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Domani alle 21 a Cagliari al via il progetto “Jesuita non cantat (?)”

Cagliari, 25 Mag 2017 - Due serate dense di musica per ripercorrere la figura di Domenico Zipoli, il gesuita missionario che aiutò il popolo Guaranì a sviluppare il suo eccezionale talento musicale.

Il progetto si chiama “Jesuita non cantat (?)”, e a organizzarlo è il LabOs (“Laboratorio organi storici” del Conservatorio) con la collaborazione del dipartimento di Musica antica del Conservatorio di Cagliari, e la Comunità dei Gesuiti, che con l’iniziativa puntano a raccogliere fondi da destinare al recupero dell’organo storico della chiesa cagliaritana di San Michele.

Il primo appuntamento è domani, venerdì 26 maggio, alle 21 proprio nella Chiesa di San Michele (via Azuni) dove si svolgerà una serata intitolata “O fillus cantai”.

Dopo l’introduzione del musicologo Roberto Milleddu, che parlerà dei padri gesuiti e dei canti devozionali e la Sardegna, la classe d’organo del Conservatorio del Maestro Angelo Castaldo (composta da Gian Walter Ledda, Monika Ruth Vida, Fabrizia Lobina, Sara Pirroni e Simona Laterza), Luigi P. Delogu (canto fermo) e il coro “Stella Splendens” di Belvì, diretto da Gigi Oliva, proporranno un concerto capace di ricreare uno scenario musicale antico ed affascinante.

Il progetto si concluderà venerdì 9 giugno, sempre nella Chiesa di San Michele, con una serata dal titolo “Zipoli l’italiano”.

Domenico Zipoli nasce a Prato nel 1688, dove studia musica sotto la guida di Giovan Francesco Becattelli, teorico, didatta e creatore di musiche di grande chiarezza e finezza di particolari.

Nel 1707 si trasferisce per continuare gli studi musicali a Firenze e in occasione della Candelora e della festività di san Giuseppe partecipa con alcune arie alla realizzazione dell’oratorio Sara in Egitto. Poco tempo dopo lo troviamo prima a Roma e poi a Napoli a studiare sotto la guida di Alessandro Scarlatti, dal quale tuttavia, come attesta la biografia di padre Martini «scapo’ per acuta differenza». A Roma si confronta con i maggiori musicisti dell’epoca, come Bernardo Pasquini, tra i più celebri organisti del tempo e diviene anch’egli tra i più rinomati esecutori e compositori.

Nel 1716, come attestano le fonti, di dice: «partito […] con i Gesuiti per Genova per poi Siviglia di dove à stare al Paraguai».

Entra dunque in noviziato e successivamente, insieme ad un gruppo di 53 missionari, giunge a Buenos-Aires, nel Rio de la Plata; da lì arriva al collegio maggiore di Cordoba dove segue gli studi di filosofia e di teologia. Anche durante tutto il periodo di formazione dei gesuiti Zipoli manterrà la sua passione per la musica, continuando a comporre e ad essere maestro di coro e organista presso la chiesa dei gesuiti.

Già dal 1725 comincia ad aver i primi sintomi della tubercolosi, che lo condurranno alla morte il 2 gennaio 1726.

Negli archivi dell’America Latina si sono ritrovati diverse sue composizioni, che venivano suonate nelle Reduciones di San Pedro e San Pablo, e tra le popolazione dei moxos e dei chiquitos, sebbene Zipoli nelle loro riduzioni non mise mai piede. Il lavoro di Zipoli veniva diffuso da altri suoi confratelli, come Martin Schmidt, che lavoravano direttamente a contatto con gli indios, come viene attestato dal ritrovamento di partiture anche di Corelli e Vivaldi.

Domenico Zipoli fece della sua vita un inno a Dio, cercando di trovare le sue orme all’interno dei tanti mondi musicali che incontrò durante la sua breve ma intensa vita. Red-com

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