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Al Teatro Lirico di Cagliari la Turandot e Suor Angelica: due opere al prezzo di una

Cagliari, 2 Mar 2018 - È andata in scena, al Teatro Lirico di Cagliari, la prima serata della nuova stagione lirica del 2018.

Per l’occasione l’ente cagliaritano ha deciso di offrire al pubblico un dittico di opere, ossia la Turandot di Busoni e Suor Angelica di Puccini, eseguite una di seguito all’altra, circostanza questa resa possibile dalla relativa brevità delle due rappresentazioni (della durata rispettivamente di 80 minuti e di 60 minuti).

È bene evidenziare come una tale scelta non sia stata casuale, in quanto permette agli spettatori di effettuare un raffronto non solo con la Turandot pucciniana (vista nel corso della precedente stagione lirica), ma anche tra i diversi stili dei due compositori, tra loro contemporanei.

In tal senso l’opera di Busoni si connota per un taglio completamente opposto. L’autore tralascia quel clima di tensione, crudeltà, tragedia che connota il più noto melodramma di Puccini, optando invece per un carattere fiabesco, quasi giocondo, come attestato dalla presenza delle maschere italiane (Truffaldino, Pantalone e Tartaglia).

La parola chiave di Busoni è la “leggerezza” contrapposta alla “drammaticità” di Puccini, non a caso il finale delle due rappresentazioni è completamente diverso. Tuttavia, soffermarsi su un confronto tra le due opere sarebbe inadeguato, perché gli obbiettivi perseguiti dai due compositori, nonché i loro dettami stilistici, risultano completamente diversi, pertanto giocano su due campi differenti.

Ad ogni modo non si può fare a meno di mettere in risalto che l’opera di Busoni deve essere considerata per quello che effettivamente è, ossia una fiaba musicale. Si tratta quindi di un mero intrattenimento, privo però di quella forza attrattiva e calamitante che connota normalmente le rappresentazioni liriche.

Non a caso nella serata di ieri, il pubblico non ha mostrato un grande apprezzamento per tale rappresentazione, limitandosi a pochi applausi al termine della stessa. Certo, l’opera di Busoni configura una rarità nel programma lirico dei teatri italiani, come tale risulta giustificabile la scelta di collocarla in cartellone. Nonostante ciò, trattandosi di una fiaba musicale e dunque già di per sé priva di particolare fascino anche sotto il profilo musicale, si sarebbe potuto tentare di migliorare la rappresentazione con una scenografia e con dei costumi decisamente più significativi.

Invece si è deciso di optare per elementi scenici poveri, privi di qualsiasi suggestione e peraltro riutilizzati per Suor Angelica.

Ad ogni modo è proprio quest’ultima a segnare la serata e, benché si tratti di uno spettacolo assai breve, riesce con la forza dei temi toccati e con la musica di Puccini a entusiasmare gli spettatori, fino a quel momento disincantati.

Come detto la scenografia non cambia, semplicemente viene disposta diversamente allo scopo di trasmettere la sensazione di prigionia che connota un convento di clausura. Ciò che colpisce è lo snodo centrale di quest’opera, ossia un suicidio in un convento da parte di una suora dal passato tumultuoso e che è segnata dalla perdita del proprio bimbo. Angelica, dopo aver appreso che il figlio avuto in gioventù fuori dal matrimonio è morto, decide di togliersi la vita al fine di raggiungerlo. Si rende, tuttavia, conto che l’accesso al Paradiso è precluso ai suicidi, invoca così un miracolo della Vergine che si realizza, proprio quando lei sta morendo, permettendole di chiudere gli occhi per sempre dopo aver rivisto per l’ultima volta la sua ragione di vita.

Si tratta di temi molto simili a quelli affrontati da Puccini in Madama Butterfly, prossimamente in scena presso al Lirico cagliaritano a partire dal 6 aprile 2018. Si individua così un’ulteriore spiegazione alla scelta di rappresentare dapprima Suor Angelica e poi Madama Butterfly, nel segno della continuità.

Per quanto concerne gli interpreti, stante lo scarso apprezzamento della Turandot di Busoni, il pubblico ha invece esaltato Suor Angelica e i suoi interpreti. Virginia Tola riesce perfettamente con le sue doti canore ad immedesimarsi nell’animo tormentato di Angelica, tanto da ricevere un forte tributo al termine dello spettacolo, insieme a Enkelejda Shkoza (interprete della Zia Principessa).

Il maestro Donato Renzetti ha saputo abilmente orientarsi nel corso della serata passando attraverso toni musicali completamente opposti, toccando il culmine proprio con Suor Angelica.

Per le considerazioni svolte può, senza dubbio, dirsi che per quanto la Turandot di Busoni non costituisca uno spettacolo degno di nota, ripaga senza dubbio la visione di Suor Angelica. Ciò vale in particolare per chi il mese prossimo potrà finalmente assistere dal vivo a Madama Butterfly, ammirata nel dicembre del 2016 sui canali Rai, in occasione della prima del Teatro alla Scala di Milano. G. Sanna

 

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