Press "Enter" to skip to content

Riepilogo dei lavori in Consiglio regionale – Modifiche sul Piano Casa (2).

Ieri sera, i lavori sono proseguiti fino a notte inoltrata. E' intervenuto Carlo Sechi (Misto) che ha affermato che "è mortificante discutere dando l'impressione che si stia parlando di pianificazione urbanistica. I comuni ci hanno messo anni a progettare la trama urbanistica delle città, attraverso una serie di strumenti, piani urbanistici, commerciali, industriali, piani di dettaglio per i centri storici: ora tutto viene cancellato con un colpo di spugna".

Pietro Cocco (Pd) ha detto che, per certi aspetti, quello dell'opposizione è "ostruzionismo, ma d'altra parte qui siamo di fronte all'apologia dell'anarchia urbanistica. Immaginiamo cosa potrebbe succedere nei borghi marini o di montagna, con demolizioni e ristrutturazioni completamente sganciate da ogni contesto di ambiente e di paesaggio".

Tarcisio Agus (Pd) ha sottolineato che "il rispetto della forma, della fisionomia e delle dimensioni dell’immobile dovrebbero essere proprio i requisiti minimi per poter consentire gli interventi, nelle città e soprattutto nelle aree sensibili. Ma, paradossalmente, è proprio questo che viene eliminato".

Gavino Manca (Pd) ha dichiarato il suo voto favorevole all'emendamento, "anche perché il combinato disposto fra alcune parti della legge, fa scattare vere e proprie devastazioni del tessuto urbano e, in secondo luogo lascia le mani legate ai comuni per quanto riguarda i controlli, visto che cittadini e professionisti non sono obbligati neppure a presentare una minima documentazione fotografica o una simulazione dell'intervento su supporto informatico"."

Giuseppe Luigi Cucca (Pd) ha rilevato che "talvolta ci si lascia trascinare dalla superficialità. E' una norma di totale deregulation che fa correre rischi irreparabili alle nostre città; si può discutere all'infinito sui criteri da seguire, ma non si possono cancellare i criteri. Soprattutto nei centri storici l'assenza di regole avrebbe effetti gravissimi".

Francesca Barracciu (Pd) ha criticato duramente la norma in esame, la cui abrogazione "è indispensabile. L'assessore Rassu ha affermato di voler mostrare capacità di ascolto, ma non può sostenere che gli unici a non aver compreso il Piano casa sono i consiglieri del centro sinistra. E'’vero l'esatto contrario: sono giunta e maggioranza che non hanno colto il dissenso che proviene da larga parte della società sarda comprese, ed è un dato che dovrebbe far riflettere, le associazioni datoriali".

Valerio Meloni (Pd) ha affermato che "siamo davanti ad una consapevole aberrazione. Nella letteratura urbanistica la sostituzione significa intervenire facendo salvi una serie di parametri che conservano un forte legame con l'edificio pre - esistente. Ora è tutto saltato; quindi è evidente che questa parte della norma non è stata inserita a caso".

Giampaolo Diana (Pd) rivolto a Matteo Sanna, ha respinto l'accusa di voler offendere qualcuno. "In realtà si cerca di attirare l'attenzione per suscitare una volontà di confronto sui contenuti. Il collega Campus è entrato nel merito delle questioni ed è arrivato a conclusioni simili alle nostre; questo dovrebbe far riflettere, perché non siamo di fronte ad un dettaglio marginale".

Giorgio Cugusi (Misto) ha esortato "a liberarsi per un attimo del nostro ruolo politico e a guardare le cose dal punto di vista tecnico, un pò dalla parte dei sardi che dovranno aver a che fare col Piano casa e con gli uffici che dovranno esaminare le pratiche. A Cagliari ci sono centinaia di pratiche bloccate perché gli uffici chiedono integrazioni e documenti che i cittadini non riescono a produrre, nemmeno con l'aiuto dei professionisti di fiducia. Vuol dire che la legge è inapplicabile e provoca più confusione di quella che già c'era".

Claudia Zuncheddu (Misto) ha detto che in termini chiari trapela un libertinaggio urbanistico che arriva a cancellare ogni criterio di civiltà in quanto la legge trabocca di problemi, abusi e violenze che si ripercuoteranno sulla collettività sarda. Ha accusato la maggioranza di agire con leggerezza e superficialità.

La presidente Claudia Lombardo ha messo in votazione l'emendamento 50 all'art. 1 sexies che è stato respinto con 36 no, 23 sì e un'astensione.

Sull'emendamento 51 (che sopprime la lettera b del comma 1 dell’art. 1 sexies), valutato positivamente dalla maggioranza, Gian Valerio Sanna (Pd) ha rimarcato come nell'art. 5 del Piano casa si parli di valutazione dei volumi congrui o incongrui da demolire e ricostruire, ma senza precisare rispetto a che cosa la congruità deve fare riferimento.

Gian Vittorio Campus (Pdl) ha invitato l'opposizione a non abusare negli interventi pure sugli emendamenti che la maggioranza accoglie.

L'emendamento 51 è stato accolto con 50 voti favorevoli, 2 contrari e un'astensione.

Sull'emendamento 53, che prevede la soppressione della lettera d) del comma 1 dell'articolo 1 sexies, Gian Valerio Sanna (Pd) ha rilevato l'assenza dell'indicazione di chi deve disporre gli ampliamenti degli edifici con meno di 50 anni in contrasto con i caratteri storici e tipologici del contesto. Ha aggiunto che si rischia di mettere nei guai gli uffici tecnici comunali.

