La Camera ha bocciato l'articolo uno del rendiconto di bilancio. E' finita con un 290 pari. La maggioranza richiesta era di 291 voti.
Con 290 voti a favore e 290 contrari l'aula della Camera ha bocciato il primo articolo del rendiconto generale dello Stato. La maggioranza richiesta era di 291 voti. Dopo il voto, cui ha partecipato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dall'opposizione si è applaudito e urlato: 'Dimissioni, dimissioni!'.
L'esame del rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato riprenderà domani mattina: è quanto ha deciso il presidente della Camera Gianfranco Fini dopo che è stato bocciato il primo articolo del testo. Inizialmente il presidente della Commissione Bilancio aveva chiesto un rinvio solo di un'ora.
Il voto della Camera con cui è stato bocciato il primo articolo del rendiconto di bilancio dello Stato "ha evidenti implicazioni di carattere politico": lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini prima di rinviare a domani mattina l'esame del testo.
"E' un fatto che non ha precedenti". Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso della conferenza dei capigruppo ha commentato quanto accaduto in Aula stabilendo quindi che venisse convocata la Giunta per il Regolamento per decidere se, dopo la bocciatura dell'articolo 1, sia possibile andare avanti".
"Un governo bocciato sul consuntivo non può fare l'assestamento di bilancio e senza assestamento il governo non c'è più. Mi aspetto che Berlusconi ora si convinca ad andare al Quirinale". E' la richiesta avanzata da Pier Luigi Bersani dopo che il governo è stato battuto in Aula.
"Noi dell'opposizione - afferma Bersani - oggi siamo stati molto abili se guardate l'andamento delle votazioni. Loro hanno dei problemi e se Berlusconi è arrivato in Aula è perché ha sottovalutato i suoi dimostrando di aver perso il polso della sua gente".
La bocciatura del rendiconto generale dello Stato "non è un incidente parlamentare ma un atto politico che ha la stessa rilevanza di un voto di fiducia" e dimostra che "questo governo non ha più la maggioranza". Ragion per cui Antonio Di Pietro invita il capo dello Stato a "valutare autonomamente se sussistono le condizioni per mandare avanti questo governo o se si debba tornare alle urne come noi auspichiamo".
Uscendo dall'aula di Montecitorio, il leader dell'Italia dei valori ribadisce: "Questo governo non ha più la maggioranza nemmeno per approvare il bilancio dello Stato che ha proposto. La parola deve passare già adesso al capo dello Stato" perché "nella Prima Repubblica un governo si sarebbe giù dimesso ma visto che Berlusconi non lo farà mai, Napolitano credo debba autonomamente valutare se far andare avanti il governo o tornare alle urne".
"Quello del ministro Tremonti è stato un comportamento irresponsabile: è entrato in Aula 30 secondi dopo che era già avvenuta la votazione in cui la maggioranza è andata sotto, si è seduto tra i banchi del governo. Spiegasse perché”. Il deputato del Pdl, Amadeo Laboccetta, attacca il ministro dell'Economia dopo che la maggioranza è stata battuta sull'assestamento di bilancio. "E' un provvedimento che porta il suo marchio", incalza il deputato.