Cagliari, 12 Feb 2025 - L'autonomia speciale della Sardegna deve diventare uno strumento attivo di governo. Attualmente, l'autonomia speciale è ridotta a un guscio vuoto, mentre è la chiave per dare piena attuazione al principio di insularità. È necessario un cambiamento nella cultura politica affinché l'autonomia speciale diventi uno strumento di avanzamento e non un pretesto per l’immobilismo. Il monito arriva dal gruppo dei Riformatori Sardi in Consiglio regionale e da Michele Cossa, responsabile del Dipartimento per l’insularità dei Riformatori, che questa mattina hanno illustrato tre diverse mozioni sul tema. Dopo quella sulla continuità territoriale presentata a novembre, i Riformatori ora puntano un faro su altri tre temi strategici: acque pubbliche, energia e beni culturali.
Acque pubbliche
La Corte Costituzionale sentenza n. 65 del 29.3.2019 (sul giudizio di costituzionalità promosso dallo Stato su alcuni articoli della LR 25/2017 sul Servizio idrico integrato) ha suggerito un adeguamento delle attribuzioni statutarie della Regione autonoma della Sardegna in materia di Acque Pubbliche e di Servizio Idrico Integrato, da attuarsi tramite norme di attuazione dello Statuto speciale. Questo adeguamento mira a chiarire le funzioni e le prerogative regionali.
Trasferimento delle acque pubbliche utilizzate per fini potabili, irrigui e industriali al demanio della Regione, con tutte le attribuzioni inerenti la titolarità demaniale.
L’adeguamento delle attribuzioni statutarie è necessario per precisare le competenze della Regione in materia di acque pubbliche e servizio idrico integrato, tenendo conto delle esigenze delle comunità locali e delle problematiche idriche specifiche della Sardegna. Ciò include la necessità di una programmazione e gestione unitaria degli usi, con priorità per quello potabile.
2. Energia
Delega delle funzioni per le grandi derivazioni idroelettriche, concessione del servizio pubblico di distribuzione dell'energia elettrica e gestione delle risorse geotermiche
Necessità di a) rafforzare l'autonomia regionale i materia energetica; b) promuovere una gestione più efficiente delle risorse, assicurare una maggiore sinergia tra politiche energetiche e altre politiche regionali (urbanistica, ambiente, sviluppo economico); c) migliorare la pianificazione delle politiche energetiche, con particolare attenzione alle fonti rinnovabili.
Obiettivi principali: a) prevenzione di una gestione inefficiente delle risorse energetiche, garantendo competenza manageriale; b) evitare rischi derivanti dall'insediamento non governato di grandi impianti di produzione di energie rinnovabili con intenti speculativi.
3. Beni culturali
Valorizzazione dei monumenti della civiltà nuragica e del periodo pre-nuragico. Ecco i punti fondamentali:
La delega mira a) a rafforzare l'autonomia regionale, valorizzare le specificità del patrimonio culturale sardo (in particolare i siti preistorici e i monumenti nuragici), e promuovere una gestione più integrata con le politiche di sviluppo culturale, turistico ed economico; b) favorire una maggiore sinergia tra le politiche di valorizzazione dei beni culturali e le altre politiche regionali; c) assicurare una più efficace azione di promozione e fruizione del patrimonio culturale, di inestimabile valore, che la Regione mira ainserire nella Wold Heritage List dell’Unesco.
Trasferimento delle funzioni in materia di valorizzazione (non tutela, riservata allo Stato) dei beni nuragici e prenuragici, con il coinvolgimento degli enti locali, delle università, delle associazioni culturali e delle comunità locali.
Il popolo sardo ha mostrato un crescente interesse verso i beni nuragici come elemento essenziale della propria identità. La mozione mira ad un'azione di valorizzazione dei beni culturali più attenta alle esigenze di conservazione dell’identità e alle peculiarità locali.
“La Sardegna è fanalino di coda tra le Regioni Speciali nell'adozione delle Norme di attuazione”, spiegano i consiglieri dei Riformatori Umberto Ticca (capogruppo), Aldo Salaris e Giuseppe Fasolino. Nonostante l'importanza di queste norme, è il dato emerso questa mattina, la Sardegna risulta essere la regione speciale che ne ha adottate di meno, appena 31, mentre altre regioni speciali come il Trentino Alto Adige ne hanno adottate ben 197. “Questo dato – prosegue Michele Cossa - sottolinea ulteriormente l'urgenza per la Sardegna di recuperare il divario e utilizzare appieno lo strumento delle norme di attuazione per esercitare la propria autonomia e promuovere lo sviluppo”.
“La Sardegna deve abbandonare il vittimismo e diventare protagonista attiva, dimostrando la capacità di sviluppare un proprio modello di sviluppo duraturo e sostenibile”, ha spiegato Ticca, ricordando come a novembre, a dimostrazione delle possibilità offerte dalle norme di attuazione i Riformatori abbiano presentato una mozione sulla continuità territoriale, “tema particolarmente sensibile e tuttora regolato da un semplice protocollo d’intesa – ha proseguito il capogruppo - con lo Stato che si è completamente disinteressato al problema, quasi che i sardi non facciano parte della comunità nazionale”.
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