Cagliari, 4 Dic 2024 - Il primo ad essere ascoltato è stato l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci che, in premessa, ha rivolto un plauso alla Commissione per l’iniziativa assunta sul fronte delle riforme: «E’ un lavoro essenziale per ridisegnare l’architettura della Regione e renderla funzionale alle sfide attuali. Il contesto locale e internazionale è completamente cambiato, la posizione della nostra isola non è più un semplice dato geografico ma un vantaggio competitivo strategico. La legge statutaria deve saper leggere questa fase e non quella del secolo scorso».
Secondo l’ex presidente della Regione sono tre le vulnerabilità da correggere: 1) l’insularità infrastrutturale (“la continuità territoriale non può essere un negoziato permanente, è un diritto di cittadinanza”); 2) l’insularità amministrativa (“occorre velocizzare i tempi delle decisioni: procedure lente e stratificazioni normative frenano la competitività della Sardegna”) 3) insularità energetica (“paghiamo energia più cara rispetto al resto d’Italia con reti non integrate e un enorme potenziale rinnovabile inespresso”).
Per questo occorre individuare una strategia per il futuro. A partire dal diritto alla mobilità con una riforma profonda del sistema della continuità territoriale e il rafforzamento di porti e aeroporti. Altro obiettivo strategico è rendere la Sardegna la prima regione autosufficiente dal punto di vista energetico e procedere a una riforma fiscale che individui soluzioni attrattive per le imprese, in particolare per quelle che operano nei settori farmaceutico, agroalimentare premium, tecnologia e ricerca ed energie rinnovabili.
Per Cappellacci occorre rivedere anche il sistema di gestione della sanità: «Serve un modello che rafforzi la sanità territoriale e sostenga la natalità. la lotta al calo demografico sarà il vero banco di prova».
Entrando nel merito della legge statutaria, Cappellacci ha ribadito la necessità di intervenire sulla forma di governo rafforzando i poteri dell’esecutivo: «Io vedo il presidente della Regione come il sindaco della Sardegna. Per questo deve essere in grado di esercitare poteri di indirizzo nelle politiche strategiche e avere piena capacità operativa. A lui deve essere riconosciuto il potere di nomina e revoca degli assessori. Senza un presidente forte l’autonomia diventa un guscio vuoto e il sistema collassa nell’inerzia amministrativa e nella frammentazione decisionale». Secondo l’ex capo della Giunta regionale, la legge statutaria dovrà garantire un ruolo forte anche al Consiglio nella rappresentanza e nel controllo, come succede in tutti i sistemi presidenziali. «Per questo è necessario riequilibrare la potestà regolamentare tra Consiglio e Giunta e dare all’Assemblea un ruolo forte sulla programmazione dei fondi europei con una sessione dedicata».
La forma di governo dovrà essere necessariamente accompagnata da una legge elettorale ad hoc: «Non deve essere un cacciavite della maggioranza ma uno strumento costituzionale che garantisca rappresentanza e governabilità. Uno dei primi provvedimenti da adottare è l’abolizione del voto disgiunto per evitare effetti distorsivi e assicurare una maggioranza chiara e riconoscibili». Cappellacci si è detto favorevole a un sistema proporzionale che rispetti il pluralismo e all’eliminazione delle soglie di sbarramento costruite ad uso delle maggioranze di turno
L’ex presidente ha dedicato anche un passaggio al tema della partecipazione popolare e del crescente astensionismo: «Deve essere moderna e reale - ha detto - con la semplificazione degli strumenti legislativi e referendari».
Sulle norme di attuazione, Cappellacci ha suggerito un nuovo ruolo per la Commissione Paritetica che deve trasformarsi in “leva di sviluppo” per incidere su materie importanti come i trasporti, il paesaggio, l’ambiente, l’energia, le politiche fiscali e la Sanità.
Un accenno infine alla riforma dello Statuto: «Se il Consiglio decide di procedere prima alla definizione di una legge statutaria lo faccia in tempi rapidi, è necessario però pensare anche a una riforma dello Statuto trovando gli strumenti più adatti (Assemblea Costituente?) per creare il maggior consenso possibile. Una riforma così profonda deve fondarsi su un patto istituzionale. L’obiettivo finale è passare dall’autonomia della Regione a quella del popolo sardo ampliando la libertà delle persone e dare ai sardi pari condizioni rispetto agli altri cittadini italiani ed europei». Com









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