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Crisi di Governo – Le pretese di Di Maio stanno bloccando l’intesa: quasi vicina l’intesa tra i giallo-arancioni (non rossi perché nel Pd di rosso non è rimasto molto). Nuovo incontro alle 8.30 di stamane

Roma, 28 Ago 2019 - Di nuovo in bilico la trattativa tra M5s e Pd per la formazione del governo. "Rischia di saltare tutto - dicono i dem - perché Di Maio rivendica la vicepresidenza del Consiglio". Il capo politico del MoVimento, dalla sua, annuncia che la nuova proposta di governo M5S-Pd sarà votata su Rousseau: "Gli iscritti hanno e avranno sempre l'ultima parola". E anche questo non piace al Pd. 'E' solo un modo per prendere tempo, un altro elemento che complica la trattativa in corso. Si tratta tra l'altro - osservano fonti PD - "di uno sgarbo istituzionale" al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che al termine delle consultazioni deciderà se affidare l'incarico di governo. Alle 8.30 nuovo incontro tra la delegazione dei capigruppo pentastellati e Dem.

Dopo la ripartenza, dunque, una nuova frenata. Al termine di una giornata tesa, c'era soddisfazione da parte di Pd e M5S. La riunione tra le delegazioni dei due partiti, che si era tenuta nel tardo pomeriggio, sembrava aver fatto rientrare lo stallo delle trattative per la formazione di un governo.

"Una riunione serena" commenta Graziano Delrio, in un breve punto stampa a tre voci con la vicesegretaria del Pd Paola De Micheli e il capogruppo al Senato Andrea Marcucci. "Abbiamo approfondito i punti per una base comune di programma", dice De Micheli. "Il lavoro continua" sottolinea Marcucci.

E di "buon clima" parla il capogruppo dei senatori pentastellati, Stefano Patuanelli, al termine dell'incontro durato circa 90 minuti. "Noi abbiamo presentato 10 punti di programma durante il primo giorno di consultazioni - dice - il Pd ha elaborato più nel dettaglio alcune proposte, che oggi hanno voluto farci vedere. Non sono stati fatti nomi al tavolo di questo pomeriggio. Domani ci sarà un nuovo incontro con i Dem".  A chi ha chiesto se fossero stati fatti dei nomi di ministri, Patuanelli ha risposto negativamente. A chi ha chiesto se ci sarà un accordo M5s-Pd, il capogruppo al Senato ha risposto: "Sono ottimista di natura". Conte entrerà ufficialmente in campo solo dopo aver avuto l'incarico dal presidente Mattarella. Per ora, a condurre il difficile dialogo restano Di Maio e il segretario Pd Nicola Zingaretti. Con un nodo, su tutti: quello di vicepremier. Il Pd considera infatti Conte come esponente 5S e vorrebbe un vicepremier unico, in quota Dem (si parla di Orlando). Il M5S mira a ripetere lo schema giallo-verde: un premier-garante e due vice. Con una terza ipotesi: che alla fine le due parti convergano su un presidente del Consiglio e nessun vice.

Riparte, dunque, il dialogo tra il M5S e i Dem, nel giorno delle nuove consultazioni del presidente Mattarella. Solo poco prima che il capo dello Stato dia il via alle consultazioni, la giornata inizia a virare in positivo. È Giuseppe Conte a disincagliare la situazione. Con una nota, Palazzo Chigi assicura che "Di Maio non ha chiesto il Viminale". E a stretto giro di posta arriva il commento del capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci: la precisazione che Luigi Di Maio non ha chiesto il ministero dell'Interno "mi sembra un segnale positivo". La trattativa è ripartita? "Diciamo che sono più ottimista", è la chiosa.

Il Movimento apre subito: "Accogliamo positivamente le parole di apertura di alcuni autorevoli esponenti del Partito Democratico sul ruolo del presidente Giuseppe Conte. Sì a un dialogo sul programma e sui temi", scrive in una nota, sottolineando che il M5S vuole innanzitutto parlare di soluzioni per il Paese, "in una fase che consideriamo delicatissima a seguito dell'apertura di una crisi che ci vede estranei a ogni responsabilità".

È il capogruppo al Senato del Pd Marcucci che, a tardo pomeriggio, annuncia una riunione con i capigruppo M5S: "Riprende il tavolo del programma e alle 18 ci vediamo con i nostri colleghi capigruppo del M5s alla Camera" dice lasciando il Nazareno, dove si è tenuta la cabina di regia convocata da Zingaretti.

Marcia compatto, il Pd, nelle ore decisive della trattativa, a riservarsi il ruolo di outsider è Carlo Calenda: "Sono stato zitto, come promesso, fino all'inizio delle consultazioni. Ma ora basta. Lo spettacolo è indecoroso. Oggi iniziano e noi stiamo prendendo da giorni schiaffi da Di Maio e soci. C'è un democratico rimasto che si ribelli ai diktat su Conte e a un negoziato che non ha toccato un tema vero. #Basta. Calarsi le braghe non si può. Il tempo scadeva ieri. #Basta, ritrovate un po' di orgoglio diamine!!", scrive su Facebook.

Con il M5S che fa saltare il vertice con la delegazione Dem. "Rivedremo il Pd quando nei loro organi di partito avranno dato l'ok all'incarico a Conte. Nessun altro incontro fino a quando non avranno chiarito ufficialmente la loro posizione su Giuseppe Conte", recita la nota dei pentastellati. "Torni il dialogo, non c'è tempo da perdere. Il Paese aspetta risposte serie, non ci interessa discutere di posti e poltrone", è l'appello del capogruppo Dem alla Camera Graziano Delrio, uscendo dalla riunione con i big del partito. "Non c'è alcun veto" su Conte, ribadisce. Poi, alla domanda se Conte debba trattare al posto di Di Maio, Delrio risponde: "Qualcuno prenda in mano la situazione. Basta con le ambizioni personali".  A ogni modo, se la trattativa si è arenata, la responsabilità è dei 5 Stelle: "Chi ha interrotto il dialogo - ha indicato Delrio - non siamo stati noi, la riunione è stata annullata da loro".

Rassicurazioni arrivano da parte M5S: "Non mi risulta che la trattativa sia saltata. Si va avanti, una cosa per volta", ha commentato il capogruppo alla Camera dei Cinque Stelle, Francesco D'Uva. "Che Conte non sia il punto è un grandissimo passo avanti, un'ottima notizia".