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Trattativa Stato-mafia, come previsto da alcuni giorni tutti assolti in appello.

Palermo, 23 Sett 2021 - Nel pomeriggio è arrivata la sentenza dei giudici di Palermo nel processo sulla "trattativa stato-mafia",il dialogo segreto che uomini dello Stato avrebbero intrattenuto con i vertici di Cosa nostra durante la stagione delle stragi, fra il 1992 e il 1993.

La Corte di Assise di Palermo ha assolto l’ex senatore Marcello Dell’Utri ("per non avere commesso il fatto"), gli ex generali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni ("perché il fatto non costituisce reato"), in primo grado erano stati condannati a 12 anni. Pena ridotta a 27 anni per boss Leoluca Bagarella mentre al medico Antonino Cinà la pena è stata confermata a 12 anni.

Il processo di appello è iniziato il 29 aprile del 2019. L'accusa, rappresentata dai sostituti Pg Sergio Barbiera e Giuseppe Fici, alla fine della requisitoria del 7 giugno ha chiesto il rigetto dei ricorsi e la conferma della condanne di primo grado.

In primo grado la Corte di Assise, nel maggio 2018, aveva condannato a 28 anni di carcere il boss Leoluca Bagarella, a 12 anni Dell'Utri e gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni e Antonino Cinà, medico e fedelissimo di Totò Riina. Erano stati condannati a 8 anni l'ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno e Massimo Ciancimino, figlio di Vito, poi stralciato e prescritto.

"In parziale riforma della sentenza emessa dalla Corte di assise di Palermo in data 20 aprile 2018 - si legge - assolve De Donno Giuseppe, Mori Mario e Subranni Antonio dalla residua imputazione a loro ascritta per il reato di cui al capo A,perché il fatto non costituisce reato". 

"Dichiara - prosegue il dispositivo - non doversi procedere nei riguardi di Bagarella Leoluca Biagio, per il reato di cui al capo A, limitatamente alle condotte commesse in pregiudizio del governo presieduto da Silvio Berlusconi, previa riqualificazione del fatto; come tentata minaccia pluriaggravata a corpo politico dello stato, per essere il reato così riqualificato estinto per intervenuta prescrizione. E per l'effetto ridetermina la pena nei riguardi di Bagarella in anni 27 di reclusione". 

"Assolve Dell'Utri Marcello dalla residua imputazione per il reato di cui al capo A, come sopra riqualificato, per non avere commesso il fatto e dichiara cessata l'efficacia della misura cautelare del divieto di espatrio già applicata nei suoi riguardi".

La Corte ha revocato le statuizioni civili nei riguardi degli imputati De Donno, Mori, Subranni e Dell'Utri e rideterminato in 5 milioni di euro l'importo complessivo del risarcimento dovuto alla Presidenza del Consiglio dei ministri. 

La Corte d'assise "conferma nel resto l'impugnata sentenza anche nei confronti di Giovanni Brusca e condanna gli imputati Bagarella e Cinà alla rifusione delle ulteriori spese processuali in favore delle parti civili (Presidenza del Consiglio dei ministri, presidenza della regione siciliana, comune di Palermo, associazione tra familiari contro le mafie, centro Pio LaTorre)". La corte ha fissato in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni.

"Aspettiamo le motivazioni eleggeremo il dispositivo". Così, laconicamente, il procuratore generale Giuseppe Fici ha commentato la valanga di assoluzioni al processo d'appello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia Marcello Dell'Utri " Sempre stato tranquillo, altrimenti non sarei qui." e il suo avvocato Francesco Centonze (difensore insieme a Francesco Bertarotta e Tullio Padovani: "Siamo felici perché il nostro assistito è stato dichiarato estraneo a questa imputazione, dopo 25 anni di processi, in relazione al periodo successivo al '94". 

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