New York, 27 Sett 2025 – Ieri il criminale di guerra e attuale Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha sfidato la comunità internazionale con toni bellicosi durante il suo controverso intervento di 40 minuti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, promettendo che Israele "finirà il lavoro a Gaza, il più velocemente possibile".
L'intervento è stato segnato da pesanti contestazioni sia all'interno che all'esterno del Palazzo di Vetro. All'ingresso di "Bibi", più di 100 diplomatici provenienti da oltre 50 Paesi, non solo a maggioranza islamica, hanno abbandonato l'aula tra fischi e buu. Tra i contestatori in sala anche Ruby Chen, padre dell'ostaggio Itay Chen, che ha protestato perché Netanyahu non ha menzionato il figlio nella lista dei prigionieri. Gli applausi sono arrivati solo dalle delegazioni americana e israeliana.
Contemporaneamente, a New York centinaia di manifestanti hanno marciato a Times Square e davanti all'hotel del premier, chiedendo il suo arresto per crimini di guerra e gridando "Stop aiuti a Israele" e "Free Palestine."
Dopo aver atteso impassibile la fine delle contestazioni, Netanyahu ha sferrato un durissimo discorso, definendo le accuse di genocidio e fame a Gaza "bugie antisemite". Ha attaccato gli Stati che hanno recentemente riconosciuto lo Stato palestinese, definendo la loro decisione "una macchia di vergogna" e un incoraggiamento al terrorismo.
"Dare ai palestinesi uno Stato a un chilometro da Gerusalemme dopo il 7 ottobre è come dare ad Al-Qaeda uno Stato a un chilometro da New York dopo l'11 settembre," ha tuonato, respingendo l'idea della soluzione dei due Stati.
Netanyahu ha celebrato la reazione militare israeliana dopo il "giorno più buio" del 7 ottobre, concentrandosi sui successi di una "guerra su sette fronti" contro l'Iran e i suoi alleati, da Teheran a Hamas, i cui "ultimi resti sono asserragliati a Gaza City."
Il premier ha lanciato un ultimatum ad Hamas: "Liberate gli ostaggi ora, e deponete le armi. Se lo farete vivrete, se non lo farete vi daremo la caccia." Ha concluso rivolgendosi in ebraico direttamente agli ostaggi, affermando che il suo discorso era trasmesso anche sui telefoni dei residenti di Gaza: "Non vi abbiamo dimenticati, nemmeno per un secondo."
L'intervento è stato accompagnato da elementi scenici, tra cui mappe, quiz e un QR code sulla spilla per visualizzare le atrocità di Hamas.
Il discorso di Netanyahu arriva in un momento delicato: proprio mentre l'alleato Donald Trump annunciava un probabile (ogni tanto ne annuncia una e poi finisce nel nulla) e imminente accordo su Gaza, il premier israeliano rinviava l'argomento dell'annessione della Cisgiordania a un incontro alla Casa Bianca previsto per lunedì. Hamas ha respinto il discorso di Bibi, affermando che il boicottaggio diplomatico "illustra l'isolamento di Israele e le conseguenze della sua guerra di sterminio".
L'ex presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che sono in corso "negoziati ispirati e costruttivi" con i Paesi del Medio Oriente volti a raggiungere un accordo definitivo sul conflitto a Gaza. L'annuncio, affidato al suo social network Truth Social, giunge mentre crescono le pressioni internazionali per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.
Trump ha affermato che i colloqui sono in corso "da quattro giorni" e continueranno "finché necessario" per finalizzare l'intesa. Secondo l'ex presidente, tutti i Paesi della regione sono coinvolti, e sia Hamas che Israele sono stati informati "a tutti i livelli," compreso il Primo Ministro Benjamin Netanyahu.
"C'è più buona volontà ed entusiasmo per concludere un accordo, dopo decenni, di quanto abbia mai visto prima," ha scritto Trump, sottolineando un'atmosfera di ottimismo tra i partecipanti. Ha espresso la convinzione che "Tutti sono entusiasti di lasciarsi alle spalle questo periodo di morte e oscurità."
