Per la replica finale ha quindi preso la parola il Presidente della regione Cappellacci ringraziando in primo luogo l’assemblea per il contributo che ha saputo dare al dibattito. Chiedendosi se questo momento possa essere considerato storico Cappellacci ha risposto in modo affermativo, “ma solo se saprà davvero esprimere la posizione unanime di tutto il consiglio regionale”.
Il Presidente, dichiarando di voler rinunciare a rispondere alle tante specifiche sollecitazioni emerse dalla discussione, ha poi proposto all’assemblea una sua sintesi, articolate in una serie di punti.
“L’intervento che abbiamo messo in campo attraverso la Saremar-ha affermato-deve essere considerato contingente e sperimentale; tuttavia ha colto nel segno come dimostra il nervosismo degli armatori. Abbiamo sollevato il problema nel modo giusto e siamo sulla buona strada.” Rispondendo alle critiche di Confindustria, Cappellacci ha detto che l’azione della regione è stata anche di “supplenza”, nel senso che ci si è dovuto sostituire “ad una classe imprenditoriale che poteva e doveva fare di più.”
In altre parole, “la regione ha voluto dimostrare che rispetto al problema dei trasporti marittimi c’è un’altra strada possibile, anche se i rischi sono altissimi e le scelte effettuate non risolvono tutte le questioni aperte.”
Infine, sulla vicenda della privatizzazione della Tirrenia, il Presidente della regione ha rivendicato con determinazione la volontà della Sardegna di partecipare alla gara “anche perché si parla di rotte assistite da contributi pubblici che andranno a scadenza sui quali peraltro l’Unione europea ha più volte ribadito la sua posizione nettamente contraria. Anche questo è uno scenario al quale dobbiamo prepararci”. Quanto poi alla possibilità di far valere nelle sedi istituzionali l’art. 14 dello Statuto che prevede il passaggio alla regione di tutti i beni mobili e immobili dismessi dallo Stato, Cappellacci ha evidenziato i complessi problemi giuridici (soprattutto per quanto riguarda i diritti dei terzi e dei creditori) di una società, come la Tirrenia, sottoposta ad una procedura concorsuale, ma “ciò che conta è l’autorevolezza del mandato politico che chiedo al consiglio regionale. Dimentichiamoci per un attimo dei comunicati stampa e degli ordini del giorno e concentriamoci sull’interesse generale dei sardi.”
Al termine della replica del Presidente della regione, la seduta è stata sospesa per una riunione della conferenza dei capigruppo incaricata di predisporre un documento finale da sottoporre all’assemblea.
Alla ripresa dei lavori la presidente Lombardo ha annunciato la presentazione del quarto ordine del giorno. Gli ordini del giorno 1 (sardisti) e 3 (Mario Diana, Steri, Vargiu e Cuccureddu) sono stati ritirati. Bocciato l’ordine del giorno n. 2 (Bruno e più) (Presenti 59, votanti 57, sì 22, no 35, 2 astenuti).
L’ordine del giorno n. 4 (Mario Diana, Steri, Giacomo Sanna, Cuccureddu, Capelli ) dà mandato alla giunta regionale di dar seguito alla deliberazione della giunta regionale del 26 aprile 2011 relativa all’intervento di carattere sperimentale ed urgente, per tre mesi, dal 15 giugno al 15 settembre tesa a fronteggiare il fenomeno dell’aumento repertino ed ingiustificato delle tariffe marittime, di porre in essere tutte le iniziative finalizzate a garantire la partecipazione della Regione alla trattativa privata tesa alla vendita della Tirrenia spa, e di porre in essere tutte le ulteriori iniziative di carattere politico idonee al trasferimento dei beni della compagnia di navigazione Tirrenia spa alla Regione Sardegna, valutando anche l’applicabilità dell’articolo 14 dello Statuto.
Intervenendo per dichiarazione di voto, il capogruppo del Pd Mario Bruno ha affermato che il documento del centro destra contiene molte considerazioni condivisibili. Tuttavia-ha precisato-“manca l’indicazione di una vera politica sul trasporto marittimo che vada al di là della soluzione strutturale.”
Siamo e restiamo favorevoli alla partecipazione alla gara-ha aggiunto il capogruppo del Pd-ed anche ad esaminare le soluzioni possibili per verificare l’applicazione dell’art. 14 dello Statuto ma “riteniamo che non sia possibile che la regione sarda rinunci ad una prospettiva credibile e concreta su un problema così importante, quindi ci asterremo. Anche perché siamo convinti che di continuità territoriale torneremo presto a parlare.”
La presidente Lombardo ha dato la parola all’on. Pierpaolo Vargiu (capogruppo dei Riformatori sardi – Liberaldemocratici) che ha chiesto che venisse cancellata la sua firma dall’ordine del giorno 4, messa per errore. L’on. Vargiu ha chiesto inoltre la votazione per parti: la prima su tutta il testo, tranne il punto 3, su cui ha annunciato voto favorevole, e la seconda sul punto 3 su cui ha annunciato l’astensione “perché su questo punto noi Riformatori non siamo d’accordo”. Successivamente anche l’on. Adriano Salis (capogruppo dell’Idv) e l’on. Luciano Uras (capogruppo di Sel – Comunisti – Indipendentistas) hanno annunciato il voto di astensione.
La presidente Lombardo ha messo quindi in votazione l’ordine del giorno n. 4, escluso il punto 3, che è stato approvato (37 favorevoli, 1 contrario, 22 astenuti). Approvato subito dopo dall’Aula anche il punto 3 (33 favorevoli e 27 astenuti).
I lavori sono stati sospesi e riprenderanno questa mattina alle 10 con l’esame del DL 222/A parte I disposizioni nei vari settori di intervento (Collegato alla Manovra finanziaria 2011-2013). Com