Milano, 23 Ott 2017 – Il giorno dopo il voto per il quasi inutile referendum per chiedere più autonomia decisione delle regioni Lombardia e Veneto (ma dietro questa consultazione si nascondono le vere intenzioni, specialmente il presidente del Veneto Zaia e Maroni che con questa consultazione vorrebbero essere soli a dirigere la barca senza altri capitani) si sta ora analizzando il plebiscito in Veneto e in Lombardia gente più tiepida ma con un risultato anche in questo caso importante. Il referendum non riserva sorprese: il nord chiede l'autonomia e i governatori Maroni e Zaia festeggiano e annunciano l'apertura della trattativa con il governo. Per il governatore lombardo un motivo di orgoglio in più: "Il voto elettronico ha funzionato, non c'è stato nessun attacco hacker, chiederò al ministro Minniti di poterlo applicare già alle prossime elezioni regionali. L'ho già chiamato oggi", sono le sue prime parole, incontrando i giornalisti.
A parlare d'altronde sono i numeri. In Veneto l'affluenza sfiora il 60%. "Siamo al big bang delle riforme istituzionali e noi saremo protagonisti", afferma un Luca Zaia più che soddisfatto. "I veneti vogliono essere padroni a casa loro", e annuncia una riunione di Giunta già per stamattina "per il progetto di legge sull'autonomia. Sarà il nostro contratto da presentare al governo", "saremo laboratorio per tutta l'Italia", "questo referendum diventerà endemico", "le riforme che in questi anni non sono state fatte dall'alto lo saranno dietro la spinta del popolo", perché "i territori stanno andando in direzione opposta da Roma". Il Veneto chiederà competenza su 23 materie e di incassare nove decimi delle tasse. "Punto ad avere 24-25 miliardi di euro in più che mi consentirebbero di fare ciò che in questo momento non possiamo fare", dice invece Maroni, e anticipa che in Lombardia a votare è stato il 40% e a dire sì è stato oltre il 95% dei votanti, "solo il 3% ha detto no".
Il risultato del referendum sull'Autonomia del Veneto è definitivo con una percentuale del 98,1% di sì contro un 1.9% di no. La partecipazione degli elettori aventi diritto arriva al 57.2 per cento. Solo nella provincia di Rovigo, con il 49.9 per cento, non si è raggiunto il quorum, abbondantemente superato invece dalla provincia di Vicenza con il 62,7 per cento, seguita dalla provincia di Padova con il 59,7 per cento.
Alle 2 il dato del referendum lombardo sull'autonomia, non ancora definitivo, è¨ dell'80% di voting maching scrutinate, col 95,7% dei voti per il sì L'affluenza, anch'esso voto non definitivo, si attesta su poco meno del 40%.
Non è un risultato pieno come quello del Veneto, e gli avversari glielo hanno subito fatto notare. Ma Roberto Maroni si è detto "soddisfatto", perché ora può partire la fase negoziale col Governo. "Ringrazio i tre milioni di lombardi, che mi hanno dato un mandato storico per avere la vera autonomia, nell'ambito dell'unità nazionale", ha spiegato il governatore leghista, visibilmente emozionato, in una conferenza stampa a Palazzo Lombardia dopo la mezzanotte. Maroni ha riconosciuto che in Veneto "il senso di appartenenza è indubbiamente più forte". Ma, ha aggiunto, "non faccio la competizione con Zaia, non mi interessa la percentuale, sono contento che ci abbia superato, ora possiamo unire le forze per la battaglia del secolo". Maroni fa leva su quel 95% di consensi al Si, e considera un successo anche l'affluenza attorno al 40%. Che, ha sottolineato, "è stata ampiamente superiore alle mie previsioni del 34%: qualcuno dirà che non basta? Non mi interessa. Non sono affatto deluso. Sono felice".
