Mamone (NU), 2 Dic 2025 - La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha visitato oggi la Casa di reclusione all’aperto di Mamone, accompagnata dal Direttore, Vincenzo Lamonaca, e dal Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Domenico Arena.
La conferenza stampa organizzata al termine della visita, alla quale, oltre alla presidente, al direttore e al provveditore, ha partecipato anche la dottoressa Rosanna Cabras, Magistrato di Sorveglianza per le colonie penali della Sardegna, è stata dedicata ai nuovi progetti per il rafforzamento e la valorizzazione delle colonie penali all’aperto dell’Isola. La presidente ha ricordato che la visita arriva all’indomani dell’assemblea pubblica di Uta, dedicata al tema dell’annunciato trasferimento dei detenuti in regime di 41-bis. “Proprio dopo il confronto di ieri con cittadini, amministratori e operatori a Uta, era importante essere qui. Sono due piani diversi: da una parte l’emergenza nazionale del 41-bis, dall’altra un modello virtuoso come quello delle colonie penali, che offre reinserimento, lavoro e sviluppo territoriale”, ha dichiarato Todde.
Durante il suo intervento, la presidente ha sottolineato il valore sociale e formativo della Colonia di Mamone: “Finché non si vedono le cose con i propri occhi è difficile comprenderne la complessità. Qui i detenuti imparano un mestiere, acquisiscono competenze e possono uscire con una professionalità che restituisce dignità e futuro. È il percorso costituzionalmente corretto dell’esecuzione penale”.
“Con la Regione abbiamo avviato un dialogo molto fitto sui modelli dell'esecuzione penale” ha detto il Provveditore Domenico Arena. “Mamone e le altre colonie penali dell’isola - ha spiegato - rappresentano una peculiarità a livello nazionale. Sono luoghi dove si riesce a fare ciò che la Costituzione dice, cioè un percorso penale che sia orientato a un effettivo reinserimento delle persone nella società”.
“La novità che ci piace condividere - ha spiegato Arena - è che, rispetto alla condizione di esclusione di questi posti dai territori che li circondano, oggi vogliamo fare esattamente l'operazione inversa mettendoli al servizio dei territori. L'idea che ci anima - ha continuato - è quella di coinvolgere il Ministero della Giustizia, la Regione Sardegna le stesse comunità territoriali che circondano e le università per dare vita a un progetto di sviluppo dei territori che abbia, per un verso, la finalità di potenziare questa dimensione dell'esecuzione penale costituzionalmente orientata e sinceramente virtuosa e, per l’altro, quello di essere uno dei motori di sviluppo anche dello sviluppo del territorio e dell'isola. Su questo abbiamo intenzione di costruire nei prossimi mesi un master plan che metta a sistema gli interventi che non siano scollegati l’uno dall’altro, ma una trama unitaria nella quale inserirli e che faccia delle colonie un punto di rilancio”.
“Le progettualità di cui stiamo parlando - ha dichiarato il Direttore Lamonaca - non si svolgeranno in un giorno, un mese, o un anno: ci vorrà tempo. Così come ci vorrà collaborazione, entusiasmo e un'unità di intenti che riguarda tutte le professionalità istituzionali”. Il direttore ha sottolineato l'importanza “di contribuire a far sì che questo posto non solo resti aperto, ma soprattutto che possa diventare un modello. L'obiettivo è di avere sempre un'esecuzione penale interna orientata ai principi costituzionali: il nostro obiettivo deve essere quello di credere nel lavoro che facciamo, che è quello, appunto, di restituire al contesto sociale persone che poi, magari, possono anche restare sul territorio”.
Nel suo intervento la presidente Todde ha anche rimarcato il ruolo del personale penitenziario: “Opera spesso con organici ridotti e sotto forte pressione. In contesti come questo emerge una dimensione umana diversa, fatta di responsabilità e dialogo”.
La presidente ha annunciato la volontà della Regione di avviare un piano organico e pluriennale dedicato alle colonie penali: “Non servono interventi spot. Serve una visione di almeno dieci anni, con risorse regionali, nazionali ed europee messe a sistema. Mamone, Is Arenas e Isili devono diventare modelli di reinserimento e sviluppo territoriale”. Tra i temi affrontati durante la visita anche sanità e servizi specialistici: “Non siamo venuti per una visita formale. Abbiamo parlato dei problemi concreti e di come migliorare i servizi per chi vive e lavora in questo luogo”.
Riferendosi al dibattito aperto a Uta sul trasferimento dei detenuti in regime di 41-bis, Todde ha ribadito la posizione della Regione: “Un conto è la giustizia che reinserisce. Altro è il 41-bis, che preoccupa per tre motivi: il rischio di infiltrazioni in territori sani; il peso sulla sanità regionale, già in sofferenza; e l’impatto su un personale penitenziario sottodimensionato. A giugno ho chiesto l’apertura di un tavolo nazionale, e oggi ho scritto alla presidente del Consiglio. Non possiamo subire decisioni unilaterali”.
La presidente ha concluso affermando che la Sardegna intende investire su un modello penitenziario moderno e utile ai territori: “Le colonie penali sono una risorsa per la Sardegna. Possiamo farne un esempio virtuoso per il Paese, mettendo insieme giustizia, lavoro e sviluppo”.








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