Press "Enter" to skip to content

Ministro Fornero: “La reazione dei sindacati non la capisco”

"La reazione" dei sindacati "non la capisco, e mi preoccupa anche molto, non sul piano personale, ma per le sue implicazioni per il Paese". Così Elsa Fornero, ministro del Welfare, prima di entrare a Montecitorio ha commentato la reazione dei sindacati alle sue parole sulla possibilità di modificare l'articolo 18.

"Sono rimasta dispiaciuta e sorpresa per un linguaggio che pensavo appartenesse a un passato del quale non possiamo certo andare orgogliosi". Così Elsa Fornero, ministro del Welfare, commenta le reazioni di alcuni sindacati, stigmatizzando una "personalizzazione dell'attacco che non fa merito a chi lo ha condotto".

Nessun tabù sull'articolo 18: la riforma del mercato del lavoro va affrontata con serietà, pragmatismo e senza ideologia, dice Emma Marcegaglia. Susanna Camusso risponde che l'art. 18 è "una norma di civiltà che impedisce le discriminazioni ed esercita una forma di deterrenza per tutti".

Una bordata alla Fornero arriva anche dal Pd: i lavoratori e i democratici stanno dalla parte di Donat-Cattin e non della "tecnocrate Fornero", attacca l'on.Giorgio Merlo. "Due ministri torinesi. Due Ministri del lavoro. Uno, Carlo Donat-Cattin, definito il ministro dei lavoratori vara lo Statuto e introduce l`art.18 a tutela e a garanzia dei lavoratori. L`altro, l`attuale ministro Fornero, fa di tutto per liquidarlo".

"La riforma dell'articolo 18 non è una questione, il problema dell'uscita non c'è visto che i lavoratori escono alla grande. Dunque non mi si venga a dire che il problema è quello", aveva detto qualche giorno fa il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Sulla stessa lunghezza d'onda Rosy Bindi: "La flessibilità in uscita si fa in tempi di crescita, non di recessione. Prima ci vogliono gli ammortizzatori", ha spiegato in un'intervista.

E anche per Stefano Fassina, responsabile Economia del partito, è un falso problema. "La richiesta di abolizione è un mito che ha fatto parte di un paradigma di pensiero che è il medesimo che ci ha portato in bancarotta", ha ricordato su un quotidiano.

Un'impostazione che Nichi Vendola condivide. "L'articolo 18 non si tocca", ha ammonito oggi, e se il governo dovesse provarci "la reazione non potrà che essere determinata e durissima".

Dal settore di Movimento democratico arrivano però ben altre spinte. "Con questa uscita del ministro (Fornero), la consultazione è virtualmente aperta", ha spiegato nella sua newsletter Pietro Ichino, "ora dunque, finalmente, si potrà e dovrà entrare nel merito della questione". E il Pd dovrà dire come la pensa, ha ammonito il giuslavorista, padre della proposta di legge sulla 'flex security' definita da Walter Veltroni "quanto di più a sinistra che ci sia".

La riflessione di Ichino è stata rilanciata da Giorgio Tonini. "Basta totem e tabù. Confrontiamoci in modo laico, come ha proposto Elsa Fornero", ha chiesto.
"Meglio Fornero dell'apartheid per i precari", ha assicurato Paolo Gentiloni. E poi, ha chiesto: "Qual è la linea del Pd? Il mercato del lavoro non si cambia? E' quello
che scriveva Sacconi ieri". Ma a largo del Nazareno frenano: "E' il momento di mettere da parte accademie e innamoramenti ideologici per guardare a come funziona il mondo del lavoro", hanno spiegato al Pd. Il confronto è aperto ed è facile immaginare che l'articolo 18 sarà uno dei temi caldi dell'assemblea rinviata al 20 e 21 gennaio.