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L’instabile Trump odia vivamente l’Europa e ieri ha riparto, con forti minacce, la guerra dei dazi: 50% a tutte le merci Ue dal 1 giugno.

Washington, 24 Magg 2025 - Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha escluso la possibilità di un accordo commerciale con l'Unione Europea, confermando l'intenzione di imporre dazi del 50% sui beni provenienti dal blocco. "Non sto cercando un accordo. L'accordo lo abbiamo già fissato: è al 50%", ha dichiarato Trump ai giornalisti alla Casa Bianca, rispondendo a una domanda su eventuali margini di
negoziazione con Bruxelles.

Le domande al presidente Usa si riferivano a quanto scritto sul suo social a inizio della giornata di venerdì. “È stato molto difficile trattare con l'Unione europea, che è stata costituita con lo scopo primario di avvantaggiarsi sugli Stati Uniti in materia commerciale. Le loro potenti barriere commerciali, l'IVA, le ridicole multe alle aziende, le barriere commerciali non monetarie, le manipolazioni monetarie, le cause ingiuste e ingiustificate contro le aziende americane e altro ancora, hanno portato a un deficit commerciale con gli Stati Uniti di oltre 250.000.000 di dollari all'anno, una cifra assolutamente inaccettabile. Le nostre discussioni con loro non portano a nulla! Pertanto, raccomando un dazio diretto del 50% sull'Unione Europea, a partire dal 1° giugno 2025”. Così alle 7.43 di stamattina, orario dell'East cost americana, il presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, sulla sua piattaforma Truth.

"Spero che questo accenda un fuoco sotto l'Ue, perché… Ho già detto che l'UE ha un problema di azione collettiva. Sono 27 paesi, ma sono rappresentati da un unico gruppo a Bruxelles. Quindi, alcuni dei feedback che ho ricevuto sono che i paesi sottostanti non sanno nemmeno cosa l'Ue stia negoziando per loro conto", ha commentato il Segretario al Tesoro Scott Bessent a Fox News.

La Commissione Ue ha rifiutato di commentare la raccomandazione del presidente americano, in attesa di una telefonata tra il Commissario al commercio Ue Maros Sefcovic e il Trade Representative statunitense Jamieson Greer, programmata intorno alle 17 italiane. Michal Baranowski, vice ministro dell'Economia della Polonia (che detiene la presidenza di turno) ha invitato alla calma ricordando che Bruxelles e Washingon "stanno negoziando. Alcuni negoziano a porte chiuse, altri più davanti alle telecamere. “Il fatto che si vedano alcune importanti dichiarazioni di dominio pubblico non significa che si tradurranno in azioni dell'amministrazione statunitense”, ha aggiunto.

Intanto però le borse del Vecchio Continente stanno accusando il colpo con forti ribassi, soprattutto dei titoli dell'automotive e del lusso. Porsche, Mercedes e BMW nel primo pomeriggio risultavano in calo di oltre il 4%, EssilorLuxottica di oltre il 5,5%. Piazza Affari a Milano è repentinamente scesa di oltre tre punti percentuali, con Mps giù del 7%, Unicredit e Stellantis del 5%.  La Borsa di Parigi alle due del pomeriggio era in calo del 2,7%, Francoforte del 2,5%.

L'Ue peraltro deve già far fronte a tariffe statunitensi del 25% sulle importazioni di acciaio, alluminio e automobili e a dazi del 10% per quasi tutti gli altri beni, un'imposizione che dovrebbe salire al 20% dall'8 luglio. Bruxelles aveva offerto agli Usa un accordo reciprocamente vantaggioso con dazi zero sui beni industriali, maggiore import in Europa di gas naturale liquefatto e di soia, la cooperazione su questioni come la sovraccapacità di acciaio, che entrambe le parti imputano alla Cina. Offerta che evidentemente Trump non ha ritenuto sufficiente.

In tema commerciale, tuttavia, questo è già il secondo fronte aperto da Trump, e nel giro di mezz'ora, con il sole ancora basso. Mezz'ora prima del post sull'Unione europea, il presidente aveva messo infatti nel mirino una delle più celebri aziende americane: “Ho informato da tempo Tim Cook di Apple che mi aspetto che gli iPhone che saranno venduti negli Stati Uniti d'America siano prodotti e costruiti negli Stati Uniti, non in India o in qualsiasi altro posto. In caso contrario, Apple dovrà pagare una tariffa di almeno il 25% agli Stati Uniti”. Apple, per ora, non ha commentato. All'apertura delle contrattazioni a Wall Street il titolo della Mela è rapidamente calato del 2,86%, perdendo 100 milioni di dollari di valore. Il Dow Jones ha aperto in calo dell'1,10%, il Nasdaq dell'1,68%, lo S&P 500 dell'1,15%.

Non è chiaro se Trump possa imporre una tariffa su una singola azienda. Apple punta a produrre la maggior parte dei suoi iPhone venduti negli Stati Uniti in fabbriche in India entro la fine del 2026 e sta accelerando questi piani per evitare tariffe potenzialmente più alte in Cina, la sua principale base produttiva, ha dichiarato una fonte all'agenzia britannica Reuters. Apple sta posizionando l'India come base di produzione alternativa a causa dei dazi di Trump sulla Cina, che hanno sollevato preoccupazioni sulla catena di approvvigionamento e timori di un aumento dei prezzi degli iPhone. Ma Trump e il segretario al Commercio Howard Lutnick hanno suggerito che Apple potrebbe produrre iPhone direttamente negli Stati Uniti, decisione che il gigante tech non sembra finora intenzionato a prendere.

Trump aveva già mandato in tilt i mercati lo scorso 2 aprile, giornata che aveva ribattezzato “Liberation Day”, imponendo dazi su quasi tutti i luoghi abitati del mondo (tra le poche eccezioni, la Russia), tra i quali una tassa di circa il 145% sui beni importati dalla Cina.

Dopo giorni di fibrillazione sui mercati e di crollo della fiducia delle imprese e dei consumatori, la Casa Bianca aveva deciso di sospendere la maggior parte dei dazi per 90 giorni, quindi fino all'inizio di luglio, lasciando in vigore una tassa del 10% sulla maggior parte delle importazioni esteri e del 30% sulla maggior parte delle merci cinesi. L'amministrazione Trump aveva poi avviato negoziati con numerosi paesi su questioni commerciali, ma i progressi sono stati incerti.

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