Press "Enter" to skip to content

Il Papa in visita nel centro parrocchiale del quartiere Serafina: “Stare vicini ai più fragili”.

Lisbona, 4 Ago 2023 – Papa Francesco ha iniziato la sua terza giornata a Lisbona per la Gmg confessando tre ragazzi che stanno partecipando alla Gmg: un ragazzo spagnolo di 21 anni, una ragazza guatemalteca di 33 e un italiano di 19 anni.

Il Pontefice ha pernottato nella sede della Nunziatura apostolica della capitale lusitana e, dopo aver celebrato messa in privato, si è incontrato con due ospiti: una donna portoghese di 102 anni che è nata lo stesso giorno della apparizione di Fatima e una giovane affetta da una grave malattia con la quale il pontefice aveva già avuto modo di colloquiare a distanza. 

Poi Francesco, in auto, ha raggiunto il Giardino Vasco de Gama di Lisbona per le confessioni. Nel parco, è stato allestito una sorta di confessionale all'aperto con un separé bianco e una sedia bianca per il Papa.

Accanto, altri 150 confessionali, costruiti da alcuni detenuti di tre istituti penitenziari portoghesi in modo assolutamente 'green' come richiesto esplicitamente dallo stesso pontefice, dove alcuni sacerdoti impartiranno il sacramento ad altri giovani.

Al termine, il Papa, sempre in auto, si recherà al Centro Paroquial de Serafina per un incontro con i rappresentanti di alcuni Centri di Assistenza e di Carità e, quindi, da quanto si è appreso, dovrebbe pranzare con un gruppo di una decina di giovani.

"La carità è l'origine e la meta del cammino cristiano" e realizzarla concretamente nella propria vita rappresenta una realtà di "amore in azione". Lo ha detto Papa Francesco nel corso del suo incontro con gli operatori e gli assistiti del Centro Carità parrocchiale del quartiere Serafina di Lisbona. Incontrando operatori e utenti ed ascoltato alcune testimonianze, il Papa ha tenuto un discorso nel quale ha ribadito che per un cristiano proprio l'azione di carità verso gli altri "aiuta a non dimenticare la rotta, il senso di quello che facciamo". Discorso, consegnato ai presenti e poi proseguito a braccio "Concretezza, dunque, attenzione al 'qui e ora', come già fate, con cura dei particolari e senso pratico, belle virtù tipiche del popolo portoghese. Quando non si perde tempo a lamentarsi della realtà, ma ci si preoccupa di andare incontro ai bisogni concreti, con gioia e fiducia nella Provvidenza, accadono cose meravigliose", è tornato ad affermare il pontefice nel testo consegnato dove ha ribadito anche l'importanza, per un credente, di "stare vicini ai più fragili. Tutti siamo fragili e bisognosi, ma lo sguardo di compassione del Vangelo ci porta a vedere le necessità di chi ha più bisogno. E a servire i poveri, i prediletti di Dio che si è fatto povero per noi: gli esclusi, gli emarginati, gli scartati, i piccoli, gli indifesi".

Papa Francesco è arrivato al Centro Social Paroquial Sao Vicente de Paulo per incontrare i rappresentati di alcuni centri di assistenza e di carità: Centro Paroquial da Serafina, Casa Famiglia Ajuda de Berco e Associazione Acreditar. Prima di entrare il Pontefice ha saluto un piccolo disabile su una sedia a rotelle. Ha scambiato con lui qualche parola e poi lo ha salutato battendo il cinque con la mano.

Il Centro Social Paroquial Sao Vicente de Paulo impiega circa 170 persone che, nelle più diverse funzioni, si occupano, tra le altre cose, di un asilo nido, di una scuola per l'infanzia, delle attività per il tempo libero dei bambini e dei ragazzi, di una casa di riposo per anziani, di un centro diurno per anziani e disabili e del sostegno domiciliare. Dopo il canto iniziale e l'accoglienza del parroco e direttore del Centro, hanno luogo le presentazioni. Poi il suo discorso. 

Al termine dell'incontro, dopo la recita del Padre Nostro, la Benedizione finale e l'esecuzione di un canto, Papa Francesco rientrerà nella Nunziatura Apostolica di Lisbona dove, alle ore 12 (13 ora di Roma), pranzerà con il Patriarca di Lisbona, il cardinale Manuel Clemente, e con 10 giovani di diverse nazionalità.

