Roma, 11 Apr 2023 - Si è concluso il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi che ha approvato il Def (il documento di economia e finanza). Quella in corso è una settimana chiave per il governo, alle prese non solo con il varo del Def ma anche con la partita delle nomine, che sta suscitando fibrillazioni in maggioranza. Il tempo è poco, il ministro dell'Economia mercoledì è atteso a Washington per gli spring meeting del Fondo monetario internazionale. Una sorta di "esame" per il ministro che avrà appena messo nero su bianco le stime del governo per la crescita del Paese, improntate, assicurano dal Mef, con prudenza nelle previsioni e serietà nell'approccio ai conti pubblici.
Nel quadro tendenziale la stima della crescita del Pil programmatico è stata ritoccata al rialzo al +1% (il Documento di programmazione economica di fine novembre scorso formulava una proiezione su quel dato a +0,6%). Il rapporto deficit/Pil invece viene indicato al 4,5% (4,35% il dato iniziale) un margine in più e uno spazio di azione (2-3 miliardi per ora) per le scelte di politica economica che saranno adottate con la prossima manovra. Per il 2024, invece, il Def stima una crescita del +1,4% del Pil programmatico (nel Dpb era +1,9%) mentre il deficit si attesta oltre il 3%. Il debito intanto proseguirà un percorso di lenta riduzione fino ad attestarsi “nel 2025 al 140,9%”.
Un trend in crescita che viene confermato da Bankitalia, che nell'ultimo bollettino economico osserva: “Secondo i nostri modelli, in Italia l'attività economica sarebbe leggermente aumentata nel primo trimestre del 2023, sostenuta dal settore manifatturiero, il quale beneficia della discesa dei corsi energetici e dell'allentamento delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento”.
Il Def di fatto è il primo vero atto di politica economica del governo Meloni, che fornisce il quadro macro e in cui si delineano le misure che il governo intende portare avanti e sul cui aggiornamento di settembre, la Nadef, si imposterà poi la legge di bilancio a ottobre.
I tecnici del ministero dell'Economia hanno lavorato nelle ultime settimane sul documento di economia e finanza tenendo conto delle indicazioni di massima prudenza sulle stime visto il quadro macroeconomico, caratterizzato dalla grande incertezza per le tensioni globali innescate dall'aggressione all'Ucraina da parte della Russia, con il successivo rialzo dei prezzi, a partire da quelli dell'energia, che ha portato ad alti livelli di inflazione.
Tra le variabili che impatteranno sulla crescita del Pil c'è lo stato di attuazione del Pnrr, al centro da settimane di una disputa politica per i ritardi nei bandi che metterebbero a rischio l'utilizzo di una parte delle risorse. La scorsa settimana anche l'ultimo Italian Macroeconomic Bulletin elaborato da EY ha avvertito che se le risorse nel Pnrr verranno spese per il 70% ed il 90% di quanto previsto nel 2023 e 2024, il Pil potrebbe non crescere quest'anno e riprendere dell'1,8% il prossimo. Se invece verrà utilizzato circa il 50% del previsto, l'economia italiana tornerebbe a crescere nel 2024 a un tasso dell'1,5%, dopo una contrazione dello 0,3% nel 2023.
La Banca mondiale, intanto, ha rivisto al rialzo le stime di crescita globali del 2023, ipotizzando un 2% contro l'1,7% precedente, ma “nonostante la resilienza dei consumatori, le riaperture della Cina, la crescita globale rimarrà sotto il 3% quest'anno e, cosa più preoccupante, rimarrà intorno al 3% per i prossimi 5 anni - ha rimarcato la direttrice generale del fondo monetario internazionale. “Questo preoccupa soprattutto per quanto riguarda le fasce più deboli e per i paesi più poveri”.
Nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, il governo ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale a seguito dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. Lo stato di emergenza, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, avrà la durata di sei mesi.
"Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, ben consapevoli - ha detto Musumeci - della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300 per cento. Sia chiaro, non si risolve il problema, la cui soluzione è legata solo ad un intervento consapevole e responsabile dell'Unione europea".
L' altra partita che si sta giocando in questi giorni è quella delle nomine. In programma c'è una riunione di maggioranza sul punto che vede gli animi tutt'altro che distesi, con Lega e FI in pressing sulla premier. Si parte da Fs, il cui Cda si riunirà lunedì 17: la Lega di Matteo Salvini ha di fatto lanciato un'Opa e preme per la presidenza di Dario Lo Bosco a Rfi, mentre per il ruolo di Ad di Fs resta in corso l'attuale, Luigi Ferraris, il cui nome circola anche per altre posizioni. La stagione assembleare entrerà poi nel vivo a maggio - l'8 Poste, il 9 Terna e Leonardo, il 10 per Enel ed Eni. A Eni sembra assicurata la riconferma di Claudio Descalzi, grazie anche al buon rapporto instaurato con la premier durante le visite in Africa per stringere accordi sul gas in sostituzione delle forniture russe, mentre la Lega prova a strappare la poltrona della presidenza. In Enel, tramontata la stella dell'amministratore Francesco Starace, il nome è sempre quello dell'attuale numero uno di Terna, Stefano Donnarumma, mentre secondo quanto si apprende, difficilmente la spunterà Paolo Scaroni, che FI e Lega spingono per la presidenza: al suo posto potrebbe arrivare da Leonardo Luciano Carta.
A Terna invece salgono le quotazioni di Giuseppina Di Foggia, attuale ad Nokia, anche per dare quel segnale che Meloni vuole fortemente e di cui ha parlato esplicitamente in occasione dell'8 marzo: "La sfida – aveva detto – non è quante donne siedono in un Consiglio di amministrazione, la sfida è quando avremo il primo amministratore delegato di una società partecipata statale donna, perché, ve lo annuncio, è uno degli obiettivi che mi do". Per quel che riguarda Leonardo una delle ipotesi era il passaggio di testimone tra Alessandro Profumo e Lorenzo Mariani, ad di Mbda sostenuto dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Palazzo Chigi, però, sembra più propenso a scegliere Roberto Cingolani, attualmente consigliere per l'Energia. A Poste Italiane in ballo la riconferma di Matteo Del Fante. Ma c'è ancora un po' tempo e, fino all'ultimo, i partiti continuano a trattare.
Nel corso del Cdm è stato approvato anche un disegno di legge su “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”, che il governo ha deciso di adottare, tra le altre cose, dopo i numerosi episodi di attacchi con vernici e altre sostanze dannose a monumenti e altri beni culturali, attuati da attivisti ambientali.
Multe da 20 a 60mila euro, più le sanzioni penali, per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano “in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali” ed altre sanzioni amministrative; sanzioni che vanno da 10 a 40mila euro per chi “deturpa o imbratta” questi beni o destina “ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione” o “incompatibile con il loro carattere storico o artistico”. Sono le misure previste dalla bozza del ddl per intervenire contro gli atti di eco-vandalismo sulle opere d'arte. Il provvedimento destina i proventi delle multe al Ministero della Cultura in modo che siano impiegati per il “ripristino dei beni”.










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