Carbonia, 10 Dic 2018 - Dalle ore 06.00 di questa mattina, nelle province di Cagliari, Sassari e Alessandria, i carabinieri della Compagnia di Carbonia, coadiuvati da personale delle competenti giurisdizioni, hanno dato esecuzione a 6 ordinanze di applicazione di custodia cautelare in carcere, disposte dal Tribunale di Cagliari su richiesta della locale D.D.A. nell’ambito del P.P. N. 15218/14, nei confronti di 6 stranieri (un algerino, un tunisino e quattro nigeriani), ritenuti responsabili dei reati di cui detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti a minorenni, associazione a delinquere, sfruttamento e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione e detenzione di banconote contraffatte.
Quindi sono finiti in carcere 4 dei 6 destinatari, Messadi Yacine, di 45 anni, nato in Algeria e residente a Cagliari; Hammouda Nidham, di 32 anni, nato in Tunisia e residente a Selargius;
Tony Sofia, di 32 anni, nata in Nigeria, residente a Sassari e Domwonyi Bridget Tina, di 36 anni, nata in Nigeria e domiciliata ad Alessandria.
I provvedimenti sono il frutto degli esiti investigativi durante l’operazione convenzionalmente denominata "Arruga", condotta dal dicembre 2014 al mese di dicembre 2018 dal Norm della Compagnia CC di Carbonia che, attraverso due principali filoni d’indagine, ha svelato l’esistenza di altrettante distinte tratte di extracomunitari clandestini che, giunti in Sardegna, venivano gestiti e sfruttati da due organizzazioni criminali.
La tratta Hannaba – Sulcis favoriva l’ingresso illegale di stranieri che, partiti dall’Algeria e giunti sulle coste del Sulcise successivamente venivano impiegati nell’illecita attività dello spaccio al “dettaglio” di droga nelle piazze di Cagliari, in particolare nel quartiere “Marina”. Nello specifico, era il Messadi Yacine, che organizzava i viaggi di migranti dall’Algeria all’Italia: acquistava il motore e la barca, pagava e dava istruzioni allo “scafista”, teneva i contatti con le famiglie dei profughi.
L’operazione ha dato riscontro a ciò a maggio 2015, quando i carabinieri della motovedetta classe 700, nelle acque antistanti Sant’Antioco, avevano intercettato un barchino in legno con a bordo 5 nordafricani, ed hanno poi arrestato lo scafista algerino che li stava trasportando. Infine, il Messadi forniva loro i suggerimenti opportuni per evitare il rischio di un immediato rimpatrio: raccomandava loro di dire che erano minorenni, di cancellare il suo numero di cellulare e che, da Carbonia collocati al Cas di Cagliari, terminate le formalità di identificazione, sarebbero dovuti di fuggire. Messadi, infatti, ai clandestini offriva rifugio a casa sua per poi utilizzarli nel traffico della droga da lui gestito. Da maggio 2016 a tutto il 2017, il presunto capo ha favorito l’immigrazione illegale, agevolando la permanenza sul territorio dello Stato di numerosi cittadini stranieri irregolari che impiegava nella sua attività di spaccio ovvero garantendo la loro partenza verso altre località in Italia e in Europa.
L’uomo però non gestiva da solo il mercato della droga nelle piazze di Cagliari, ma si avvaleva della collaborazione di Hammouda Nidham, che si riforniva di droga, principalmente hashish, da terzi spartendola con il suo socio per poi venderla al consumatore finale. Inoltre durante le indagini si è inoltre appurato che Messadi e Hammouda dal 2015 a tutto il 2017, avevano padroneggiato nello spaccio di droga (principalmente hashish) nel quartiere Marina di Cagliari, servendosi di minorenni (tra cui i due figli del Messadi) e vendendo lo stupefacente anche a minorenni. Il Messadi riceveva gli ordinativi della droga per telefono e utilizzava i figli per effettuare le consegne, anche ad altri minori: in una circostanza i carabinieri di Cagliari hanno fermato due minori e li hanno trovati con 50 grammi di hashish acquistati poco prima dal figlio. Tuttavia quest’ultimo non voleva assolutamente che i propri figli facessero uso di droghe, alcool e fumo. Dalle indagini, infatti, il Messadi è apparso come un musulmano connotato da una rigida osservanza delle pratiche religiose e dei dettami islamici, fortemente rispettato e temuto dalla propria comunità.
