Roma, 31 Ott 2025 - La riforma costituzionale della giustizia è stata approvata nell'aula del Senato con 112 voti a favore, 59 contrari e 9 astenuti.
È l'ultimo atto: in mattinata l'aula del Senato erano iniziate, alla presenza del ministro Guardasigilli Carlo Nordio, le dichiarazioni di voto sul ddl che è stato votato per la quarta e ultima lettura parlamentare conforme, secondo le previsioni dell'articolo 138 della Costituzione.
I senatori del Pd, del M5s e di Avs protestano contro l'approvazione della riforma, appena votata al Senato, mostrando cartelli con la scritta “No ai pieni poteri”. Nello schieramento opposto, dai banchi del centrodestra si sono sentiti applausi subito dopo il voto.
“Il prossimo step sarà il referendum. Mi auguro che venga mantenuto in termini pacati, razionali e non politicizzati, nell'interesse della politica e soprattutto della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere” ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dopo il via libera definitivo. “Non si tratta di una legge punitiva contro la magistratura” ha precisato il Guardasigilli. “Fu Giuliano Vassalli, eroe della Resistenza, a proporre per primo la separazione nel suo Codice di procedura penale. Trovo improprio parlare di attentato alla Costituzione”. “Certamente mi spenderò in prima persona” sul referendum sulla separazione delle carriere, ha precisato Nordio.

“Ringrazio il Parlamento, tutti i colleghi dell'opposizione a cominciare da loro. Questa è la regola della democrazia. La maggioranza è stata ottima. Era una risoluzione nel programma di governo” ha anche detto il titolare di via Arenula. “Bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma, per l'amor del cielo, non si aggreghi - come effettivamente ha già detto, ammesso e io lo ringrazio il presidente Parodi - a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura”.
“Abbiamo lottato, resistito e insistito con determinazione per oltre trent'anni, ma finalmente ce l'abbiamo fatta. Oggi separiamo le carriere e uniamo l'Italia nella fiducia verso il sistema giudiziario. Con l'approvazione di questa storica riforma, inizia l'era di una vera imparzialità, la bilancia della giustizia torna ad essere equilibrata, si restituisce credibilità alla magistratura e speranza ai cittadini. Siamo orgogliosi di aver realizzato il sogno di Silvio Berlusconi, che ha creduto fino all'ultimo giorno in questa riforma. Il sogno di un'Italia dove inchieste e processi non siano mai più usati come clave per abbattere per via giudiziaria l'avversario. Ora l'ultima parola spetta al referendum, agli italiani, per dire sì alla libertà, alla certezza del diritto, ad una giustizia davvero giusta” ha commentato la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.
L'aula del Senato si è infiammata durante l'intervento di Roberto Scarpinato che ha dichiarato il voto contrario di M5s alla separazione delle carriere. “Ci sono italiani anche di destra - ha detto Scarpinato - che non se la bevono che Berlusconi, Dell'Utri, Cosentino, D'Alì, Formigoni sono stati vittime di persecuzione dei magistrati”. È partita la contestazione dai banchi di Fi, con il presidente La Russa costretto a richiamare alcuni senatori, a partire dalla vicepresidente Ronzulli. Si sono levati grida e “buuuu” contro Scarpinato, a sua volta sostenuto dagli applausi dei senatori del suo gruppo. Scarpinato ha poi sforato i dieci minuti dell'intervento e dai banchi del centrodestra diversi senatori hanno gridato “basta”, facendo però arrabbiare La Russa che ha rintuzzato “i tempi dell'intervento li decido io”.
“Oggi, con l'approvazione in quarta e ultima lettura della riforma costituzionale della giustizia, compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani” scrive sui social Giorgia Meloni. “Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte, lavorando con serietà e visione. Ora - riprende la presidente del Consiglio - la parola passerà ai cittadini, che saranno chiamati ad esprimersi attraverso il referendum confermativo. L'Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento, per il bene della nazione e dei suoi cittadini. Perché un'Italia più giusta è anche un'Italia più forte” conclude la premier.
Le opposizioni accusano la presidente del Consiglio di volersi mettere al di sopra della legge. "No ai pieni poteri", il cartello esibito oggi nell'emiciclo di palazzo Madama dalle opposizioni. Concetto su cui insiste Elly Schlein, che ha convocato una conferenza stampa in Senato con i capigruppo Pd, subito dopo l'ok alla riforma. ''Lo ha chiarito la stessa presidente Meloni, con le sue dichiarazioni sul Ponte di Messina: questa riforma serve ad avere le mani libere e porsi al di sopra della Costituzione''. Giuseppe Conte è sulla stessa linea: "Meloni attacca l'indipendenza dei poteri? Credo sia un obiettivo politico quello di sottrarsi a qualsiasi controllo della magistratura, a pesi e contrappesi". E anche Avs: "Il suo unico obiettivo è quello di minare e indebolire l'indipendenza e l'autonomia della magistratura per sottoporla al controllo politico del Governo", incalzano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.
Si articola diversamente invece il 'centro'. Carlo Calenda vota con il centrodestra (l'altro senatore di Azione Marco Lombardo si astiene), mentre Iv si astiene ma Matteo Renzi mette in guardia le altre opposizioni: "Se pensate di costruire una piattaforma sulle rivendicazioni della Anm state cacciando dal centrosinistra un sacco di gente riformista". Anche Più Europa è critica: la riforma, dice Riccardo Magi, "non fun-zio-ne-rà ma a questa destra serviva piantare una bandierina costituzionale senza porsi troppe domande e soprattutto senza dare risposte''. Intanto, partirà la raccolta firme tra i parlamentari per il referendum. Lo hanno già annunciato Pd, M5S e Avs. "Di fronte a questa svolta autoritaria abbiamo il dovere di mobilitarci nella società - dicono Bonelli e Fratoianni - e per questo raccoglieremo le firme tra i parlamentari, insieme alle altre forze dell'opposizione, per promuovere il referendum e cancellare con il voto popolare questa controriforma".











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