Locri, 21 Mar 2017 - Migliaia di persone in piazza a Locri per ricordare le vittime innocenti della mafia, ma anche, dopo l'ennesima sfida delle cosche, per ribadire una volta di più il no a ogni forma di criminalità e di sopraffazione. È la risposta alla sfida che la 'ndrangheta ha lanciato allo Stato nelle scorse ore per mano di ignoti, che hanno attaccato il presidente di Libera don Ciotti, promotore della Giornata della memoria e dell'impegno contro le mafie, vergando con una bomboletta spray su tre muri cittadini scelti non a caso, frasi come "Don Ciotti sbirro, più lavoro meno sbirri", "Don Ciotti sbirro, siete tutti sbirri", "Don Ciotti sbirro e più sbirro il Sindaco". Sono comparse sui muri del Vescovado, dove don Ciotti è ospitato in questi giorni; su quelli di una scuola media e di un centro di aggregazione giovanile. Messaggi in stile tipicamente 'ndranghetista, ne è convinto il procuratore antimafia di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho.
"Oggi a Locri siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell'ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare" ha detto don Ciotti, "c'è un'Italia che si ribella all'indifferenza, al conformismo, alla corruzione che devasta i beni comuni e l'ambiente. Un'Italia consapevole che la convivenza civile e pacifica si fonda sulla giustizia sociale, sulla dignità e la libertà di ogni persona". "In questo senso- ha continuato il fondatore di Libera- il richiamo alla memoria non è mai stato per Libera un esercizio retorico, quelle persone non sono morte per una targa, una corona di fiori, un discorso celebrativo. Sono morte per la nostra libertà, per la nostra democrazia, ossia per ideali che abbiamo il compito di realizzare. Solo l'impegno personale e collettivo trasforma la memoria d'occasione, inamidata, in memoria condivisa e pubblica, in memoria viva".
"Libera ha scelto Locri come piazza principale - ha ancora affermato don Ciotti - per stare vicino a chi, in Calabria, come in altre regioni, non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere. Per valorizzare l'opera di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate in questa terra difficile ma generosa per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone. Per denunciare la violenza della 'ndrangheta, la più potente delle mafie, e le forme di silenzio e complicità che la favoriscono. Per dare continuità e nuove prospettive a un impegno quotidiano che ha avuto un importante riconoscimento lo scorso 1 marzo, quando la Camera ha approvato, con voto unanime, l'istituzione del 21 marzo come Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie".
In testa al corteo, i familiari delle vittime che reggono due striscioni di Libera con lo slogan della Giornata di quest'anno: "Luoghi di speranza, testimoni di bellezza". Dietro di loro una grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni giunti in Calabria a bordo di barconi nei mesi scorsi. A seguire i gonfaloni, le autorità e migliaia di persone giunte da tutta Italia.
"Orgogliosa di avere sposato uno sbirro" è la scritta che la vedova del brigadiere Antonino Marino, ucciso a Bovalino il 9 luglio del 1990, ha scritto sulla propria camicia bianca. "Quando ho visto le scritte di ieri - ha detto - mi sono arrabbiata, mi si è rivoltato lo stomaco. Da qui l'impulso di fare questa maglietta. Sono moglie e mamma di un carabiniere e oggi mi sento la mamma di tutti i carabinieri d'Italia. Gli sbirri sono persone perbene. Rispetto!".
"Se volevano ottenere un effetto hanno ottenuto quello contrario, cioè di una piena solidarietà da parte di tutta Italia a Libera, a don Ciotti e a questo movimento che è un movimento per la legalità e per l'affermazione della cultura della legalità che non è solo rispetto delle leggi, ma la possibilità di andare avanti con principi di solidarietà, e per dare un futuro migliore soprattutto ai nostri giovani" ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, che partecipa alla manifestazione a Locri.
Nicola Gratteri legge in modo diverso l'origine delle scritte contro don Ciotti e le forze dell'ordine. Mentre il procuratore de Raho vede la chiara mano della 'ndrangheta, per il procuratore di Catanzaro non si è trattato di una sfida allo Stato. "Sarebbe stato un autogol - spiega in un'intervista a Repubblica- la 'ndrangheta non reagisce mai quando ci sono i riflettori accesi, e ieri c'erano 50 telecamere, gli inviati di importanti giornali nazionali. No, gli 'ndranghetisti non sono degli stolti".
Secondo Gratteri dietro quelle scritte c'è "gente che odia le istituzioni, che ha sposato la legge criminale della 'ndrangheta, degli ignoranti stupidi, ubriachi del suo modo di pensare e agire criminale". "Gli ignoranti condivideranno le scritte, perché vedono le imprese nelle mani dei mafiosi e dei prestanome - sottolinea - All'opposto spesso le aziende sequestrate e confiscate falliscono. È facile far passare tra loro il seguente messaggio: 'Avete visto? Quando c'eravamo noi, c'era il lavoro, adesso l'azienda è chiusa'. La 'ndrangheta crea solo sottosviluppo e miseria, le loro aziende si reggono sui soldi della cocaina, non sulla libera concorrenza".