Roma, 22 Nov 2017 - Un’esperta fiscale del ministro dell’Economia Padoan avrebbe ricevuto denaro dalla società da cui proveniva, la Ernst e& Young, per rivelare i segreti del governo.
È quanto si legge stamattina sul Corriere della sera: sulla scorta di mail sequestrate e di telefonate intercettate, a conclusione degli accertamenti i Pm milanesi Paolo Filippini e Giovanni Polizzi ritengono quindi di accusare Ernst & Young (Italia) come società, e il suo senior partner e rappresentante italiano Marco Ragusa, di «corruzione» della consigliere ministeriale Susanna Masi, alla quale contestano anche l’ipotesi di «rivelazione di segreto d’ufficio» e il reato di «false attestazioni sulle qualità personali» per non aver dichiarato il proprio conflitto di interessi.
I pagamenti, bonifici che sembrano normale prosecuzione degli stipendi erogati quando era ancora consulente di Ernst & Young, ammonterebbero a circa 220mila euro. Secondo l’accusa il flusso informativo tra la consulente e la società sarebbe andato in due direzioni, da una parte l’esperta avrebbe rivelato i contenuti delle manovre fiscali del governo in modo tale da permettere alla società di offrire tempestivamente ai suoi clienti prodotti che tenessero in considerazione le nuove normative. Dall’altra la consulente, sempre secondo le indagini, si sarebbe «resa disponibile a proporre modifiche, a vantaggio di Ernst & Young e dei suoi clienti, alla normativa fiscale interna in corso di predisposizione, nella materia di transazioni finanziarie nella quale era direttamente coinvolta quale membro della segreteria tecnica del ministero».
L’accusa di «rivelazione di segreto» appare legata al fatto che Masi — secondo la lettura che la Procura fa di mail del 30 maggio 2013 e di intercettazioni del 28 marzo 2014 — avrebbe «comunicato a Ernst & Young notizie riservate, ottenute per ragioni d’ufficio e che dovevano restare segrete, relative alla proposta di introduzione di una tassa europea sulle transazioni finanziarie», e «discusse tra i rappresentanti degli 11 Stati partecipanti ai lavori della cooperazione internazionale». Un oblò assai prezioso da sbirciare per la società, tanto da innescare un giro di mail tra il rappresentante italiano di Ernst & Young e i suoi colleghi di filiali di altri Paesi, tutti interessati a capire (dallo «spiffero» italiano) cosa bollisse in pentola.