Cagliari, 29 Giu 2019 - Il cavaliere oscuro è tornato. Non si tratta del protagonista mascherato del famoso film di Christopher Nolan del 2012, ma dell’opera di Mozart che dopo quattordici anni si ripresenta a Cagliari (era assente dal 2005).
Il teatro lirico ha deciso così di regalare ai suoi spettatori una delle opere più famose, apprezzate ed intriganti del panorama lirico.
Prima di addentrarsi nell’analisi della serata di ieri, in cui si è svolta la prima rappresentazione del nuovo Don Giovanni, è bene fornire alcune indicazioni sull’opera e sul perché desti così tanto interesse.
Il personaggio del Don Giovanni è stato analizzato anche da Alessandro Baricco, in un saggio riguardante il romanzo Dracula di Bram Stoker. Baricco, infatti, evidenzia le notevoli analogie che intercorrono tra i due personaggi, abituati ad agire col favore delle tenebre ed aventi come vittime privilegiate giovani fanciulle.
Entrambi si pongono come un male che si presenta all’interno di una comunità e che deve essere estirpato. Usando le parole di Baricco “…il virus che ammala il mondo, e il buco nero che lo mette in movimento, è il desiderio, quando lo si lasci cieco, impersonale, ineducato, libero”. Quello che viene in gioco è quindi lo sfogo incontrollato di un istinto, che spinge a commettere atti barbarici.
Non è un caso che il Don Giovanni può essere riassunto nelle parole che egli rivolge al suo servo Leporello “Lasciar le donne? Pazzo! Sai ch’elle per me son necessarie più del pan che mangio, più dell’aria che spiro”.
Ciò che muove il protagonista è quindi il desiderio incontrollabile che lo porta ad agire ed a commettere atroci delitti, come se si trattasse di una droga di cui ha disperatamente bisogno. Come sostiene Baricco si tratta di un buco nero, capace con la sua forza di attrarre tutti coloro che gli stanno attorno, compresi coloro che gli giurano vendetta, i quali però finiscono per esserne ammaliati. Non è un caso che la punizione per il Don Giovanni interverrà solo per il tramite dell’oltretomba, quasi a voler sottolineare la sua dimensione soprannaturale intangibile dai nemici viventi del Don.
Ecco che dinanzi ad un personaggio così affascinante si costruisce il successo di quest’opera.
Il teatro cagliaritano per l’occasione ha riproposto il sontuoso allestimento firmato nel 1987 per il teatro alla Scala di Milano da Giorgio Strehler e ripreso a Cagliari nella rappresentazione del 2005.
La regia è stata affidata a Daniela Zedda, mentre la scenografia, fedelissima all’opera e a dir poco monumentale, a Cristian Demuro. I due, insieme al costumista Marco Nateri, hanno posto in scena uno spettacolo che allieta la vista e che riporta l’ambientazione al XVIII secolo.
Il maestro Gérard Korsten ha ripreso le redini dell’orchestra cagliaritana, a lui già affidata nel 2000 e nel 2005, e sapientemente condotta per tutto l’arco dello spettacolo della durata di tre ore e dieci minuti.
Dinanzi ad un allestimento così sontuoso gli interpreti non sono stati da meno. Applausi a scena aperta sono stati dedicati a Nicola Ulivieri (Don Giovanni), Heather Engebretson (Donna Anna), Marco Ciaponi (Don Ottavio), Monica Bacelli (Donna Elvira), tutti in grado di portare avanti degli assoli lunghi e a dir poco complicati. Oltre alle doti canore, gli stessi hanno mostrato grandi capacità sceniche e di recitazione, che hanno contribuito al successo della serata.
Ecco che di fronte a questo complesso di elementi a dir poco monumentali, non bisogna lasciarci sfuggire l’occasione di vedere il Don Giovanni (in scena fino al 24 luglio). G.P.S.