Press "Enter" to skip to content

Putin, criminale di guerra, non si presenta a Istanbul e questo è motivo perché vuole che la guerra continui. Al suo posto manda uno che non conta nulla e si chiama Vladimir Medinsky che sarà capo mediatore russo ai colloqui della Turchia.

Cagliari, 15 Magg 2025 - Sarà Vladimir Rostislavovich Medinsky, attualmente consigliere del presidente Vladimir Putin, a rappresentare la Russia come capo delegazione al vertice di Istanbul con l’Ucraina. Medinsky ha un profilo, oltre che da politico, anche da accademico e da pubblicista, ruoli, questi ultimi due, in cui si è distinto per le sue posizioni a favore dei valori tradizionali russi e per una politica culturale nazionalista e che gli hanno attirato severe critiche, come vedremo, provenienti da attivisti russi di certo non ben voluti dal Cremlino. 

Medinsky, prima dell'importante incarico di domani, era assurto agli onori delle cronache per aver guidato la delegazione russa nei negoziati con l’Ucraina già nei colloqui di Istanbul del 2022, durante i quali si era arrivati a una bozza di accordo rimasta però inapplicata.

In precedenza, è stato Ministro della Cultura della Federazione Russa dal maggio 2012 al gennaio 2020, distinguendosi per le sue posizioni a favore dei valori tradizionali russi e per una politica culturale nazionalista, e prima ancora deputato della Duma di Stato e membro di spicco del partito Russia Unita.

Ma probabilmente non tutti ricordano che il neo capo dei mediatori russi a Istanbul è stato al centro di molte polemiche che hanno coinvolto sia la Russia che l’Italia. Il consigliere di Putin, divenne infatti membro onorario del corpo accademico dell’Università di Venezia Ca’ Foscari nel 2014, anno in cui il rettore era Carlo Carraro. 

Onoreficenza che da Venezia gli venne direttamente portata a Mosca dalla professoressa Silvia Burini, al tempo capo dello Csar – Centro di Studi sulle Arti della Russia, perché a suo tempo in ateneo docenti e studenti si erano opposti ed era montata la protesta. La professoressa poi si dimise dopo che la protesta culminò con un appello firmato da cento docenti dell'ateneo contrari al conferimento. Cuore della polemica era il fatto che si premiava un uomo della propaganda del Cremlino, proprio nel momento, era il 2014, in cui i russi occupavano e inglobavano la Crimea e parte delle regioni del Donbass. 

La diatriba si riaccese poi durante i negoziati tra Russia e Ucraina del 2022, arrivando a una sospensione temporanea dell'onoreficenza un po' pilatesca per poi concludersi con la revoca definitiva del titolo l'anno dopo, nel febbraio del 2023, con l'ateneo veneziano che finalmente motivava: perché "svolge un ruolo fondamentale come rappresentante del governo russo durante una inaccettabile e sanguinosa invasione di uno Stato sovrano". L'annuncio arrivò dallo stesso Medinsky sul suo profilo Telegram, con qualcosa di più di una punta di sarcasmo: "Mi avevano insignito del titolo di loro iniziativa - commenta Medinsky - e ora lo ritirano di loro iniziativa. Sono divertenti".

Rainews.it, all'epoca dei primi negoziati del 2022, è entrata in possesso di un documento prodotto da Dissernet, una comunità di volontari che in Russia da diversi anni lotta contro i plagi nel mondo accademico (quella che da quelle parti sembra essere una vera e propria piaga) e si occupa di scovare i titoli di studio falsi della nomenclatura russa.

Ebbene, in base a questo documento, per altro inviato a suo tempo anche alla direzione dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Vladimir Medinsky sarebbe una sorta di plagiatore seriale, e un uomo di scienze molto dubbio. Il capo dei mediatori russi di titoli in Russia ne ha tre, due in Scienze politiche (dottorato e abilitazione), uno in Scienze storiche (abilitazione). In Russia, la tesi di abilitazione serve per aver accesso al titolo di professore. Delle tre tesi scritte da Medinsky, secondo il documento di Dissernet, due, quelle in scienze politiche, sono state visibilmente copiate. In una il plagio riguarderebbe ben 90 pagine su 134, refusi compresi, i due terzi della tesi. 

Questo per stare solo ai “plagi”. Se guardiamo ai contenuti ci sono pure passaggi molto interessanti. Nella tesi in scienze storiche, l’unica che non risulterebbe plagiata, troviamo scritto che secondo Valdimir Medinsky: “La prima domanda alla quale la scienza storica deve rispondere onestamente è: ‘fino a che punto un’evento o un’azione corrisponde agli interessi del paese e del popolo?’ Il porre tutto sulla bilancia degli interessi nazionali della Russia equivale allo standard assoluto della veracità e dell’affidabilità di un’opera storica”. 

Medinsky dice, in sostanza, che la ricerca storica va completamente piegata agli interessi nazionali, nel suo caso della Russia, e lo fa citando alla lettera Oleg Platonov pubblicista antisemita e ultranazionalista. Una tesi ben strana, molto difficile da giustificare dal punto di vista scientifico, e non proprio compatibile con titoli come quello di Professore onorario. Ma non mancano altri passaggi illuminanti. Andando avanti con alcuni esempi, in uno Silvio Piccolomini viene definito “noto umanista tedesco del XV secolo”, e in un altro Medinsky afferma che i russi sono stati attaccati dagli “infedeli” prima degli europei, ignorando la conquista araba della Spagna.

More from PRIMO PIANOMore posts in PRIMO PIANO »

Comments are closed.