Roma, 16 Feb 2021 - Da quella inglese a quella brasiliana, le nuove varianti "che presentano diverse mutazioni nella proteina spike, non dovrebbero in teoria causare problemi ai test antigenici, in quanto questi rilevano la proteina N". Tuttavia, "è da tenere presente che anche per la proteina N stanno emergendo mutazioni che devono essere attentamente monitorate per valutare la possibile influenza sui test antigenici che la usino come bersaglio". A spiegarlo è una nuova circolare del Ministero della Salute sui test antigenici rapidi alla luce della circolazione delle nuove varianti del virus.
Ieri la direttrice dell'Ecdc (l'Agenzia Ue per la prevenzione e il controllo delle malattie) Andrea Ammon in una nota che accompagna l'ultima valutazione del rischio sul Covid-19 in Europa ha lanciato un nuovo allarme: "Dalla nostra ultima valutazione la situazione epidemiologica è rimasta molto preoccupante".
"A meno che le misure non farmaceutiche" come distanziamento, telelavoro ove possibile, restrizione agli spostamenti, mascherine e igiene mani, "non vengano continuate o addirittura rafforzate, nei prossimi mesi dovrebbe essere previsto un aumento significativo dei casi e dei decessi correlati al Covid-19", ha aggiunto.
Oggi a lanciare un nuovo allarme sulla situazione dei reparti ospedalieri è Massimo Galli, infettivologo del Sacco di Milano: "Io mi ritrovo il mio reparto invaso da nuove varianti, riguarda tutta l'Italia e ci fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri: questa è la realtà. Davanti a questo, anche chi vi dice 'attenzione dobbiamo chiudere di più' può correre il rischio di esagerare nel fare questa affermazione. Ma il rischio di esagerare è inferiore alla probabilità di avere purtroppo per l'ennesima volta ragione".
“Non ce le siamo inventate noi le varianti. Ci sono e sono più contagiose. Hanno maggiore facilità a diffondersi in situazioni non sicure. Questo è molto spiacevole, ma è un dato di fatto. Non è che possiamo metterci a un tavolo e fare una trattativa sindacale o politica con il virus. Il virus segue le sue regole e le sue modalità di diffusione. Per cui, è inutile raccontarci tutte le cose che continuiamo a sentirci raccontare in merito al discorso del disastro che sta facendo questo virus e quindi dobbiamo per forza riaprire. Siamo tutti d'accordo che vorremmo riaprire tutto quello che si può aprire", ha concluso.
A confermare la situazione anche Maurizio VIecca, primari del medesimo ospedale: "Ci stiamo di nuovo riempiendo dopo un periodo tranquillo, abbiamo dovuto ripristinare i letti Covid che avevamo iniziato a utilizzare per pazienti con patologie diverse. Il problema non sono tanto le varianti ma il contagio è aumentato, com'era molto prevedibile, per la riapertura delle scuole, il conseguente nuovo affollamento dei mezzi pubblici e i ristoranti presi d'assalto a pranzo. A questo punto tanto valeva aprirli anche a cena che così la clientela si 'diluisce' senza concentrarsi solo in determinati orari. Così come non ha senso per esempio che le pasticcerie debbano chiudere alle 18 invece che alle 19 e 30, come se in quell'ora e mezzo cambiasse qualcosa”.
"Nel contesto italiano, in cui la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile sta procedendo rapidamente ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguata". È quanto sottolinea l'Istituto superiore di sanità nello studio di prevalenza della variante VOC 202012/01 (Regno Unito) in Italia relativo alla indagine svolta lo scorso 4-5 febbraio.
Considerata la circolazione nelle diverse aree del paese "si raccomanda di intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione della variante VOC 202012/0, rafforzando/innalzando le misure in tutto il paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto". È quanto afferma l'Istituto superiore di sanità nello studio di prevalenza della variante VOC 202012/01 (Regno Unito) in Italia, relativo alla indagine svolta lo scorso 4-5 febbraio.
"Negli ultimi giorni abbiamo assistito in diverse aree alla diffusione di alcune varianti del virus: questo spiega la decisione di fare un passo indietro sulle riaperture annunciate. Ma sarebbe molto importante riuscire a comunicare queste decisioni con un maggior margine di tempo. D'altra parte, fin dall'inizio della pandemia c'è un problema di comunicazione che coinvolge tutti coloro che si rapportano alla popolazione. Gli esperti devono collaborare anche attraverso le dichiarazioni rilasciate ai media". Lo scrive su Facebook Pierpaolo Sileri, già viceministro alla Salute, intervenuto questa mattina a Rainews 24.
"Secondo il mio parere – aggiunge -, un confinamento generalizzato adesso sarebbe un provvedimento eccessivo. Servono chiusure localizzate laddove c'è un andamento del virus anomalo, continuando a usare i 21 parametri, in una logica di stop and go. Una volta protetti con il vaccino il personale sanitario, gli anziani e i fragili, sarà un atto dovuto procedere a graduali riaperture. Com
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