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Arrestato dai carabinieri del Ros dopo 30 anni di latitanza. Era in una clinica di Palermo per terapie, trasferito in una struttura di massima sicurezza. Il procuratore De Lucia: “Preso l’ultimo stragista”.

Palermo, 16 Gen 2023 – Durante la conferenza stampa sull’arresto di Matteo Messina Denaro, latitante da 30, a casa sua, come Totò Reiina, senza che nessuno lo disturbasse. Ma fino a oggi, giorno della sua Cattura, è stato reso noto dal procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, che l’ex latitante, "È stato proposto il regime speciale 41 bis fin da subito, non possiamo rivelare la casa circondariale".

Inoltre il Procuratore De Lucia ha aggiunto: "Messina Denaro non era il capo unico di Cosa Nostra ma aveva una notevole capacità di essere presente negli affari, nel suo ruolo di garanzia fondamentale anche nei rapporti interni di Cosa Nostra, e averlo sottotratto al governo di Cosa Nostra è un contributo importante alla lotta".

Poi il Pm Paolo Guido: "Al momento, dalle indicazioni cliniche che ci vengono dalla struttura che l'ha ospitato e operato, che l'ha avuto in cura fino a stamattina, le indicazioni sono assolutamente compatibili con il carcere".

Sulla cattura di Messina Denaro è intervenuto, durante la conferenza stampa, il Comandante Pasquale Angelosanto: “Da tempo eravamo a conoscenza della sua difficoltà di salute e individuando quale fosse la patologia ci siamo poi concentrati su pochi soggetti e poi su una sola che avesse bisogno di un certo tipo di cure. Il via è stato dato perché stamattina abbiamo avuto contezza che stamattina quella persona aveva avuto accesso alla struttura sanitaria. Bisogna dire che dal controllo del documento del latitante non si riscontrano falsificazioni grossolane”.

"Le indagini – ha aggiunto l’alto ufficiale dei Carabinieri - hanno sempre seguito un doppio binario: la lotta all'apparato militare di Cosa Nostra e l'attacco al suo patrimonio, rendendone più difficile l'attività".

Il Procuratore De Lucia ha poi soggiunto che “C'è stata un'accelerazione negli ultimi giorni. Per quanto riguarda la persona che l'accompagnava la provenienza è trapanese”.

Poi il Procuratore ha inoltre detto (affermazione fatta come una stoccata all’attuale ministro della Giustizia che vorrebbe impedire le intercettazioni): che "Senza le intercettazioni non si possono fare indagini e le indagini non portano da nessuna parte, questo deve essere chiaro. Anche in questa operazione le intercettazioni sono state fondamentali" per arrivare alla cattura dell’inafferrabile latitante.

Il risultato di oggi, il Comandante del Ros Angelosanto dopo i ringraziamenti al Procuratore Maurizio De Lucia e all'aggiunto Paolo Guido, ripercorre l'ultima parte dell'indagine partendo dal monitoraggio dei dati sulla malattia del latitante e sui controlli che avrebbe dovuto effettuare. Ricorda che l'arresto è stata effettuata nella garanzia massima di chiunque fosse all'interno della struttura sanitaria. E "Questo lavoro – ha aggiunto - è il frutto del lavoro di tanti carabinieri grazie ad un lavoro incessante e continuo grazie anche all'impegno di tutte le forze di polizia che hanno contribuito ad avere un quadro sempre più chiaro per raggiungere l'obiettivo".

Dopo l’arresto dell’ex capo dei capi di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, arrestato stamattina a Palermo, è indagato anche dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Il suo nome compariva, assieme a quello di alti 16 indagati tra boss e affiliati a cosche mafiose siciliane e calabresi, in un avviso di accertamenti tecnici non ripetibili notificato nel 2019 dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall'aggiunto Giuseppe Lombardo e dal Pubblico Ministero Stefano Musolino, nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio del sostituto procuratore generale della Corte di cassazione Antonino Scopelliti, ucciso il 9 agosto del 1991 in località "Piale" di Villa San Giovanni mentre faceva rientro a Campo Calabro. In passato, su quel delitto c'era stato un processo che si era concluso, nel 2000 in Corte d'Appello e nel 2004 in Cassazione, con l'assoluzione di numerosi boss siciliani tra cui Bernardo Provenzano, Nitto Santapaola, Giuseppe e Filippo Graviano.

Infine ha voluto cavalcare la grande operazione dei Ros dei carabinieri, il boss di Arcore, dimenticando che fino a qualche anno fa aveva in casa, si dice per protezione personale dei figli, un capo mafia, ed ha affermato in una nota: "Un altro importante passo nella lotta contro la criminalità organizzata! Cosa mai fatta durante i suoi 20 anni di governo.

E nella sua dichiarazione ha aggiunto che l'arresto di Matteo Messina Denaro, dopo 30 anni di latitanza e di ricerca senza sosta da parte delle forze dell'ordine, dimostra ancora una volta che lo Stato è più forte e la mafia non vincerà.

Congratulazioni a tutti coloro che sono stati coinvolti nelle operazioni, alla magistratura e a chi ogni giorno, lontano dai riflettori, lavora per difenderci e assicurarci una giustizia giusta. E per lui la giustizia giusta è quella di vedere in carcere i poveracci e mai politici, corruttori e corrotti.

Con i nostri governi abbiamo dato nuovo impulso alla lotta contro la criminalità organizzata, (cosa che nessuno italiano ha mia percepito) con regole più efficaci: continueremo questa battaglia fino alla vittoria definitiva contro chi uccide e calpesta la dignità umana, contro chi opprime intere aree del nostro a Mezzogiorno".

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