Roma, 6 Nov 2025 - Il taglio dell'Irpef previsto in manovra "coinvolgerebbe poco più di 14 milioni di contribuenti, con un beneficio annuo pari in media a circa 230 euro. Le famiglie beneficiarie sarebbero circa 11 milioni (44% delle famiglie residenti) e il beneficio medio di circa 276 euro (in ogni famiglia ci può essere più di un contribuente)". Lo sottolinea il presidente dell'Istat, Francesco Maria Chelli nell'audizione di fronte alle commissioni Bilancio di Senato e Camera. "Ordinando le famiglie in base al reddito disponibile equivalente e dividendole in cinque gruppi di uguale numerosità - ha proseguito - emerge come oltre l'85% delle risorse siano destinate alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito: sono infatti interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto. Il guadagno medio va dai102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell'ultimo. Per tutte le classi di reddito il beneficio comporta una variazione inferiore all'1% sul reddito familiare".
Il bonus mamme interesserà "circa 865mila lavoratrici, un quarto delle lavoratrici con figli (3,5 milioni)" e "il beneficio medio annuo individuale sarà di quasi 660 euro (60 euro mensili moltiplicati per il numero di mesi lavorati), per un costo totale di circa 570 milioni".
Sono i dati forniti dal presidente dell'Istat nel corso dell'audizione sulla manovra nelle Commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera. Le famiglie beneficiarie, secondo le simulazioni dell'Istat, "sarebbero il 3,2% del totale delle famiglie residenti e il beneficio comporterà una variazione sui redditi familiari pari, in media, al 2,7%. Tre quarti del beneficio totale andrà a vantaggio delle famiglie dei quinti centrali della distribuzione del reddito. Il beneficio aumenta al crescere del reddito familiare equivalente (da 581 in media per le famiglie del primo quinto a 700 per quelle del quinto più ricco), in quanto le lavoratrici delle famiglie con i redditi più bassi lavorano in media meno mesi nell'arco dell'anno. Rispetto a quanto percepito nel 2025 con il beneficio previsto dal decreto legge 95/2025, la misura comporterebbe per il 2026 un guadagno a livello familiare di circa 220 euro su base annua".
Il 10% degli italiani non si cura: la prima causa sono le liste d'attesa. Il fenomeno è più diffuso tra le donne (7,7%), sia nelle età centrali (9,4% a 45-64 anni) sia in quelle avanzate (9,2% a 65 anni e più).
"La recente accelerazione della crescita delle retribuzioni contrattuali, iniziata a partire dalla seconda metà del 2023, non ha permesso di recuperare la perdita del potere d'acquisto determinata dallo straordinario aumento dei prezzi del biennio 2022-2023; a fine settembre 2025, infatti, le retribuzioni contrattuali lorde in termini reali risultano ancora inferiori di oltre l'8% a quelle di gennaio 2021. L'articolo 4 della manovra prevede che sugli incrementi retributivi corrisposti ai dipendenti del settore privato nell'anno 2026 (in attuazione dei rinnovi contrattuali sottoscritti nel 2025 e nel 2026) sia applicata un'imposta sostitutiva dell'Irpef e delle addizionali locali all'Irpef pari al 5%, nel caso in cui l'ammontare del reddito da lavoro del dipendente non superi i 28mila euro. Questa misura, che produce incrementi direttamente sulla retribuzione netta (un incremento lordo mensile di 80 euro si traduce in un beneficio pari a circa 15 euro), si propone anche di incentivare una rapida chiusura delle trattative aperte e di quelle che si apriranno nei prossimi mesi (visto che l'incentivo fiscale si limita al 2026)" ha spiegato il presidente dell'Istat, Chelli.
"Altro che aiuto al ceto medio: secondo l'ISTAT, l'85 per cento delle risorse del taglio Irpef va alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito. La misura interessa infatti oltre il 90 per cento delle famiglie del quinto più ricco e solo il 39 per cento del quinto intermedio. È la conferma che l'intervento previsto dalla legge di bilancio non è solo modesto nei numeri - meno di tre miliardi di euro - ma anche mal congegnato nella sostanza. Estendere lo sgravio ai redditi fino a 200 mila euro significa disperdere a pioggia le poche risorse disponibili, rendendo sostanzialmente ininfluente sulla condizione delle famiglie a reddito medio la misura più sbandierata di questa legge di bilancio. Chiederemo al governo di cambiare impostazione, concentrando davvero il taglio Irpef sul ceto medio, che negli ultimi anni è stato drammaticamente impoverito dal mancato recupero del potere d'acquisto reale dei salari e degli stipendi e dal drenaggio fiscale" dice Antonio Misiani, responsabile economia, finanze, imprese e infrastrutture nella Segreteria nazionale PD.
"Nel complesso le modifiche al calcolo dell'Isee comportano un beneficio medio annuo di 145 euro per circa 2,3 milioni di famiglie (8,6% delle famiglie residenti)" ha, inoltre, riferito il presidente dell'Istat nel corso dell'audizione.
"Dal punto di vista distributivo, il beneficio medio è più elevato per le famiglie più povere (263 euro, determinando una variazione media sul reddito familiare del 2,2%)" ha proseguito spiegando però che queste famiglie rappresentano "una quota molto esigua delle famiglie avvantaggiate dalla norma poiché generalmente già rientravano nei requisiti di accesso e ricevevano importi dei trasferimenti relativamente più elevati per le cinque misure considerate". Infatti "quasi il 70% delle famiglie avvantaggiate dalle modifiche si collocano nei quinti centrali (terzo e quarto) della distribuzione del reddito familiare equivalente".












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