Gaza, 27 Ott 2023 - L'esercito israeliano con carri armati e soldati - e l'appoggio dell'aviazione - è entrato di nuovo dentro la Striscia di Gaza per blitz limitati. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui sono stati colpiti operativi e postazioni di Hamas. Il blitz ha interessato la zona di Shujaiyya, sobborgo di Gaza City ben oltre la frontiera. Subito dopo, l'esercito è uscito dalla Striscia senza perdite.
Nelle prime ore di questa mattina una nuova e massiccia raffica di razzi è stata lanciata da Hamas sul centro di Israele, compresa Tel Aviv. Lo riferisce il Times of Israel.
Le sirene dei raid aerei hanno suonato in tutto il centro di Israele, tra cui Tel Aviv, Bnei Brak, Petah Tikva, Lod, Rishon Lezion, Holon, Rehovot e molte altre città.
Aerei militari americani hanno attaccato in Siria due posizioni di gruppi di miliziani sostenuti dall'Iran, che in precedenza avevano colpito truppe americane sia in Siria che in Iraq dopo il blitz di Hamas in Israele del 7 ottobre. Lo annuncia il Pentagono in un comunicato, secondo cui ci sono stati almeno 12 attacchi contro basi americane in Iraq e 4 attacchi in Siria dal 17 ottobre. 21 militari statunitensi sono rimasti feriti in due attacchi con droni, uno contro la base di al-Asad in Iraq e l'altro contro la guarnigione di al-Tanf in Siria. L'ordine è arrivato direttamente dal presidente Joe Biden.
Gli attacchi degli Stati Uniti contro obiettivi sostenuti dall'Iran in Siria sono collegati alla guerra Israele-Gaza. Lo ha detto ad Al Jazeera Hassan Mneimneh, un esperto di Medio Oriente e Nord Africa presso il Middle East Institute di Washington, DC, secondo cui i raid americani non possano essere considerati separati dalla guerra dello Stato ebraico in Medio Oriente. ''Ciò si inserisce nel contesto del sostegno degli Stati Uniti a Israele nella sua guerra contro Gaza e quindi non può essere distinto. Non può essere separato'', ha detto Mneimneh. ''Ciò di cui possiamo parlare è il fatto che abbiamo incertezza da parte di Washington riguardo le intenzioni di Teheran e, a sua volta, incertezza a Teheran riguardo alle intenzioni di Washington".
''Se l'Iran è certo che questa guerra sta arrivando - ha aggiunto - allora potrebbero decidere di agire in anticipo, prima di essere annientati da Stati Uniti e Israele. Ma non siamo ancora arrivati a questo punto''.
Il presidente americano Joe Biden ha inviato un messaggio al leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei per metterlo in guardia da attacchi contro le truppe statunitensi nello scenario mediorientale, fa sapere la Casa Bianca. Il riferimento è alla rappresaglia avvenuta nelle ultime ore a opera di raid americani in Siria contro milizie filoiraniane che in precedenza avevano bersagliato basi statunitensi in Siria e in Iraq.
È stato trasmesso un messaggio diretto", ha confermato ai giornalisti il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, rifiutandosi di dettagliare come sia stato trasmesso.
Il Consiglio europeo esprime la "più grave preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e chiede un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli, per raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno attraverso tutte le misure necessarie, inclusi corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie".
Dopo oltre cinque ore di discussione, i leader dei Paesi membri dell'Ue riuniti a Bruxelles nel Consiglio Europeo hanno concordato su una formulazione che mette d'accordo tutti e che ricalca in parte il 'wording' usato già lunedì scorso dal ministro degli Esteri Antonio Tajani a Lussemburgo ("pause" e non "pausa").
Mentre in Israele continua la guerra, i 27 capi di Stato e di governo dell'Unione hanno trovato un punto di caduta, ricordando esplicitamente la dichiarazione del 15 ottobre, che aveva messo un punto alla 'cacofonia' venuta, per una volta, non dai 27, ma dall'interno stesso della Commissione Europea, con la presidente Ursula von der Leyen inizialmente su posizioni nettamente pro israeliane e l'Alto Rappresentante Josep Borrell che, pur sostenendo il diritto di Israele di difendersi, sottolineava la necessità di rispettare il diritto internazionale umanitario.
Il dibattito tra i capi di Stato e di governo è stato lungo, poiché, come aveva avvertito il premier ungherese Viktor Orban, uno dei membri più longevi del Consiglio Europeo insieme all'olandese Mark Rutte, la guerra in Medio Oriente è un tema molto "divisivo". La discussione tra i leader è stata "serena e ampia", secondo fonti Ue, e tutti hanno preso la parola. La mediazione è stata necessaria perché, come ha spiegato una fonte diplomatica europea, alcuni Paesi, "molto pochi", hanno spinto per un "linguaggio più forte" della "pausa" o delle "pause" umanitarie. Volevano qualcosa di più vicino ad un vero "cessate il fuoco".
Su questa posizione si è attestata soprattutto la Spagna, con Pedro Sanchez che ha appena stretto un accordo di governo con la piattaforma di sinistra Sumar di Yolanda Dìaz. Anche Irlanda e Lussemburgo, secondo una fonte diplomatica, erano su posizioni simili. Tutti gli altri Paesi, invece, avevano la preoccupazione di evitare di chiedere a Israele di non attaccare le basi di Hamas nella Striscia di Gaza. Anche la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha sottolineato che c'è "un impegno per una de-escalation, per evitare un conflitto che potrebbe avere proporzioni inimmaginabili". E ha ricordato la necessità, per "sconfiggere Hamas", di dare una prospettiva e una "tempistica" ai palestinesi, dando "maggiore peso" all'Anp.
I 27 hanno raggiunto un accordo sulla difficilissima situazione in Medioriente che prevede: "corridoi e pause per bisogni umanitari".
"Il Consiglio europeo esprime la sua più profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e chiede un accesso umanitario continuo, rapido, sicuro e senza ostacoli e aiuti per raggiungere coloro che ne hanno bisogno attraverso tutte le misure necessarie, compresi corridoi umanitari e pause per soddisfare le esigenze umanitarie - si legge nelle conclusioni adottate -. L’Unione europea lavorerà a stretto contatto con i partner della regione per proteggere i civili, fornire assistenza e facilitare l’accesso al cibo, all’acqua, alle cure mediche, al carburante e ai ripari, garantendo che tale assistenza non venga abusata da organizzazioni terroristiche".
La Casa Bianca sosterrà ''pause umanitarie'' nella guerra tra Israele e Hamas per Gaza. Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, si tratta di ''pause sul campo di battaglia localizzate, temporanee e specifiche in modo che l'assistenza umanitaria arrivi alla popolazione che ne ha bisogno o che le persone possano lasciare la zona in relativa sicurezza''.Kirby sottolinea che ''pensiamo che sia un'idea da esplorare'' e che le pause potrebbero durare ''ore'' o ''giorni''. Kirby ha spiegato che non si riferisce al ''cessate il fuoco'' chiesto dal Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e da diversi governi.










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