Roma, 24 Ott 2017 - Quella del governatore del Veneto, Luca Zaia, per lo Statuto speciale "è una proposta che va contro l'unità e l'indivisibilità del Paese". Lo ha detto il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, a Radio Anch'io. "Non è una proposta catalana - ha risposto Bressa - ma una proposta che la Corte Costituzionale ha bocciato, e Zaia lo sa". Per quanto concerne la trattativa, "È la Costituzione che traccia la via", ha ricordato Bressa. "E la Corte Costituzionale - ha proseguito -, proprio valutando una legge del Veneto che ha dato origine al quesito referendario, ha detto chiaramente che le Regioni a Statuto speciale sono 5 e le altre Regioni possono avere più autonomia secondo l'articolo 116".
Il sottosegretario ha quindi citato il principio del regionalismo differenziato, sottolineando che in "quella stessa legge, Zaia chiedeva che l'80% delle risorse fiscali rimanessero nel Veneto, ma la Corte Costituzionale nel 2015 ha detto che sarebbe una violazione dei principi costituzionali e degli equilibri di finanza pubblica". Secondo Bressa, "il principio dell'equità dell'unione fiscale prevede per forza che ci siano regioni più ricche che aiutano quelle più povere".
Intanto il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, si è detto "spiazzato" dall'iniziativa del collega del Veneto di chiedere lo statuto speciale dopo il referendum sull'autonomia e ha sottolineato che questo crea "un problema" nella Lega e nella trattativa con il governo. "Luca Zaia mi ha un po' spiazzato", ha detto l'ex ministro dell'Interno in un'intervista a Repubblica, "è indubbio che ora c'è un problema all'interno della Lega. E un altro con il governo". Maroni ha spiegato che non era a conoscenza della scelta di Zaia ("a mia insaputa", ha ammesso) di chiedere una modifica dell'articolo 116 della Costituzione con l'inserimento del Veneto tra le regioni a statuto speciale. "Non era concordata questa mossa, l'ho appresa stamattina. Domani leggerò la sua proposta di legge e capirò se sarà possibile un percorso comune". Sui motivi dietro alla mossa del governatore del Veneto, Maroni non si sbilancia ("Francamente non lo so, se per vicende interne alla Lega o per mostrare i muscoli"), ma ha ammesso che è "difficile fare una battaglia insieme ora: Bressa mi ha telefonato ieri mattina dicendomi chiaro che se io gli avessi chiesto lo statuto speciale per la Lombardia non sarebbe stata possibile alcuna trattativa con il governo, visto che la materia è di competenza del Parlamento. Io speravo di fare una battaglia comune, e invece a questo punto non ci faranno sedere allo stesso tavolo. Un conto è andare a trattare in due, un altro andarci da soli. E poi anche per un motivo strettamente tecnico". "Al contrario di quella di Zaia che parlava in modo vago di nuove forme di autonomia senza citare le risorse", ha ricordato il governatore lombardo, "la mia richiesta referendaria faceva esplicito riferimento all'articolo 116, il che mi impedisce ora di chiedere lo statuto speciale. Anche se volessi allinearmi al governatore veneto, non potrei farlo. Non potrei seguirlo sulla sua strada. Ecco perché mi ha un po' spiazzato".
Maroni ha spiegato che lui invece al governo chiederà "che alla Lombardia venga riconosciuto lo status di regione 'speciale' (da non confondersi con lo 'statuto speciale'), al fine di ottenere più soldi con i meccanismi del residuo fiscale, il tutto nel quadro dell'unità nazionale".