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Trovato a Campobello di Mazara il secondo covo di Messina Denaro: un bunker dietro l’armadio. Comandante del Ros: “Chi pensa a trattative segrete ci umilia”.

Campobello di Mazara, 19 Gen 2023 -  Una stanza blindata a cui si accede dal fondo scorrevole di un armadio: è il secondo covo del boss Matteo Messina Denaro scoperto ieri dai carabinieri e dal Gico della Finanza in una casa al primo piano di una palazzina di via Maggiore Toselli 34, a Campobello di Mazara. L'abitazione è di Errico Risalvato, 70 anni, assolto nel 2001 dall'accusa di mafia, ritenuto vicino al capomafia di Castelvetrano.

Gioielli, collane, bracciali e anche pietre preziose di dimensioni consistenti: sarebbero state trovate all'interno del bunker scoperto nel secondo covo utilizzato da Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara, secondo quanto si apprende da fonti qualificate.

Gli uomini del Gico della Guardia di Finanza e quelli del Ros dei Carabinieri, hanno effettuato la perquisizione che avrebbe portato al ritrovamento. Dovrà essere ora una perizia ad accertare l'autenticità e il valore dei gioielli e delle pietre trovate. Al momento, sottolineano sempre le stesse fonti, non sarebbe invece stato trovato ancora nulla di scritto.

Luciano Mutti, direttore dell'oncologia del San Salvatore dell'Aquila, l'ospedale che "ha preso in carico" il paziente Messina Denaro Matteo, ha visto il nuovo assistito, due ore di colloquio in una stanza del carcere del capoluogo abruzzese. "Ci siamo stretti la mano come con tutti i malati. Ero assieme con una collega. Alla fine ci ha ringraziati educatamente. È stato come incontrare una persona normale. Noi dobbiamo dimenticare che è un boss mafioso", spiega Mutti in un'intervista al Corriere della Sera. "Ci ha fatto molte domande, tipiche di chi vuole sapere, conoscere la verità", sottolinea l'oncologo. "Sa bene da quale malattia è affetto e dei rischi. Ovviamente non posso dire nulla delle sue condizioni di salute. Sono stati già divulgati dettagli che io invece ho appreso direttamente da lui", precisa ancora Mutti.

"Chi pensa a trattative segrete o addirittura a una consegna concordata umilia gli investigatori e i magistrati che per anni hanno lavorato giorno e notte per catturare Matteo Messina Denaro". In un'intervista al Corriere della Sera il comandante del Ros Pasquale Angelosanto spiega: "Soltanto chi non conosce davvero la mafia può pensare a una trattativa segreta". “Messina Denaro in tutti questi anni ha vissuto lontano dalla sua cerchia stretta di familiari e conoscenti. Noi e la polizia abbiamo arrestato centinaia di fiancheggiatori ma abbiamo sempre avuto la certezza che utilizzassero un'attenzione maniacale negli spostamenti e negli incontri. Inoltre i nostri pedinamenti dovevano essere inevitabilmente larghi proprio per non far scattare l'allarme”. 

"E poi c'è un altro elemento che non deve essere ignorato", insiste il generale. "Io ho sempre raccomandato di non lasciare nulla di intentato, ma anche di non rischiare. Davvero si può pensare che avremmo concordato la cattura in una clinica dove c'erano decine di malati con il rischio che potesse esserci un conflitto a fuoco o comunque che qualcuno potesse essere messo in pericolo?" chiede Angelosanto. “È finita la ricerca. La vera indagine comincia adesso”.

Infine "Quello che si può auspicare è che Matteo Messina denaro possa collaborare, dire tutto quello che sa. La storia di Cosa nostra ci ha insegnato che queste sono scelte personali e imprevedibili. Se ci fosse una collaborazione seria e effettiva segnerebbe un salto di qualità nella lotta al sistema mafioso". Così, ospite in una trasmissione tv, il togato del Csm, Nino Di Matteo. "Lo Stato deve mostrare di volerla cercare quella collaborazione - ha ammonito - senza avere paura di fare certe domande e di indagare su cose molto scomode. In Italia ci sono magistrati in grado di gestire collaborazioni delicate, l'importante è che la magistratura, e soprattutto lo Stato, dimostrino di non avere paura".

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