Cagliari, 13 Mar 2022 - Le bombe russe cominciano a cadere anche su Leopoli. la città più occidentale dell'Ucraina, la porta per la Polonia, dove affluiscono centinaia di migliaia di profughi e dove sono state trasferite le ambasciate dei paesi occidentali si è risvegliata sotto le salve dei missili di Mosca. Lo scrive il sito ucraino, sempre molto bene informato, Kyiv Independent
Pesanti bombardamenti su diverse città ucraine fin dalle prime ore della giornata: Mykolaiv, Vasylkiv, Mariupol. E ovviamente Kiev, la capitale, intorno alla quale si stringe l’assedio dell’esercito nemico. La famosa colonna di mezzi corazzati lunga chilometri, che per giorni ha marciato in direzione della città più importante del paese, si è infatti “dispersa”, manovra che lascia presupporre i preparativi all’assalto finale alla capitale per farla capitolare. Zelensky, per tenere alto il morale delle truppe e dei civili rimasti nell’inferno ucraino, ha dichiarato che i russi hanno subito, e stanno tuttora soffrendo, “pesanti perdite” e ha chiesto il rilascio immediato del sindaco di Melitopol. Per chi resta, intanto, tra assedi e attacchi ai convogli di civili che cercano di scappare, la situazione è a dir poco drammatica: quasi un milione di ucraini sono senza elettricità e 250 mila persone non possono usare il gas per scaldarsi, in scenari urbani ormai diventati apocalittici.
Dopo giorni di “buio totale” su eventuali, positivi sviluppi della guerra in Ucraina, che aprissero ad un vero cessate il fuoco e alla fine del massacro di civili, in atto ormai da tre settimane, oggi è sembrato accendersi davvero uno spiraglio di luce sulle trattative in corso con la Russia, che - nonostante i tre incontri svoltisi tra le rispettive delegazioni di belligeranti e il meeting di Antalya dell’altro ieri tra i ministri degli Esteri Sergei Lavrov e Dmytro Kuleba - parevano delle “operazioni di facciata”, dialoghi pro forma e inconcludenti, non ispirati da un autentico desiderio di trovare l’accordo.
La Russia, ha detto il presidente Zelensky, ha avuto per la prima volta “negli ultimi due anni”, un "approccio fondamentalmente diverso" alla crisi in atto. Mosca, da parte sua, ha annunciato che i colloqui ora continueranno a distanza, in videoconferenza, mentre è ripreso il filo diretto con le due capitali europee al momento più coinvolte sul fronte della diplomazia, Parigi e Berlino. In una telefonata con Emmanuel Macron e Olaf Scholz, tuttavia, il capo del Cremlino “non ha dato alcun segnale della volontà di sospendere la guerra”, hanno osservato fonti della presidenza francese, riconoscendo solo che Putin ha abbassato qualche tono, rinunciando ad esempio a parlare dell'esigenza di “denazificare” l'Ucraina. Il portavoce di Scholz ha precisato che il cancelliere tedesco e il presidente francese hanno chiesto la fine del conflitto, aggiungendo che “su altri contenuti del colloquio è stato concordato il silenzio”. Il cauto ottimismo che oggi sembrava serpeggiare nell’aria tra le cancellerie d’Europa è stato confermato anche dal ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, il quale ha osservato che “arrivano piccoli segnali” positivi, da cui ci si aspetta “una soluzione diplomatica che ci possa condurre alla pace”. Zelensky ha anche detto di sperare nella “positiva influenza” che sulla Russia potrebbe avere Israele, lasciando intendere che punterebbe su negoziati da tenersi a Gerusalemme.
Il capo di stato ucraino ha poi partecipato con un collegamento video alla manifestazione per la pace organizzata a Firenze, e in altre 200 città italiane e straniere, rilanciando i suoi appelli e ricordando che la guerra che si combatte nella sua terra è un conflitto “contro l’Europa e i suoi valori”. E mentre papa Francesco è tornato a implorare la cessazione delle ostilità, chiedendo di “pensare ai bambini”, la situazione dei profughi nel nostro paese, come in molti altri stati europei, si fa sempre più difficile: a oggi, sono arrivati in Italia quasi 35 mila profughi.












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