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Omicidio di Cinzia Pinna, confermato il fermo dell’imprenditore reo confesso dell’efferato fatto di sangue prodotto, pare, da Cocaina e alcol. Si cercano i complici.

Tempio Pausania (SS), 27 Sett 2025 - "L'interrogatorio è stato complesso e ha aggiunto qualcosina". Lo afferma davanti ai giornalisti, il procuratore di Tempio, Gregorio Capasso, annuncia la convalida del fermo di Emanuele Ragnedda per l'omicidio di Cinzia Pinna. Dopo la confessione che ha risolto il giallo di Palau, l'imprenditore di Arzachena ha parlato di nuovo con gli inquirenti e durante l'udienza di convalida ha aggiunto nuovi dettagli al suo racconto. Le indagini continuano perché ci sono ancora molti punti da chiarire, sia sul movente sia sul possibile aiuto ricevuto da qualche complice.

Dal pomeriggio di mercoledì scorso Ragnedda è rinchiuso nel carcere di Nuchis, dopo aver confessato il delitto durante un lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Palau alla presenza del procuratore di Tempio Gregorio Capasso e della pm Noemi Mancini. 

A Ragnedda sono contestati i reati di omicidio volontario aggravato dall'uso di arma comune da sparo e occultamento di cadavere. Rimane formalmente indagato per l'occultamento del corpo anche un 26enne lombardo, ma i suoi legali, Nicoletta Mani, Maurizio Mani e Antonello Desini hanno più volte dichiarato che il loro assistito e totalmente estraneo ai fatti, per questo confidano in un rapido proscioglimento.   

Intanto in queste ore gli specialisti del Ris di Cagliari stanno continuano il lavoro nel casolare di proprietà di Ragnedda all'interno della tenuta ConcaEntosa tra Palau e Arzachena, dove l'uomo ha indicato il luogo in cui il corpo era stato nascosto. Gli investigatori dell'Arma sono alla ricerca degli oggetti personali della vittima, compreso il suo telefono cellulare che finora non è stato ritrovato.   

Mentre risulta ormai certa la presenza nella casa dove si è consumato il delitto, di droga, presumibilmente cocaina, la stessa sostanza che l'imprenditore avrebbe ammesso di aver consumato in quei giorni. Sempre nell'abitazione gli specialisti del Ris hanno repertato un grande quantitativo di sangue che l'imprenditore, nei dodici giorni dall'omicidio al ritrovamento del corpo di Cinzia Pinna, ha tentato di ripulire.
"L'interrogatorio è stato complesso e ha aggiunto qualcosina". Così il procuratore di Tempio, Gregorio Capasso, annuncia la convalida del fermo di Emanuele Ragnedda per l'omicidio di Cinzia Pinna. Dopo la confessione che ha risolto il giallo di Palau l'imprenditore di Arzachena ha parlato di nuovo con gli inquirenti e durante l'udienza di convalida ha aggiunto nuovi dettagli al suo racconto. Le indagini continuano perché ci sono ancora molti punti da chiarire, sia sul movente sia sul possibile aiuto ricevuto da qualche complice.

Al compleanno della madre in elicottero, il divano lavato: le mosse di Ragnedda dopo il femminicidio.

Dal pomeriggio di mercoledì scorso Ragnedda è rinchiuso nel carcere di Nuchis, dopo aver confessato il delitto durante un lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Palau alla presenza del procuratore di Tempio Gregorio Capasso e della pm Noemi Mancini. 

A Ragnedda sono contestati i reati di omicidio volontario aggravato dall'uso di arma comune da sparo e occultamento di cadavere. Rimane formalmente indagato per l'occultamento del corpo anche un 26enne lombardo, ma i suoi legali, Nicoletta Mani, Maurizio Mani e Antonello Desini hanno più volte dichiarato che il loro assistito e totalmente estraneo ai fatti, per questo confidano in un rapido proscioglimento.   

Intanto in queste ore gli specialisti del Ris di Cagliari stanno continuano il lavoro nel casolare di proprietà di Ragnedda all'interno della tenuta ConcaEntosa tra Palau e Arzachena, dove l'uomo ha indicato il luogo in cui il corpo era stato nascosto. Gli investigatori dell'Arma sono alla ricerca degli oggetti personali della vittima, compreso il suo telefono cellulare che finora non è stato ritrovato.   

Mentre risulta ormai certa la presenza nella casa dove si è consumato il delitto, di droga, presumibilmente cocaina, la stessa sostanza che l'imprenditore avrebbe ammesso di aver consumato in quei giorni. Sempre nell'abitazione gli specialisti del Ris hanno repertato un grande quantitativo di sangue che l'imprenditore, nei dodici giorni dall'omicidio al ritrovamento del corpo di Cinzia Pinna, ha tentato di ripulire.

L'uomo ha ammesso di aver ucciso Cinzia Pinna con un colpo di pistola. Il giorno dell'arresto Ragnedda, a bordo di un piccolo gommone, era partito dal porto di Cannigione diretto verso Baja Sardinia. Intercettato da una motovedetta della Capitaneria, ha terminato la corsa sugli scogli prima di raggiungere la casa dei genitori, dove i militari lo hanno bloccato. Secondo quanto si apprende, al momento del fermo l'imprenditore era armato, ma non avrebbe opposto resistenza. 

Una lite finita nel sangue. Sarebbe questa la versione fornita agli inquirenti durante l'interrogatorio, in caserma, da Emanuele Ragnedda. Secondo la sua ricostruzione, l'uomo avrebbe sparato uno o più colpi di pistola contro la giovane donna per difendersi: al culmine di un violento litigio, lei si sarebbe avvicinata all'imprenditore con un oggetto in mano, e lui, per paura avrebbe premuto il grilletto.

La 33enne si trovava a Palau la sera dell'11 settembre, in un locale con degli amici, poi dalla notte del suo cellulare si sono perse le tracce. Il 12 settembre i familiari della donna hanno allertato i soccorsi e sono partite le ricerche.

Migliaia di fiaccole, giovedì sera, per un ideale saluto a Cinzia Pinna e un abbraccio alla famiglia sconvolta da una tragedia ancora inspiegabile e con diversi lati oscuri. Prima una cerimonia privata e intima nella Chiesa del Santissimo Crocifisso poi il corteo silenzioso sino a piazza del Novecentenario a Castelsardo.

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