Macomer (Nu), 7 Apr 2023 – Il Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop si opporrà con tutti i mezzi legali alla costituzione di una DOP cacio romano a tutela non solo del comparto che conta 15.000 operatori con un fatturato al consumo di circa 600 milioni, di tutte le indicazioni geografiche ma anche del consumatore, che rischierebbe di essere clamorosamente tratto in inganno al momento della scelta del prodotto. Allo stesso tempo il Consorzio avvierà una battaglia con le istituzioni europee contro l’ordinanza della Cassazione che ingiustamente riconosce la legittimità dell’uso di un marchio che ricalca il nome della storica Dop.
La domanda di riconoscimento della DOP cacio romano è stata in più occasioni archiviata dal Ministero dell’Agricoltura; non si comprende come un discutibile uso di un marchio individuale circoscritto nel tempo e non corrispondente ad alcuna tradizione produttiva possa ora diventare una dop concorrente, con il concreto rischio di minare la tenuta di decine di migliaia di aziende.
“Abbiamo preferito attendere, e dopo una compiuta analisi, esprimerci sul contenuto di un’ordinanza che, a volerla analizzare anche con gli occhi di un non addetto al settore, appare pregiudizievole per tutto il sistema delle produzioni di qualità, nessuno escluso”, dice il presidente del Consorzio, Gianni Maoddi.
Il Pecorino Romano, infatti, oltre che in Sardegna conta su importanti realtà anche in Lazio e Toscana: parliamo nel complesso di 12mila allevamenti ovini che conferiscono latte per la produzione della nostra DOP e di circa 3000 persone impegnate nella trasformazione e commercializzazione. Numeri che la dicono lunga su quanto importante sia la ricaduta economica e occupazionale in tutte e tre le regioni interessate.
“Ma a chi giova tutto questo? La domanda sorge spontanea all’indomani di una decisione che, tra gli innumerevoli sostenitori del made in Italy e del sovranismo nostrano avrebbe dovuto, quanto meno, determinare una levata di scudi in favore della denominazione, primo fra tutti il ministero dell’Agricoltura, e invece tutto tace. Si assiste – incalza Maoddi - alla sola schizofrenica presa di posizione di chi al mattino combatte contro l’Italian sounding, il pomeriggio aderisce alla causa contro il Consorzio e la sera promuove la creazione di una Dop cacio romano con l’obiettivo di indebolire e dividere una filiera fondamentale per i territori di produzione. Com












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