Niente a che vedere con la Catalogna. Parliamo di maggiore autonomia e non di indipendenza, dunque, la trattativa dovrà avvenire nei limiti fissati dagli articoli 116 e 117 della Carta Costituzionale. Veneto e Lombardia non potranno diventare Regioni a statuto speciale, come Sicilia, Sardegna, Val d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige (quest'ultima, in realtà, costituita dalle Province autonome di Trento e Bolzano). Per fare ciò, infatti, sarebbe necessaria una modifica costituzionale. Ma le Regioni tratteranno il trasferimento di maggiori competenze dallo Stato e, di conseguenza, più fondi in virtù di versamenti minori in termini di tasse. Dalla trattativa si arriverà a una legge che dovrà essere ratificata dal Parlamento. L'articolo 117 della Costituzione fissa le 20 materie concorrenti e le tre esclusive dello Stato per cui le Regioni possono in parte chiedere più autonomia. Si tratta di temi quali il coordinamento della finanza pubblica e tributario, lavoro, energia, infrastrutture, protezione civile, giustizia e norme processuali, ordinamento civile e penale e giustizia amministrativa; norme generali sull'istruzione; tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali. Sono, invece, materie di competenza esclusiva dello Stato senza possibilità per le Regioni di ottenere alcunché, tra le altre, tutte quelle che riguardano il fisco, la difesa, la sicurezza, l'immigrazione, e la previdenza sociale.
Questo perché il governatore già pensa alla fase successiva. Martedì l'avvio della discussione in Consiglio regionale. Poi la composizione di una delegazione trasversale da guidare a Roma, alla quale è invitato anche Giorgio Gori, del Pd. Infine la richiesta di trattare tutte le materie concorrenti e anche il residuo fiscale entro le elezioni Politiche. Caustico il commento del capogruppo del Pd, Enrico Brambilla, che era schierato per l'astensione: "È stato messo in campo uno sforzo straordinario, organizzativo e di risorse, per poi verificare che su sette milioni e mezzo di lombardi più di quattro se ne sono stati a casa. Vedo che c'è in giro un po' di soddisfazione ma per lo scampato pericolo". "L'affluenza lombarda - ha detto Stefano Buffagni, M5S, che era per il Sì - è stata sopra le aspettative, nonostante la strumentalizzazione di Maroni. L'atteggiamento scorretto di tutta la Lega Nord ha scoraggiato molti cittadini che per mesi hanno sentito parlare di residuo fiscale, che con questo referendum non c'entra niente". In attesa che si sposti, da martedì, in Consiglio regionale, la sfida è stata oggi sulla lentezza dei dati sull'affluenza. "Abbiamo avuto delle criticità dovute alla novità" del voto elettronico, ha sostenuto Maroni, "ma la grande soddisfazione e' che sono state tutte risolte e che il sistema ha funzionato in piena sicurezza, i paventati attacchi hacker non si sono visti".
Gianclaudio Bressa, sottosegretario per gli Affari regionali, alla chiusura dei seggi elettorali in Lombardia e Veneto ha dichiarato che "l'esito del referendum in Lombardia e Veneto conferma l'importante richiesta di maggiore autonomia per le rispettive regioni. Il governo, come ha sempre dichiarato anche prima del voto, è pronto ad avviare una trattativa per definire le condizioni e le forme di maggiore autonomia e le relative, necessarie, risorse finanziarie, come del resto sta già avvenendo con la regione Emilia Romagna, che ha già approvato una legge di attuazione dell'articolo 116 comma III della Costituzione".
Il dato del Veneto, dove l'affluenza ha rasentato il 60%, è un mandato degli elettori di cui ho grande rispetto" per aprire una trattativa sull'autonomia ma "per quanto riguarda la Lombardia parleremo di una sconfitta, nello specifico di una sconfitta di Maroni". Lo afferma in una intervista a Repubblica il ministro dell'Agricoltura e vice segretario del Pd Maurizio Martina osservando che "le materie fiscali non sono e non possono essere oggetto di trattativa né con il Veneto né con la Lombardia e neanche con l'Emilia Romagna che ha avviato un'interlocuzione con il governo senza passare dal referendum". Insomma "Zaia e Maroni potranno avviare lo stesso percorso di confronto del presidente Bonaccini" nell'ambito di "una idea federalista equilibrata, cooperativa". "Partirà una discussione e in caso di accordo questo verrà votato dal Parlamento con una legge" conclude Martina.
"Il significato del referendum di ieri è che le riforme devono partire ascoltando il popolo. Punto". Lo afferma ad Affaritaliani.it il governatore del Veneto Luca Zaia all'indomani della consultazione referendaria che ha visto una partecipazione popolare pari quasi al 60% con una schiacciante vittoria di sì (98%). Zaia manda una breve e chiarissima risposta al ministro Maurizio Martina: "Martina è il presidente del Consiglio?"