Risiedo a Villanova, quartiere storico di Cagliari, da più di trent'anni. L'ho frequentata anche prima, per obblighi scolastici o per lavoro. Se dovessi dare un impressione che la caratterizzi, rimarrei legata a sensazioni di luce e odori che, nonostante il passare degli anni, non hanno cambiato d'intensità. È descrivibile solo per riconoscimento e solo per chi come me, questo quartiere lo ha percorso per lungo tempo. Ho conosciuto gli anni della semplicità, fatti di botteghe artigiane e commerciali, dimenticate sempre più da una concreta economica predominante che succhia avventori. Poi la ZTL che ha sferrato l'ultimo colpo alle attività produttive già agonizzanti e che in qualche modo giustificheranno la loro emarginazione economica con la parolina magica usata come scudo: “la crisi”.
Poi i nuovi insediamenti. Giovani coppie, ma anche single con nuove professionalità, poi extracomunitari e bambini, tantissimi bambini, che anche solo per il transito obbligato dalla frequenza scolastica, muovono un traffico troppo forte per delle vie così strette e delle abitazioni così basse. Di Villanova storica ancora qualche anziano, ma delle antiche attività, ormai, quasi più nulla. Poi è successo qualcosa. Un gruppo di amici, intorno ad una bottiglia di birra e idee in libertà hanno deciso: “questo quartiere sono anch'io e posso far accadere momenti di festa coinvolgendo i miei vicini. Così sono iniziate attività a cadenza regolare: al suono della campana delle dodici, la domenica si possono sentire da un balcone, a seguire, la voce di una cantante lirica o il suono di una fisarmonica, forse al civico 10 della piazza o forse nel vicolo più in su al 17. Gli stessi balconi diventano protagonisti a colore di fioriture primaverili e poi immagini, scatti e riprese fatte da mani esperte e meno, per fissare questi cambiamenti e che non vadano più via, per favore. Curiosità, intelligenza e gioia è la corrente che acchiappa anche i più pigri o disattenti. La mia Villanova vuole far parlare di sé ed è pronta ad esplorare nuove proposte, anche bizzarre. Vuole far incontrare la sua gente all'insegna dell'arte, in ogni sua forma. Sarà l'arte e le piccole comunità che salveranno il mondo? Non lo so, ma certo è che dà più soddisfazione di un voto imbucato nell'urna. Ormai il meccanismo si è sbloccato. Questa è vita, anzi questa è qualità di vita. E' la stessa che si porta a presso desideri e pensieri, propositi e obiettivi. Lascia il tempo giusto alla mente appagata di prendere il sopravvento sulle cose inutili, disintossica dal consumo spietato e aiuta a metabolizzare quanto di noi è restato sociale e umano. L'aspetto eccezionale di queste attività è che amano restare libere. Una scheggia impazzita di buon senso politico direi. Villanova ha sprigionato nuove energie alla ricerca della riunione di una comunità frammentata e distratta e senza cambiare la sua luce, né i suoi odori perché questa è la sua vera natura.
di Caterina Tosi
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