Matteo Sanna (Udc-Fli), ricordando di avere espresso parere positivo, ha chiesto che la minoranza limiti l'ostruzionismo.

Giorgio Cugusi (Misto), sollecitando il ritiro dell'emendamento, ha ricordato che i centri storici sardi ormai hanno ben poco di storico a causa della deregulation e dei numerosi condoni edilizi che si sono susseguiti nel tempo.

Valerio Meloni (Pd) ha aggiunto che deve essere rispettato il Piano particolareggiato dei centri storici, almeno nei comuni che l'hanno adottato, perché stabilisce cosa deve o non deve restare intonso.

Gian Vittorio Campus (Pdl) ha precisato che è attribuito al Consiglio comunale competente il potere di stabilire con delibera cosa sia o non sia in contrasto con il contesto urbano.

L'emendamento 53, ritirato da Luigi Lotto (Pd) ma fatto proprio da capogruppo del Pdl, Mario Diana, è stato approvato con 37 sì, 20 no e un'astensione.

L'Assemblea ha quindi avviato l'esame dell'emendamento 54 che prevede la soppressione della lettera E) del comma 1 dell'articolo 1 sexies.

Matteo Sanna (Udc-Fli), ha invitato l'Assemblea al ritiro dell'emendamento, in caso contrario il parere sarebbe stato negativo.

Gian Valerio Sanna (Pd) ha precisato che "la delibera del consiglio comunale non è sufficiente, perché a monte non c'è una valutazione complessiva del contesto; occorre il riferimento ai piani particolareggiati e quindi alla pianificazione urbanistica. Su questo non si può derogare, neanche in situazione di emergenza".

Valerio Meloni (Pd), riprendendo le argomentazioni di alcuni colleghi, ha condiviso le ragioni di Sanna ed apprezzato lo sforzo di Campus perché è "migliorativo. Tuttavia, il piano particolareggiato, col suo percorso articolato e partecipato, è più garantista e assicura una conformità urbanistica per l’intervento".

Luigi Lotto (Pd) ha definito il tema "molto delicato. Non possiamo dare al consiglio comunale la responsabilità di decidere prescindendo dalla pianificazione urbanistica. Anche perché spesso i comuni rinunciano a fare i piani seguendo il sistema delle varianti. La posizione di Campus va valutata positivamente, però non basta".

Giuseppe Cuccu (Pd) si è detto convinto che sarebbe sbagliato "scaricare sui consigli comunali valutazioni sui singoli immobili che sarebbero, alla fine, esclusivamente politiche e discrezionali. Il piano particolareggiato, invece, consente la visione unitaria del tessuto urbano e, per questo motivo, deve essere privilegiata".

Franco Cuccureddu (Misto), dal suo punto di vista, avrebbe escluso dal Piano casa i centri storici proprio perché in molti comuni non ci sono piani particolareggiati. "E'’prevedibile che nelle amministrazioni locali si crei il caos, di fronte a strumenti come il Piano casa. In realtà, su questa materia, i comuni esercitano la loro competenza solo attraverso i piani particolareggiati. Mi asterrò".

Renato Soru (Pd) ha detto che si tratta di "un argomento emblematico, di una legge che interviene a gamba tesa nella pianificazione comunale urbanistica. C'è una drammatica coerenza, prima nell'annuncio di voler cancellare il Ppr e poi di introdurre le deroghe inserite nel Piano casa. Non si può intervenire sui centri storici con la logica del carciofo sui singoli immobili".

Francesca Barracciu (Pd) ha dichiarato che "questa norma trasforma in modo schizofrenico il nostro impianto normativo, con grave danno per gli amministratori locali che si troveranno improvvisamente privi di ogni riferimento. In effetti, questa legge, calpesta anche la 267 del 2000, il testo unico degli enti locali che traccia il perimetro entro il quale i comuni esercitano le loro competenze. E'’il messaggio peggiore che si possa dare".

Gian Vittorio Campus (Pdl) ha ricordato che il testo, in caso di ampliamenti, prevede che il contrasto con il contesto urbano sia certificato da una delibera del consiglio comunale, "non si può escludere questo procedimento per interventi ben più complessi, come le demolizioni e le ricostruzioni".

Adriano Salis (Idv) ha sottolineato che "in molti comuni, date le dotazioni organiche, spesso sono i geometri (con tutto il rispetto) a dover decidere sulla coerenza storico architettonica dei progetti rispetto al contesto del centro storico. Non si può far decidere ad un consiglio comunale, perché non si tratta di un problema che si può lasciare alla discrezione di un organo politico".

Cesare Moriconi (Pd) ha ricordato che l'opposizione ha sempre provato, nel dibattito in corso, a contrastare la discrezionalità nella definizione della qualità degli interventi e a evitare che la deroga ci debba essere sempre e comunque in quanto giustificata dall'accordo Stato - Regioni sul Piano casa. Per Moriconi occorre un livello di valutazione più elevato rispetto alla procedura semplificata in capo al Consiglio comunale.

Carlo Sechi (Misto) ha detto che alla maggioranza è scappata la mano nel voler intervenire pure nei centri storici dei comuni che hanno adottato i piani particolareggiati. Invitando a evitare di macinare aria fritta, ha suggerito di lasciare agli enti locali la capacità di decidere in questa materia.

L'emendamento 54 è stato respinto con 25 no, 22 sì e otto astensioni. La presidente Claudia Lombardo ha messo quindi in votazione l'articolo 1 sexies che è stato approvato. La seduta si è conclusa. I lavori dell'Aula riprenderanno questa mattina alle ore 10.30. Red.