Il Galsi è l’ennesima servitù imposta alla Sardegna in nome di esigenze geopolitiche ed economiche internazionali. Le popolazioni dei 40 comuni che saranno attraversati dal tubo d’acciaio non sono state consultate. I 4mila cittadini espropriati non potranno opporsi al passaggio del gasdotto. La pesca dovrà essere sottoposta a nuovi e ulteriori vincoli.
Se da un lato il Gasdotto Algeria Sardegna Italia propone pochissimi e piuttosto incerti benefici per l'Isola (si pensi che dovrà essere la Regione a costruisce le interconnessioni fra il tubo e le reti locali e attualmente questi soldi non ci sono), dall’altro sono certi la devastazione di beni ambientali e archeologici da Sud a Nord , il pericolo di esplosioni e incendi confermato dalla devastante deflagrazione di Tarsia in Calabria (11 febbraio 2011), l’occupazione di circa 30 milioni di metri quadri di territorio della Sardegna, i danni per l’agricoltura, la pastorizia e il turismo.
Per questi motivi il Coordinamento di Sinistra Critica Sarda risponde in maniera chiara all’appello diffuso nei giorni scorsi dal Comitato ProSardegnaNogasdotto: noi siamo contro il Galsi “senza se e senza ma”.
D’altra parte non stupisce che da Silvio Lai giunga invece un netto sì all’opera. D’altronde il Galsi ha tanti padri: D’Alema, Pili, Prodi, Soru e Cappellacci.
Nelle scelte “strategiche” centrodestra e centrosinistra - e in particolare Pd e Pdl - sono ancora una volta dalla stessa parte.
Vogliamo chiudere il comunicato con un messaggio rivolto ai signori del Galsi e a chi ha la stessa idea dell’Isola: “E’ ora che vi rendiate conto che la Sardegna non è una piattaforma geologica e in secondo luogo un’entità sociale. E’ esattamente il contrario. Dunque se preferite insistere così la piattaforma ve la tireremo in testa!”. Com