Infine Messadi è accusato di concorso in detenzione di banconote contraffatte: egli, dopo aver contattato un soggetto straniero dimorante in Campania, era riuscito a far arrivare al porto di Cagliari 5.000,00 euro di banconote false che aveva acquistato al prezzo di 1.000,00 euro, che avrebbe smerciato nelle operazioni di vendita della droga.
L’altra tratta emersa è quella Nigeria – Libia – Sassari, che, invece, consentiva di far giungere in Italia giovani donne nigeriane per essere immesse nel circuito della prostituzione anche a Sassari.
Nell’ambito delle attività tecniche sviluppate nell’operazione Arruga, è stata individuata la presenza di una pericolosa compagine criminale nigeriana, con carattere transnazionale e operante nella città di Sassari, dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione, che, nel periodo oggetto d’indagine, ha promosso e finanziato il trasferimento in Italia di numerosi migranti. I soggetti facenti parte di questa organizzazione, arrestati stamani, sono Tony Sofia di 32 anni, nata in Nigeria, residente a Sassari, Edomwonyi Bridget Tina, di 36 anni, nata in Nigeria domiciliata ad Alessandria, (entrambe con il ruolo di Maman) e Obasohan Williams di 30 anni, nato in Nigeria residente a Castelsardo (uomo di fiducia e principale collaboratore di un quarto soggetto destinatario di OCC, non eseguita poiché all’estero). Questi si erano suddivisi tra loro i compiti: la Tony si occupava di individuare le donne interessate a immigrare clandestinamente in Italia e di finanziare il viaggio; l’Obasohan di finanziare la permanenza in Libia dei migranti in attesa della loro partenza mentre la Edomwonyi coordinava l’illecita attività di favoreggiamento e sfruttamento in Italia.
Per favorire l’immigrazione clandestina si avvalevano di soggetti che vivevano in Libia e Nigeria, inseriti nel traffico di esseri umani, Mama Vera (nigeriana non identificata) la quale aveva il compito di individuare in patria le giovani da avviare alla prostituzione e di anticipare il corrispettivo per il viaggio delle ragazze (il corrispondente di 7.000 € per migrante versate sul conto del traghettatore) che venivano affidate in Libia ad altro soggetto non identificato (Frede). Gli associati si occupavano anche di sovvenzionare la permanenza delle migranti custodite in ghetti nel campo libico: qui aspettavano anche molte settimane prima di essere imbarcate, costrette a subire la sofferenza della fame, del freddo, le pessime condizioni igieniche nonché le avance e le minacce dei loro carcerieri. Arrivate in Italia e sistemate in un centro di accoglienza in Campania, ricevevano dalle Maman nuove schede telefoniche, soldi, documenti d’identità falsi nonché indicazioni su come allontanarsi dal centro d’accoglienza e prendere il traghetto Civitavecchia – Olbia. A questo punto le Maman davano alle loro protette le istruzioni sulle attività che avrebbero dovuto svolgere per “riscattare” la propria libertà: procuravano loro una casa dove esercitare il meretricio e gli abiti “da lavoro”, davano consigli su come comportarsi con i clienti, aiutavano le ragazze, che non parlavano l’italiano, a trattare con i clienti.
L’operazione Arruga, inoltre, ha permesso finora d’assicurare alla giustizia 8 soggetti, di cui 4 italiani (1 minorenne) e 4 stranieri, arrestati in flagranza di reato per traffico di sostanze stupefacenti nel Lazio ed in Sardegna; arrestare, in flagranza di reato, uno “scafista” algerino, mentre trasportava extracomunitari clandestini da Hannaba alle coste del Sulcis; eseguire un fermo, indiziato di delitto e 2 ordinanze di custodia cautelare a carico di 3 nigeriani, responsabili di traffico di sostanze stupefacenti.
Inoltre sono stati sequestrati complessivamente 2,582 chili d’eroina; 500 grammi di hashish; 54 gr di marijuana; 5.020 euro di banconote contraffatte.
Contestualmente all’esecuzione delle misure, sempre questa mattina, sono state effettuate perquisizioni personali e locali, essendo fondato il motivo di ritenere che nel corso dell’attività di P.G. si potessero rinvenire stupefacenti ed armi illecitamente dagli indagati, che hanno consentito di rinvenire e sequestrare una ventina di grammi di hashish nella disponibilità di Mesadi Yacine e 30 gr di hashish nella disponibilità di Hammouda Nidham