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La crisi climatica uccide milioni di persone, l’inazione si paga con la vita. Il nono rapporto annuale del “Lancet Countdown” lancia un allarme drammatico: la dipendenza dai combustibili fossili minaccia la salute globale a livelli “senza precedenti”.

Cagliari, 29 Ott 2025 - Il mondo sta pagando un prezzo esorbitante – misurato in vite umane – per l'inerzia nell'affrontare la crisi climatica. È questo il drammatico monito lanciato dal nono rapporto annuale del Lancet Countdown on Health and Climate Change, un maxi-analisi condotta dall'University College di Londra in collaborazione con 128 esperti e istituzioni, tra cui l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

I risultati non lasciano spazio a interpretazioni: 13 dei 20 indicatori chiave che monitorano le minacce alla salute hanno raggiunto livelli record, un chiaro segnale che l'incapacità di frenare il riscaldamento globale ha conseguenze catastrofiche sulla vita, la salute e i mezzi di sussistenza delle persone.

I dati emersi dal rapporto sono agghiaccianti e mostrano un bilancio sanitario in rapido peggioramento: il tasso di morti per il caldo è aumentato del 23% dagli anni '90, arrivando a 546.000 all'anno. L'inquinamento atmosferico derivante dalla combustione di combustibili fossili è responsabile di 2,5 milioni di morti l'anno. Soltanto nel 2024, il fumo degli incendi è stato collegato a un record di 154.000 decessi. Il potenziale di trasmissione globale della dengue è aumentato fino al 49% dagli anni '50 a causa delle condizioni climatiche. L'anno 2024 è stato il più caldo mai registrato, con la persona media esposta a un massimo storico di 16 giorni di caldo minaccioso per la salute.

La dottoressa Marina Romanello, direttrice esecutiva del Lancet Countdown, commenta: "La distruzione di vite e mezzi di sussistenza continuerà ad aumentare finché non porremo fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili e non alzeremo drasticamente il tiro per adattarci".

Oltre al tributo in vite umane, la crisi climatica sta mettendo a dura prova anche i bilanci nazionali. Si stima che l'esposizione al calore abbia provocato la perdita di 639 miliardi di ore potenziali di produttività lavorativa nel 2024, con perdite di reddito equivalenti a 1,09 trilioni di dollari, quasi l'1% del PIL mondiale.

Nonostante questa realtà documentata, il rapporto evidenzia una grave contraddizione politica: nel 2023, i governi hanno speso collettivamente 956 miliardi di dollari Usa in sussidi netti ai combustibili fossili. Ancora più preoccupante, 15 dei 87 Paesi responsabili del 93% delle emissioni globali di CO2 hanno speso più in sussidi ai fossili che per i loro bilanci sanitari nazionali.

"La cruda realtà è che una delle più grandi minacce alla prosperità umana proviene da leader e aziende che stanno facendo marcia indietro rispetto agli impegni assunti in materia di clima," dice Nadia Ameli, co-presidente del Lancet Countdown Working Group 4.

Nonostante il quadro desolante, il rapporto sottolinea l'impatto salvavita delle azioni positive già in corso. Si stima che l'abbandono del carbone abbia salvato circa 160.000 vite ogni anno grazie a un'aria più pulita - e la produzione di energia rinnovabile ha raggiunto livelli record.

Gli autori lanciano un appello urgente e collettivo a un'azione accelerata: "La rapida eliminazione dei combustibili fossili rimane la leva più potente," spiega Romanello. A questa si unisce l'invito a passare a diete più sane e rispettose del clima, con cui si può ridurre l'inquinamento e salvare potenzialmente oltre 10 milioni di vite all'anno.

In vista della 30esima Conferenza delle Parti (COP30) delle Nazioni Unite, l'appello finale è a "tutti gli operatori" - governi, imprese, e comunità - affinché si intensifichino gli sforzi per ridurre simultaneamente le emissioni di gas serra e rafforzare l'adattamento ai cambiamenti climatici, perché "i ritardi politici nell'azione per il clima minacciano di bloccare i progressi".

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