Trump ha concluso il suo messaggio dichiarando che l'obiettivo primario è "riportare a casa gli ostaggi e ottenere una pace permanente e duratura," definendo l'essere parte di questa negoziazione un "onore." La natura esatta e i dettagli di questi negoziati rimangono, tuttavia, non specificati.
Fischi e applausi per il premier Netanyahu, alcune delegazioni lasciano aula appena il premier israeliano prende la parola.
Anche fuori da Palazzo di Vetro ci sono picchetti di manifestanti pro-Pal. Una serie di attivisti ha programmato una marcia da Times Square, in concomitanza con il discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu all'assemblea generale dell'Onu, per chiedere l'arresto per “crimini di guerra”, così come previsto dopo la sentenza della Corte Penale internazionale di giustizia dell'Aia.
Nel frattempo prosegue, con grande forza, il risentimento contro le azioni genocida del criminale di guerra Netanyahu e del suo esercito, complice nel genocidio di donne e bambini aizzando così l’odio, per loro colpa, contro la loro nazione, l'Unione Sindacale di Base (Usb) ha lanciato una mobilitazione permanente in Italia a sostegno della causa palestinese, culminando nella manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma. Con lo slogan "Occupiamo e presenziamo," l'USB sta allestendo accampamenti permanenti in cento piazze italiane in collaborazione con il Global Movement for Gaza, studenti e la comunità palestinese.
Questa iniziativa segue lo sciopero generale del 22 settembre e si scontra frontalmente con il Governo. L'Usb è al centro di una dura controversia con il Garante e il Ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini in merito allo stop nazionale del trasporto aereo, la cui richiesta di revoca non è stata accolta. Il Mit ha richiamato al rispetto delle regole, chiedendo manifestazioni "senza violenze e senza comprimere i diritti delle persone."
Il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha alzato il livello dello scontro politico, avvertendo che se la Flotilla umanitaria per Gaza dovesse essere attaccata, bloccata o sequestrata, il sindacato proclamerà uno sciopero generale. Un'opzione che vedrebbe la CGIL agire da sola, senza l'adesione di Cisl e Uil.
Landini ha ribadito che lo sciopero è "l'unico strumento democratico" dei cittadini per esprimere dissenso e ha attaccato il Governo per l'atteggiamento "grave" verso chi agisce per gli aiuti umanitari. L'obiettivo primario della missione, ha rimarcato, è "fermare l'invasione e il governo Netanyahu, riconoscere lo Stato palestinese e impedire il genocidio" in corso a Gaza.
Sulle tensioni nelle piazze è intervenuto il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, che ha espresso preoccupazione per l'intenzione di "alcuni di trasformare questa causa" e ha affermato di aver incontrato i suoi collaboratori per delineare l'organizzazione della sicurezza nelle principali città, chiedendo di "stringere i ranghi."
La mobilitazione sta coinvolgendo anche il mondo accademico. All'Università di Genova continua da tre giorni l'occupazione studentesca del Rettorato, con la denuncia di un dipendente tecnico-amministrativo aggredito mentre tentava di accedere. L'Ateneo ha riferito di danni "inquantificabili" all'edificio.
La situazione ha scatenato la reazione della Ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, che ha annunciato l'intenzione di chiedere il rimborso dei danni subiti a causa degli atti vandalici, in una fase di forte protesta che coinvolge diversi atenei italiani.
L'USB ha confermato l'allestimento degli accampamenti permanenti, tra cui quello a Roma in Piazza dei Cinquecento (punto di partenza dell'ultimo sciopero) e a Genova nei pressi del Valico 3, ribadendo: "Rivertiamo in strada la solidarietà dei lavoratori... contro il governo israeliano e contro i governi occidentali inerti di fronte al genocidio."
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