatore regionale del Pdl lombardo Mario Mantovani

L'erosione di voti non sembra preoccupare l'ex commissario europeo che nell'aula di palazzo Madama ha sottolineato come «l'appoggio che il governo riceve dai partiti è molto più grande di quello che i partiti stessi lasciano intendere». Da sedare c'è invece lo stato di mobilitazione dei sindacati che, dopo anni di divaricazione sotto il governo Pdl-Lega, hanno ritrovato unità di azione contro l'inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione. «Sul tema chiave del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali sarà necessario e possibile procedere con uno stile dei rapporti con le parti sociali diverso da quello che abbiamo dovuto avere in questa prima fase: il tema richiede per sua natura un maggiore dialogo con le parti sociali e per questo avremo un'agenda strutturata di incontri tematici con le parti sociali», ha detto Monti al Senato.

Ci sarà poi «un approfondimento sui temi della spesa pubblica, a partire dalle amministrazioni centrali dello Stato. Sarà lavoro di mesi e non di giorni ma anche un'opera che porterà risultati duraturi». Così come «il lavoro sullo sviluppo e sulla crescita che presenteremo a breve e che saranno l'asse portante della nostra azione».

 «Non c'è crescita senza disciplina finanziaria» ha sottolineato il premier Mario Monti intervenendo prima delle dichiarazioni di voto. Il premier ha spiegato che il debito pubblico accumulato dall'Italia in decenni è bilanciato dalla presenza di un forte patrimonio pubblico e privato. «Ma i mercati ragionano spesso in termini di sostenibilità del debito». L'ex rettore della Bocconi ha evidenziato che «per superare la crisi dei debiti sovrani è essenziale che tutti guardino con fiducia ai nostri titoli. È essenziale che gli italiani sottoscrivano Bot e Btp le cui rendite sono oggi elevatissime. Occorre che abbiamo fiducia in noi stessi».

Il presidente del Consiglio «ha dato la sua disponibilità a rispondere ad un Question Time» in Senato alla ripresa dei lavori dopo la pausa delle festività natalizie. Lo ha annunciato in Aula il presidente dell'Assemblea, Renato Schifani che ha ringraziato Monti.

I senatori leghisti, al termine dell'intervento del premier, hanno manifestato disappunto con il gesto del pollice verso. E da Bolzano, dove si trovava per assistere alla firma di un protocollo di intesa sanitario tra Lombardia e Alto Adige, Umberto Bossi ha spiegato che il decreto «salva-Italia» in realtà non salverà l'Italia, anzi la «affonderà» perché mette «troppe tasse e soprattutto non sa come creare posti di lavoro. Questo è il problema». Il Senatùr non ha lesinato commenti sarcastici sulla minaccia di Berlusconi di non sostenere più l'esecutivo se continuerà ad intensificarsi la pressione fiscale: «Mi sembra che Berlusconi abbia troppa paura. Sta lì buono come una pecorella».