Press "Enter" to skip to content

Agricoltura – Sesto censimento Istat: in Sardegna aumenta la dimensione media delle aziende (19,2 ettari).

L'Istat ha diffuso i dati provvisori del sesto Censimento Generale dell’Agricoltura, relativi all’annata agraria 2009-2010, che hanno come data di riferimento il 24 ottobre 2010.

La Regione Sardegna partecipa al Censimento coordinando e organizzando le attività di rilevamento sul territorio attraverso l'Assessorato dell'Agricoltura e Riforma agro-pastorale, la Direzione Generale della Programmazione Unitaria e la Statistica Regionale e l'Agenzia Regionale Laore. In attesa della presentazione di un quadro più articolato della struttura agricola regionale prevista tra settembre - ottobre prossimi, è possibile anticipare una prima lettura dei risultati che rivelano un sistema agricolo profondamente mutato nell'ultimo decennio.

A livello nazionale la struttura produttiva del 2010 si caratterizza dalla forte contrazione delle aziende agricole (da 2,4 milioni del 2000 a 1,6 milioni del 2010) e dalla sostanziale tenuta della Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Il risultato è un aumento della dimensione media aziendale, che passa da 5,5 ettari a 7,9 ettari di Sau per azienda. Si riscontra, pertanto, una concentrazione dell’attività agricola e zootecnica in un numero minore di aziende agricole, rendendo la struttura aziendale nazionale più vicina alla media europea.

Molte delle tendenze di fondo emerse a livello nazionale si confermano nell’agricoltura sarda, in alcuni casi in misura ancora più marcata. In particolare, nell’Isola si assiste a una contrazione del numero delle unità agricole del 43,5%: nel 2000 erano presenti 107.464 aziende, nel 2010 se ne contano 60.681. In controtendenza rispetto all’andamento nazionale (-2,3%), la Sau aumenta del 13% passando da 1.019.958 a 1.152.756 ettari e ottenendo la crescita di superficie più consistente fra tutte le Regioni. La dimensione media delle aziende sarde, pari a 19,2 ettari, risulta perciò la più alta a livello nazionale. Il fenomeno, come nel resto d’Italia, è legato alla forte riduzione delle aziende con meno di un ettaro di SAU: in Sardegna sono diminuite del 68,6%, contro una flessione a livello nazionale del 50,2%. Per contro, le variazioni della numerosità aziendale per le classi di aziende superiori ai 30 ettari sono tutte di segno positivo.

Il cambiamento strutturale si legge anche attraverso la forma giuridica aziendale. Le aziende individuali diminuiscono del 44,9% (da 106.012 a 58.447), ma non la Sau corrispondente che aumenta del 9,4%. Ciò che emerge da una prima valutazione è che l’agricoltura e la zootecnia sarda continuano ad appoggiarsi prevalentemente su aziende individuali - il cui numero si è però quasi dimezzato - mentre la relativa dimensione media è raddoppiata, passando da 8,2 a 16,3 ettari per unità. Si assiste anche a una crescita delle aziende con forma giuridica più complessa, ma in termini assoluti queste continuano a rappresentare una quota marginale rispetto al totale. Dal punto di vista della forma di conduzione, inoltre, il 97,4% delle aziende sarde è a conduzione diretta del coltivatore.

Un altro fenomeno diffuso a livello nazionale, che in Sardegna risulta più accentuato, riguarda l’aumento dei terreni in affitto e in uso gratuito. Se in Italia la Sau in affitto e in uso gratuito è aumentata rispettivamente del 52,4% e del 76,6%, per la Sardegna le stesse variazioni risultano del 72,2% e del 134,5%. Per ciò che riguarda le superfici investite, il saldo positivo complessivo della Sau in Sardegna (+13%) è interamente trainato dall’aumento dei prati permanenti e pascoli, che passano in valore assoluto da 524.870 a 692.781 ettari, pari a un incremento del 32%, mentre le altre superfici (seminativi, legnose agrarie e orti familiari) registrano una riduzione rispettivamente del 4,8%, del 49,3% e del 25,4%.

In campo zootecnico, le aziende sarde passano da 27.416 unità del 2000 a 20.254 unità del 2010, ciò rivela una contrazione del 26,1%, inferiore rispetto al 43,5% registrato dal totale regionale comprese le agricole. La Sardegna si trova al quarto posto a livello nazionale per incidenza percentuale delle aziende zootecniche sul totale delle aziende censite con il 33,4%. Si rafforza la specializzazione dell’Isola nel comparto ovi-caprino, i cui complessivi 3.245.902 capi, in aumento rispetto ai 3.018.194 del 2000, rappresentano il 43,4% dell’intero patrimonio nazionale (contro il 39% del 2000).

Per quanto riguarda la manodopera aziendale, in Sardegna le persone impegnate nelle attività agricole diminuiscono del 44,5% (-31,6% in tutta Italia), passando da 215.097 unità nel 2000 a 119.305 unità nel 2010. In un contesto nel quale si osservano contrazioni in tutte le categorie, l’unico segno positivo si riscontra alla voce "altra manodopera aziendale in forma continuativa" che rivela un aumento del ricorso alla manodopera extra familiare, soprattutto femminile, registrato anche su base nazionale.

Relativamente alle notizie sul capoazienda nell’Isola fra il 2000 e il 2010 si registra una crescita della quota femminile (dal 19,8% al 23,9%), confermando l’andamento osservato nel totale delle Regioni e Province Autonome, mentre per quanto riguarda la distribuzione per età, seppure aumenti il peso delle classi più giovani fino ai 49 anni (32,1% contro il 28,5%), risulta ugualmente in crescita il peso dei capoazienda oltre 75 anni (dal 12,6% al 14,3%) che nel 2010 rappresenta la classe con l’incidenza maggiore sul totale dei capoazienda, sia in Sardegna che in Italia, rivelando un ancora limitato ricambio generazionale.

Analogamente a quanto avviene a livello nazionale, si registra anche in Sardegna un innalzamento del grado di istruzione dei capoazienda rispetto al 2000. La quota dei laureati passa dal 2,5% al 4,7%, quella dei diplomati dall’11,9% al 13,9%. Il titolo di studio prevalente nell’Isola è la licenza media con il 40,4%, mentre nel 2000 era la licenza elementare con il 45,1%. In Italia ancora oggi prevale la licenza elementare con il 33,4%. Da segnalare, infine, la significativa riduzione della quota dei capoazienda senza titolo di studio (5,1% contro 11,8% nel 2000), un fenomeno che, seppure in misura più contenuta, si conferma anche a livello nazionale. Red.