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Rapina a Don Vincenzo Pirarba ad Arbatax: in arresto anche il complice di Derosas.

Lanusei (Nu), 28 Gen 2021 - Nel pomeriggio del 26 gennaio scorso, è stata eseguita, nei confronti del giovane che è stato individuato come complice di Emilio Derosas nella rapina del 7 maggio 2020, la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di Tortolì e dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, con l’obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione dalle ore 21,00 alle ore 07,00.

La misura restrittiva è riferita, oltre che alla rapina, anche al coinvolgimento del ragazzo di Tortolì, in fatti di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Probabilmente, la rapina ai danni di Don Pirarba scaturì proprio nell’ambito degli stupefacenti, in parte (se non del tutto) motivata dalla necessità di reperire denaro per alimentare il piccolo spaccio locale, diffuso nel Comune di Tortolì (e non solo).

Il ruolo del giovane di origine marocchine nella rapina, fu di mero complice nel suscitare l’uscita del Parroco dalla propria abitazione, così consentendo al Derosas, che rimane l’autore dei fatti in concreto più gravi, di portare a compimento il reato. Ma nonostante il ruolo minore attribuibile al giovane, il suo concorso nella rapina, sostenuto dal pubblico ministero Dr. Gualtiero Battisti nella propria richiesta cautelare, è stato riconosciuto dal G.i.p. Dr. Francesco Alterio. Infatti il quadro probatorio raccolto a suo carico, in relazione alla partecipazione nel reato, è ampio e definito e tale è stato ritenuto, sulla base degli elementi esposti dal pubblico ministero, dal Giudice per le indagini preliminari.

Ripercorrendo, il 7 maggio 2020 ad Arbatax un giovane malfattore, molto probabilmente assieme ad altri complici, travisato si era introdotto nella villetta di un anziano parroco nativo di Villagrande Don Vincenzo Pirarba, per commettere il reato. E l’anziano sacerdote, compreso il pericolo, ha cercato invano d’impedire l’ingresso al malvivente, con cui aveva avuto una brutta colluttazione finendo per avere la peggio e riportando importanti lesioni. E il ladro, dopo avere vinto la resistenza dell’anziano sacerdote, ha rubato dalla casa dei monili in oro, un crocifisso ed una somma di 400 euro in contanti.

Le indagini sin da subito serrate, non sono mai state interrotte, e in seguito è stato ritrovato, attraverso le battute ed i rastrellamenti nelle zone più impervie nei pressi dell’abitazione del parroco, tutto il materiale utilizzato dai rapinatori ed anche il crocifisso derubato.

I vari indizi e le continue attività portarono gli investigatori dell’Arma, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lanusei, ad una prima attività invasiva - una perquisizione domiciliare - in un’abitazione vicina alla casa del rapinato in cui si riteneva che dimorasse uno dei rapinatori (il giovane uomo che fu visto entrare nella casa del sacerdote e asportò la refurtiva) la sera del reato, il giovane Derosas. Poi all’interno dell’abitazione vennero ritrovati nascosti alcuni oggetti costituenti parte del “bottino” della rapina, tra cui un borsello cosiddetto “portaviatico” (contenente oggetti sacri e strumenti per la liturgia).

A quel punto le prove erano chiare, oltre alle tante altre cristallizzate di recente, e quindi il 9 giugno 2020, i Carabinieri della Compagnia di Lanusei e della Stazione di Tortolì hanno eseguito il fermo di indiziato di reato, emesso dal sostituto Procuratore Gualtiero Battisti della Procura della Repubblica di Lanusei.

Il Fermo si è quindi reso necessario per l’importante carico di indizi emerso nei confronti del rapinatore ma si avevano, inoltre, fondati elementi per ritenere che il giovane, il quale ha già abitato per alcuni anni passati in Spagna, avesse intenzione di fuggire, recandosi di nuovo in quella Nazione, per sottrarsi, o almeno tentare di sottrarsi, alle ricerche da parte dell’autorità giudiziaria.

A questo punto il giovane rapinatore diciannovenne di Orosei, è stato dichiarato in arresto e poi trasferito e rinchiuso presso il carcere di Ca-Uta dove si trova attualmente, nonostante la possibilità di aver potuto usufruire degli arresti domiciliari, che in più occasioni ha violato.

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