"Sono loro il tesoro della Chiesa, sono i preferiti di Dio! E, tra di loro, ricordiamoci di non fare differenze. Per un cristiano, infatti, non ci sono preferenze di fronte a chi bussa bisognoso alla porta: connazionali o stranieri, appartenenti a un gruppo o ad un altro, giovani o anziani, simpatici o antipatici", ha aggiunto. Quindi, ha ricordato la figura di Giovanni Ciudad, poi conosciuto come "Giovanni di Dio", figura di credente che si immedesimò negli ultimi tanti da essere preso per pazzo e finire in un manicomio portoghese. Lui, ha aggiunto il Papa, "fece una cosa ardita: andò in città e si mise a chiedere l'elemosina per strada, dicendo alla gente: 'Fate del bene, fratelli, a voi stessi!'. Capite? Chiedeva la carità, ma diceva a quelli che gliela facevano che, aiutando lui, in realtà aiutavano prima di tutto sé stessi! Spiegava, cioè, che i gesti d'amore sono un dono anzitutto per chi li fa, prima ancora che per chi li riceve; perché tutto quello che si accaparra per sé andrà perso, mentre quello che si dona per amore non andrà mai sprecato, ma sarà il nostro tesoro in cielo". Lo stesso, poi, uscito dal manicomio, dopo alcuni mesi, cominciò a prendersi cura proprio dei malati "con altri compagni, fondando un ordine religioso: i Fratelli Ospedalieri. Alcuni, però, cominciarono a chiamarli in un altro modo, proprio con le parole di quel giovane che diceva a tutti: 'Fate-del-benefratelli'! A Roma - ha concluso - noi li chiamiamo così: i 'Fatebenefratelli'. Che bel nome, che insegnamento importante! Aiutare gli altri è un dono per sé e fa bene a tutti. Sì, amare è un dono per tutti!".

Al rientro in Nunziatura, al termine della mattinata, Papa Francesco ha ricevuto la visita di una delegazione del centro internazionale di dialogo Kaiciid, accompagnata dal cardinale Ayuso. Nel salutarla, ha espresso la sua gratitudine per la visita e rivolto ai presenti alcune parole sul valore della fraternità e del dialogo e il pericolo del monologo e del proselitismo. Successivamente Papa Francesco si è intrattenuto in conversazione con Rahim Aga Khan, figlio della guida della comunità ismaelita, che ha il suo centro a Lisbona. Il Papa ha ricevuto un gruppo di religiosi e persone di diverse fedi e confessioni cristiane coinvolte nell'impegno ecumenico e interreligioso della Chiesa portoghese.    Francesco ha ringraziato i presenti per la fraternità vissuta, per gli sforzi di dialogo, raccomandando loro di prendersi cura dei giovani, che "sono allegri, ma non superficiali", e rischiano di essere "anestetizzati" dal mondo che li circonda. E prima del pranzo con i giovani Papa Francesco ha incontrato brevemente il giornalista israeliano Henrique Cymerman.

Sono una sessantina i giovani altoatesini dei tre gruppi linguistici che dopo un viaggio in autobus di oltre 2500 chilometri sono giunti a Lisbona dove stanno partecipando alla 37.ma edizione della Giornata mondiale della Gioventù. Sono accompagnati dal vescovo diocesano Ivo Muser, da educatori e sacerdoti tra cui il decano di Bolzano don Mario Gretter. A Lisbona sono arrivate oltre un milione di persone da tutto il mondo: i giovani italiani sono 70mila, a loro si aggiungono 109 vescovi dalle diocesi italiane. Guidati dai referenti della Pastorale giovanile diocesana e dalla Skj, l'associazione dei giovani cattolici di lingua tedesca, gli altoatesini hanno avuto la possibilità, già nei primi giorni, di incontrare altri coetanei provenienti da tutto il mondo e immergersi in iniziative di riflessione, gioia e festa di grande spessore, come la Festa degli italiani che ha coinvolto migliaia di ragazze e ragazzi. Ieri sera la delegazione altoatesina si è ritrovata assieme al vescovo Muser per riflettere sul tema dell'amicizia sociale, con i suoi aspetti spesso taciuti di fragilità, di mancata accoglienza e solitudine. L'atmosfera a Lisbona è gioiosa e colorata, racconta il vescovo Muser: "Bandiere e colori hanno invaso la capitale. I giovani possono vedere quanto sia grande e diversificata la Chiesa e le sue tante forme di espressione. Credo che ai giovani faccia bene incontrare altri giovani e sentire che la Chiesa si interessa a loro". Per monsignor Muser, la Gmg è prima di tutto "una festa che deve lasciare impressioni durature: è importante portare a casa questi momenti e tradurli nella vita di tutti i giorni". Durante il colloquio con il gruppo altoatesino il vescovo è rimasto colpito dalla profondità con cui i giovani affrontano temi importanti: "Si è parlato ad esempio di condivisione, dell'esperienza del dolore, delle grandi sfide come la crisi climatica o la pace. Queste cose stanno a cuore ai giovani perché sono nel pieno della vita e hanno la maggior parte dell'esistenza davanti". 

More from ARCHIVIOMore posts in ARCHIVIO »
More from PRIMO PIANOMore posts in PRIMO PIANO »

Comments are closed.