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Letta: “La legge elettorale ci unisce ma c’è autonomia programmatica”.

Roma, 5 Ago 2002 - Senza un centrosinistra unito, "il Paese sarebbe in mano alle destre contrarie ai diritti civili", ha affermato Enrico Letta in un intervista al Messaggero.  Il segretario del Partito democratico persevera nel tentativo di "tenere insieme le forze progressiste, le forze che si contrappongono alla destra. Il segretario dem ha detto anche di essere criticato perché da giorni va "in giro da una parte all'altra per provare a tenere unito il centrosinistra". Ma l'attuale legge elettorale, che definisce come "la peggiore della storia", "ci obbliga a stare insieme".

Riguardo agli accordi con gli alleati, Letta ha ribadito che nel patto c'è scritto "autonomia programmatica" e dunque è lecito che vi siano "questioni sulle quali possono esserci posizioni diverse", come sui rigassificatori sostenuti da Calenda, ma che vedono critici Sinistra Italiana e Verdi.   "Non è che su tutti i temi si deve essere d'accordo su tutto", aggiunge. Il "patto tra noi e Calenda, non è il patto di tutti - prosegue -, quello è il punto sul quale su alcuni temi abbiamo trovato con Calenda e +Europa" accordo.   Letta sente come un "dovere quindi fare di tutto, perché io so cos'è la destra di Meloni e so cos'è la destra di Salvini. Se, periodo ipotetico dell'impossibilità - prosegue il dem -vincessero, il governo italiano sposterebbe il proprio asse in Europa per allinearsi con Polonia e Ungheria".

"Abbiamo fatto una scelta di responsabilità molto sofferta ma a condizioni nette. Non siamo disponibili a rivedere nessun punto di quanto sottoscritto. Ogni giorno vediamo aggiungere alla coalizione un partito zattera e iniziative incoerenti con quanto definito. Anche basta". Lo scrive su Twitter il segretario di Azione Carlo Calenda. 

"Della sorte di Di Maio, D'Inca', Di Stefano e compagnia non ce ne importa nulla. Al contrario, prima tornano alle loro professioni precedenti meglio è per il Paese. E per quanto concerne l'agenda o è quella di Draghi o è quella dei no a tutto. Chiudiamo questa storia ora", ha aggiunto.   

"C'è una ambivalenza che tormenta la sinistra dalla sua origine: riformismo o massimalismo. Una scelta mai compiuta fino in fondo che ha determinato contraddizioni e sconfitte. L'accordo sottoscritto dal Pd è una scelta. Può essere cancellata ma non annacquata. Decidete".

"Non voglio interferire ma immagino che il negoziato andrà a buon fine. Anche perché scegliere i 5 Stelle produrrebbe contraccolpi a sinistra. Conte non è Melenchón". 

Lo ha affermato il segretario di +Europa Benedetto Della Vedova in un'intervista a la Repubblica. "Abbiamo stretto soltanto un patto elettorale, non abbiamo ricostituito l'Ulivo - ha sottolineato - Abbiamo cercato un punto di incontro con Letta negli uninominali: conoscendo l'interlocuzione Pd con SI e Verdi non abbiamo messo veti sui partiti". 

Sul tema dei rigassificatori inseriti nella lettera al Pd Della Vedova ricorda che "si tratta di due rigassificatori flottanti, decisi dal governo Draghi per affrontare l'emergenza. Mica una provocazione. Se avessimo voluto, ce n'erano di temi così. Azione ha il nucleare nel suo programma". 

Con Renzi, invece, "purtroppo non si sono create le condizioni, ma se il Pd volesse riaprire il confronto, non metteremmo becco. C'è ancora qualche giorno, vediamo se arriveranno sorprese". Alla domanda se fosse deluso dal centrodestra risponde: "Molto. Nel 2005 pensavo alla possibilità di costruire una polarità liberale, ma la destra si mostrò reazionaria. Oggi è ancora quella roba lì".

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