Londra, 9 Giu 2017 - Theresa May ha dunque perso la scommessa di convocare il voto anticipato per ottenere una maggioranza più solida, un governo più stabile e un mandato più forte per negoziare la Brexit con l'Unione europea. In mattinata sono circolate voci di un'ala del suo partito che ne chiedeva le dimissioni poi è emerso l'accordo con il DUP per arrivare a 328 seggi: il partito unionista nordirlandese ha fatto sapere di aver deciso per mettere uno stop a Corbyn. Ora si attende l'incontro con la regina.
Il Democratic Unionist Party, il maggiore partito nordirlandese, con i suoi 10 seggi (+2 rispetto al 2015) sembra destinato a diventare l'ago della bilancia del nuovo governo di coalizione. Resta da capire come il Dup possa conciliare le sue posizioni politiche con quelle dei Tories di Theresa May. La leader, Arlene Foster, ha più volte sostenuto di preferire una 'soft Brexit' alla 'hard Brexit' finora proposta dai Conservatori.
Grande rimonta dei laburisti. Qualche ora dopo la certezza matematica del cosiddetto hung Parliament, Corbyn ha commentato: "Siamo pronti a servire il Paese ma niente accordi" del suo numero due John McDonnell ha fatto sapere che il partito è pronto a formare un governo di minoranza.
I Lib-dem - che fra i punti principali del loro programma chiedono un secondo referendum sul divorzio del Regno Unito dall'Unione Europea - fin da subito hanno respinto ogni ipotesi di coalizione. L'ex leader Nick Clegg ha perso il suo seggio.
Nuttal durante lo spoglio: May ha sbagliato Scompaiono dal Parlamento britannico gli eurofobici dell'Ukip di Paul Nuttal (dopo l'addio di Nigel Farage), la cui ragion d'essere è in qualche modo venuta a cadere dopo la vittoria al referendum della Brexit.
"La premier Theresa May ha quasi fatto di questa elezione un voto sulla Brexit. Credo che il messaggio che arriva dai risultati è condurre negoziati equi e riflettere se è davvero un bene per la Gran Bretagna uscire in questo modo dall'Unione Europea". Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel.
Dopo l'attentato al London Bridge - l'ultimo di una serie che ha colpito Londra - la lotta al terrorismo è salita al primo posto dei temi in agenda della breve campagna elettorale. Theresa May ha detto di essere disposta a stracciare le leggi sui diritti umani per combattere il terrorismo, Corbyn ha chiesto le sue dimissioni per i pesanti tagli alla sicurezza durante il suo mandato da ministro dell'Interno. Altri temi al centro del voto: la Brexit, ovviamente, e i tagli allo Stato sociale.