Milano, 6 Lug 2016 - La Guardia di Finanza di Milano sta eseguendo 11 misure di custodia cautelare nell'ambito di un'indagine su presunte infiltrazioni della mafia negli appalti dell'Ente Fiera di Milano e di Expo 2015. Le accuse per gli arrestati sono, a vario titolo, associazione per delinquere, riciclaggio e frode fiscale.
Stando alle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto, Ilda Boccassini, e dai Pm Paolo Storari e Sara Umbra, le mani di Cosa Nostra sarebbero arrivate anche a quattro padiglioni nell'esposizione universale: quelli di Francia, Kuwait, Guinea Equatoriale e dello sponsor Birra Poretti.
Al centro dell'inchiesta della Dda di Milano c'è il consorzio di cooperative Dominus Scarl specializzato nell'allestimento di stand, il quale ha lavorato per la Fiera di Milano dalla quale ha ricevuto in subappalto l'incarico di realizzare alcuni padiglioni per Expo tra cui quello della Francia e Guinea equatoriale. Secondo le indagini le società del consorzio erano intestate a prestanomi di Giuseppe Nastasi il principale indagato, arrestato con il suo collaboratore Liborio Pace e l'avvocato del Foro di Caltanissetta Danilo Tipo, ex presidente della Camera penale della città siciliana.
Le società coinvolte ricorrevano a una sistema di fatture false per creare fondi neri. Il denaro era poi riciclato in Sicilia dove gli indagati avevano legami con la famiglia di Cosa Nostra dei Pietraperzia. Il Gico della Guardia di Finanza sta effettuando un sequestro preventivo per circa cinque milioni di euro.
I giudici di Milano, con un decreto, hanno disposto l'amministrazione giudiziaria della Novostand S.p.A controllata del gruppo Fiera Milano perché, stando alle ipotesi investigative, alcuni soggetti indagati per reati di stampo mafioso e riciclaggio "hanno avuto e hanno contatti con dirigenti e vertici". È quanto emerge dagli atti dell'inchiesta che ha portato oggi all'arresto di 11 persone