Cagliari, 31 Mar 2018 - “Campo Progressista Sardegna sostiene da tempo la necessità di definire, in modo coerente con la più avanzata idea di sviluppo dell’economia e della società sarde, l’insieme degli strumenti normativi in materia di gestione del territorio, tutela paesaggistico ambientale, organizzazione degli interventi edilizi. Per questo vogliamo andare avanti. Vogliamo rilanciare e sostenere il confronto interno alla maggioranza e con le forze democratiche. Tutto tranne soffocare l’argomento nel tatticismo politico.
Le cose da fare sono note: il completamento della pianificazione paesaggistica, con la definizione del regime sulle zone interne; una nuova legge urbanistica, capace di accelerare la definizione della pianificazione comunale e gli adeguamenti al Piano Paesaggistico; il monitoraggio dei differenti livelli di pianificazione generale (paesaggistica, di sicurezza idrogeologica, energetica, trasportistica e viaria, etc. etc.) in funzione dello sviluppo socio-economico eco-sostenibile e per evitare contrasti paralizzanti tra i diversi strumenti; un conseguente ed efficace sistema di regole ai fini dei necessari interventi edilizi, infrastrutturali, residenziali, turistici, industriali e della produzione agricola.
Su questi temi abbiamo il dovere di proporre soluzioni. L’area democratica e progressista ha l’ambizione di coniugare l’idea di economia fondata su una forte riduzione del consumo di risorse naturali e di territorio, ormai molto diffusa e radicata tra le persone e nell’intera comunità, con la necessità di crescita dell’attività produttiva e della ricchezza, che deve essere distribuita in modo decisamente più equo e atto a contrastare povertà e processi di impoverimento. Per questo noi non ci iscriviamo al partito del “no”, ma a quello del “si” della ragione, del buon senso, del rispetto e dell’attenzione.
Non ci nascondiamo dietro un dito. Sappiamo quale delicatezza abbiano, per la Sardegna, il paesaggio, le sue bellezze naturali e la qualità dell’ambiente, i beni culturali, anche identitari. Non si parte da zero. Ci sono questioni già discusse e diventate patrimonio diffuso di cultura di governo. Questo terreno, politicamente complicato, non va vissuto come il terreno della divisione. Al contrario, crediamo che possa diventare un ambito di costruzione dell’unità tra le forze della sinistra e della democrazia, del sardismo democratico e dell’autonomia, dell’autogoverno e dell’identità, solo se si guarda al bene comune, ai diritti dei sardi di oggi e di domani.
E in questo scenario dobbiamo avere ben chiaro quale sviluppo vogliamo per i nostri territori. Il punto di partenza è quanto di buono fatto in passato. La pianificazione urbanistica in Sardegna è sempre stata oggetto di confronto, anche duro, e condividiamo l’impegno preso dal Presidente Pigliaru di continuare la pratica della discussione, finalizzata a concludere. La l.r. n.45 del 1989 è stata una buona legge, capace di evitare operazioni speculative nelle coste e nelle aree interne di maggior pregio. Ma è datata. Va dunque aggiornata.
Il piano paesaggistico, pur con le lacune aperte e mai colmate riguardo il piano delle zone interne, pur con alcuni limiti tecnici e imprecisioni, è il vero quadro normativo di riferimento nel segno della tutela del patrimonio ambientale della Sardegna. È possibile migliorare questa situazione. La proposta avanzata dalla Giunta regionale è in Commissione, è anche però alla attenzione permanente delle forze politiche e sociali, consegnata alla valutazione attiva del sistema delle autonomie e degli amministratori locali, infine al giudizio dei sardi. Le norme che introducono vincoli nella fascia dei 300 metri sono, lo ricordiamo, di rango statale, recepite con convinzione dalla nostra legislazione. Rappresentano il minimo della tutela necessaria del nostro territorio di maggior valore, anche per una avanzata economia del turismo. Sarebbe, pertanto, inaccettabile la violazione di quel parametro di rispetto, ancora meno accettabile procedere a una sua generalizzata rimozione. Siamo certi che in questo senso ragiona l’intera maggioranza.
Occorre però evitare che questo resti una mera dichiarazione d'intenti. Il consumo di suolo zero è una pia utopia senza norme adeguate che sblocchino, sburocratizzino, permettano i cambi di destinazione d'uso e consentano di rendere utile e produttivo quanto già costruito. Questo vale tanto per il patrimonio privato quanto per quello pubblico, ben rappresentato dai tanti stabili, militari e civili, dismessi o in via di dismissione il cui riutilizzo è bloccato da problemi burocratici. Occorre immaginare una pianificazione dei servizi turistici orientata alla preservazione dei luoghi nel lungo periodo e tutelata da un nuovo sistema di regole. Il turismo è un settore in crescita, un volano economico che da qualche anno a questa parte ha interessato non solo le coste nel periodo estivo ma città e territori dell'interno dell'Isola, dando più lavoro e creando più profitti. Una crescita positiva e virtuosa, stimolo anche per altri settori produttivi, che senza strumenti di governo adeguati rischia di pregiudicare la fruizione futura di ambiti territoriali unici in Europa. Questo tema riguarda tanto la pressione edilizia quanto lo sfruttamento antropico delle spiagge e la salvaguardia di queste nel lungo periodo.
Occorre, poi, immaginare e stanziare le risorse opportune per risolvere il problema delle pratiche arretrate degli uffici comunali dell'edilizia privata. L'applicazione delle recenti norme statali e regionali sulla semplificazione amministrativa dimostrano come le norme a costo zero spesso restino poco più che buone intenzioni e come i problemi restino aperti.
Occorre fare i conti con la realtà e far viaggiare in parallelo con la legge urbanistica altre norme, anche di spesa, che permettano interventi pianificati e coordinati regionalmente per l'abbattimento delle pratiche edilizie arretrate, in modo da dare respiro ai Comuni in difficoltà e permettere di guardare al futuro senza il peso dei fardelli del passato. Com