Cagliari, 4 Lug 2025 - Lo spettacolo dal vivo nel nostro paese potrebbe essere condizionato da scelte poco trasparenti e non condivise: l'allarme arriva da sette Regioni italiane che esprimono preoccupazione e sconcerto per l’attuale situazione del sistema italiano aggravato dalle recenti scelte del Ministero della Cultura che rischiano di compromettere principi fondamentali come pluralismo, trasparenza e co-responsabilità istituzionale.
L’assessora alla Scuola - Politiche sociali - Politiche Giovanili della Regione Campania Lucia Fortini, l’assessora alla Cultura della Regione Emilia-Romagna Gessica Allegni, l’assessora alla Cultura della Regione Puglia Viviana Matrangola, il presidente della Regione Toscana, con delega alla Cultura, Eugenio Giani, l’assessora della Cultura della Regione Sardegna, Ilaria Portas, il vicepresidente della Regione Umbria, con delega alla Cultura, Tommaso Bori e l’assessore alla Cultura della Regione Valle D’Aosta Jean-Pierre Guichardaz evidenziano che con la recente pubblicazione dei decreti di assegnazione dei contributi del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo sono divenuti evidenti gli effetti del D.M. 23 dicembre 2024, n. 463, che ha ridefinito i criteri di assegnazione dei contributi ministeriali.
Scompaiono i riferimenti a innovazione, rischio culturale e dimensione internazionale, sostituiti da logiche di mercato basate su biglietti venduti e ricavi. Il Fondo perde così la sua natura pubblica di sostegno alla pluralità e alla sperimentazione, favorendo invece modelli più commerciali. Ne risultano penalizzate proprio le realtà più dinamiche e coraggiose, fondamentali per la vitalità culturale dei territori, soprattutto quelli più fragili e periferici.
Le conseguenze sono già evidenti: decine di realtà culturali – festival, compagnie, centri di produzione – sono state escluse o pesantemente ridimensionate in base a criteri poco trasparenti, in un quadro che colpisce con particolare durezza chi lavora in ottica di innovazione, inclusione e funzione sociale.
Nei territori regionali, tutto ciò comporta un progressivo impoverimento dell’offerta culturale, che rischia di accentuare divari già esistenti tra aree centrali e periferiche, tra grandi istituzioni consolidate e organismi agili ma fondamentali per il presidio culturale e la coesione delle comunità.
Alcuni esempi dei casi più eclatanti: Festival Santarcangelo dei Teatri (Rimini): punteggio ridotto da 28 punti del consuntivo 2024 a 14 del preventivo 2025, innovazione valutata 2.7/10.
MicroMacro Festival (Parma): escluso dal sistema di finanziamenti dopo un consuntivo 2024 con punteggio 20,2 ad un preventivo 2025 con punteggio 8,9.
Fuorimargine (Cagliari): declassato da centro di produzione a festival Sardegna Teatro: cancellata totalmente la rassegna danza con un punteggio declassato da 26 a 9.
Festival Inequilibrio di Castiglioncello (LI): salvato per 0,1 punti, ma con un taglio di 10 punti dal consuntivo 2024.
Teatro della Toscana (Teatro della Pergola di Firenze): declassato da Teatro Nazionale a TRIC.
Umbria Factory Festival (Foligno, PG): escluso dal sistema di finanziamenti dopo un consuntivo 2024 con punteggio 18 declassato a 8,5.
AlphaZTL (Brindisi): escluso dal sistema di finanziamenti dopo un consuntivo con punteggio di 23 nel 2024 declassato a 8,5.
BIG Bari International Gender festival (Bari), 11 edizioni declassato da 29 a 11 punti
Fondazione Campania dei Festival (Napoli), festival con punteggio ridotto da 27,7 punti del rendiconto 2024 a 14,1 del 2025.
Ravenna Teatro, centro di produzione che lavora da anni a livello internazionale scende di 6.5 punti
Decine di enti costretti ad annullare programmazioni già avviate o in corso d’opera, lasciando senza lavoro centinaia di professionisti e professioniste della cultura e centinaia di spettatori privati della possibilità di fruire liberamente di programmi culturali di qualità.
In dissenso con queste scelte, tre commissari – espressione di ANCI, UPI e Conferenza delle Regioni – hanno rassegnato le dimissioni dalle Commissioni consultive teatro e multidisciplinare, che oggi risultano operative ma prive di rappresentanza istituzionale. Un gesto che segnala una rottura profonda con le modalità con cui si sta orientando la governance del settore.
Questa crisi di rappresentanza mina la legittimità delle decisioni assunte e il necessario equilibrio tra valutazione tecnica, equità e co-responsabilità istituzionale.
Gli assessori firmatari, nel ribadire il proprio impegno per la crescita del settore e il riconoscimento del suo valore sociale e democratico, chiedono: l’azzeramento e la ricostituzione delle Commissioni teatro e multidisciplinare, con un bilanciamento tra competenze tecniche e rappresentanza istituzionale. Si ritiene necessario che la commissione multidisciplinare sia composta da professionisti esperti della materia e non costituita attingendo ai membri delle altre commissioni; che le istanze di riesame previste dal Decreto Direttoriale n. 691 del 19 giugno 2025, attuativo del D.M. 463/2024, siano affrontate con la massima attenzione, serietà e trasparenza; l’apertura di un tavolo di confronto reale e istituzionalmente riconosciuto per ridefinire i parametri di valutazione del FNSV, evitando soluzioni unilaterali come l’istituzione di gruppi tecnici non concertati e non rappresentativi.
“Solo attraverso un confronto leale e partecipato, che valorizzi la pluralità dei territori e dei linguaggi, sarà possibile restituire fiducia al sistema e assicurare un futuro solido allo spettacolo dal vivo in Italia. Le Regioni sono pronte a fare la propria parte” dichiarano:
L’assessora alla Scuola - Politiche sociali - Politiche Giovanili della Regione Campania. Lucia Fortini
L’assessora alla cultura della Regione Emilia-Romagna, Gessica Allegni
L’assessora alla cultura della Regione Puglia, Viviana Matrangola
Il presidente della Regione Toscana, con delega alla Cultura, Eugenio Giani, L’assessora alla cultura della Regione Sardegna, Ilaria Portas
Il vicepresidente della Regione Umbria, con delega alla Cultura, Tommaso Bori
L’assessore alla Cultura della Regione Valle D’Aosta, Jean-Pierre Guichardaz.
Inoltre, l’assessora della Cultura della Regione Autonoma della Sardegna, Ilaria Portas, aggiunge e conclude:
“È necessario innalzare il livello del confronto su questo tema e intendiamo supportare i nostri operatori culturali in questa battaglia. Il Ministero ha escluso dal finanziamento triennale 2025-2027 sei progetti di danza su nove, cioè il 60%: un dato che fa della Sardegna la regione più penalizzata d’Italia. Non comprendiamo le ragioni di questa decisione che mette in ginocchio un intero comparto, con sicure ripercussioni sui lavoratori del settore e sulla continuità del lavoro degli organismi”. Com
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