Cagliari, 25 Nov 2015 - Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, nel fare riferimento all’ultima parte dell’intervento del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha affermato che «produttori e industriali fanno parte della stessa filiera» ed ha auspicato una approfondita discussione sul tema della cosiddetta agricoltura produttiva.
Il presidente ha poi svolto alcune considerazioni sull’oggetto della mozione della minoranza che si può riassumere nella richiesta di revoca della delega all’assessore dell’Agricoltura a seguito della nota vicenda riguardante lo scorrimento della graduatoria per la misura 121, per effetto della quale due aziende riconducibili all’assessore Falchi avrebbero beneficiato dell’assegnazione delle risorse.
«Nel documento della minoranza – ha dichiarato il residente della Giunta – si ipotizza un presunto conflitto di interessi ed a questo proposito invito i consiglieri a valutare se l’interesse prevalente dimostrato con l’operato dell’assessore sia di prevalentemente a carattere privato o generale». «Sarà dimostrabile – ha aggiunto Francesco Pigliaru – che nell’operato dell’assessore Falchi è prevalente l’interesse generale finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo della spendita delle risorse comunitarie».
Il presidente della Regione ha quindi affermato che l’assessore dell’Agricoltura ha “sempre lavorato con coscienza e capacità” ed ha confermato «piena fiducia nell’operato dell’assessore Elisabetta Falchi». Pigliaru ha concluso proponendo al Consiglio di consentire l’intervento dell’assessore in Aula per avere i chiarimenti e le informazioni necessarie per una corretta valutazione della questione.
Il presidente del Consiglio, sottolineando l’utilità dell’intervento in Aula dell’assessore Falchi, ha invitato il Consiglio ad assecondare la richiesta formulata dal presidente della Giunta ed ha concesso la parola all’assessore.
L’assessore Falchi ha, in apertura del suo intervento, riconosciuto l’opportunità della richiesta di chiarimenti avanzata dalla forze della minoranza ed ha rimesso ad un intervento scritto la dettagliata spiegazione delle vicende oggetto della mozione 189. Elisabetta Falchi ha preliminarmente inquadrato il contesto in cui i fatti sono accaduti, nel 2015, “ultimo anno del ciclo di programmazione 2007-2013 e ultimo anno utile per la rendicontazione delle risorse Psr 2007-2013”, e che nel maggio 2014 “su un totale di risorse programmate pari a 1.284.000.000 di euro restavano da rendicontare entro il 31 dicembre 2015 più di 464 milioni di euro”.
«Tutte le Regioni – ha dichiarato l’assessore – hanno sfruttato le disposizioni finalizzate all’avanzamento della spesa per completare quella riferita al ciclo di programmazione 2007-2013, attivando nuovi bandi e\o scorrendo le graduatoria ancora valide».
L’assessore ha quindi elencato i vari passaggi amministrativi, nonché le raccomandazioni ministeriali per scongiurare il disimpegno dei fondi comunitari, per affermare con chiarezza che “le domande per accedere ai fondi del Psr 2007-2013 collegabili all’assessore sono state presentate sul bando della misura 121 dell’anno 2012 e che le stesse non sono state oggetto di nessun ripescaggio”. «Si è attuato – ha proseguito la Falchi – vista l’imminente chiusura del ciclo di programmazione, uno scorrimento totale della graduatoria del terzo bando 121 per tutte le domande inserite in graduatoria che, a quella data, erano circa 1.500 per un totale di richieste di finanziamento pari a circa 140 milioni di euro. La determinazione n.12165/838 del 17 luglio 2015, che autorizza lo scorrimento totale, è stata adottata nel rispetto della normativa vigente».
«Senza l’assunzione di tali provvedimento – ha aggiunto – le oltre 1.500 aziende inserite in graduatoria non avrebbero avuto la possibilità di beneficiare dei contributi previsti dal programma di sviluppo rurale e contestualmente risorse importanti sarebbero state restituite a Bruxelles, a causa del disimpegno automatico».
«Il mio operato – ha dichiarato l’assessore Falchi – è sempre stato trasparente ed ho rispettato norme e regole e mi sento di escludere un conflitto di interesse, ho dato seguito ad un atto dovuto per tutti, perché in caso contrario, senza lo scorrimento completo della graduatoria del terzo bando della misura 121 del Psr 2007-2013, migliaia di aziende sarebbero rimaste senza contributi e migliaia di euro sarebbero stati restituiti a Bruxelles».
Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha chiesto una breve sospensione della seduta per consentire ai gruppi di trovare un accordo sulle modalità di discussione della mozione.
Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere di Forza Italia Stefano Tunis. «Questo dibattito non si sarebbe dovuto tenere – ha esordito Tunis – c’è stato tutto il tempo per affrontare la questione e risolverla politicamente. La maggioranza avrebbe dovuto chiedere all’assessore di recedere dal suo mandato e spiegare in Aula le sue ragioni. Se questo fosse avvenuto sarebbe stato lecito esprimere un’opinione sull’operato dell’assessore. Il tema è che l’assessore Falchi ha compiuto e ispirato un atto gestionale che faceva coincidere la sua funzione pubblica e quella di beneficiario dell’atto stesso. Sussiste un obbligo di astensione che l’assessore non ha eseguito. Rispetto a tutto questo, il resto della discussione è irrilevante».
Tunis ha definito “incomprensibile” l’atteggiamento della Presidenza della Regione: «Sono basito dalle affermazioni del presidente – ha detto il consigliere di minoranza – non esiste interesse più alto del buon andamento dell’amministrazione. C’è l’obbligo di astensione quando interesse pubblico e privato coincidono. Non sono previste deroghe. L’assessore Falchi non deve affermare la sua buona fede e parlare del suo operato. Non tocca a noi dire se ci sia stato un danno all’interesse pubblico. Oggi si discute sul fatto che l’assessore non ha adempiuto al suo dovere di correttezza. Se la Giunta preferisce stendere un velo faccia pure, sarà nostra cura informare l’opinione pubblica».
Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso perplessità sul tenore del dibattito: «Non mi sarei aspettato interventi come quello del Presidente Pigliaru e dell’assessore Falchi – ha detto Tedde – noi siamo arrivati in aula senza certezze, questi interventi hanno fugato tutti i dubbi, quei fatti sono accaduti».
Secondo Tedde «l’Assessore ha sbagliato quando ha firmato i decreti, quando ha partecipato alla seduta della Giunta propedeutica alla preparazione del secondo decreto. Si sarebbe dovuta astenere perché quegli atti avevano conseguenze dirette sul suo patrimonio e quello dei suoi congiunti. E’ uno di quei pochi casi in cui un assessore all’agricoltura si dà la zappa sui piedi. Siamo di fronte a un caso tipico di conflitto di interessi».
Il consigliere azzurro ha quindi concluso il suo intervento invitando l’assessore Falchi a mettersi una mano sulla coscienza e a riflettere sull’accaduto. «Credo che abbia sbagliato – ha concluso Tedde – lo conferma la sua confessione palese e l’atteggiamento del presidente Pigliaru che la difende e dice che è stato fatto per tutelare l’interesse pubblico. Questi fatti costituiscono un vulnus pesante sulla credibilità della classe politica sarda».
In difesa dell’assessore è intervenuto il consigliere del Pd Gian Mario Tendas. «Esprimo il mio sostegno convinto all’assessore per l’entusiasmo e la dedizione con cui sta svolgendo il suo lavoro – ha detto Tendas – nella sua replica emerge chiaro quali sono state le motivazioni che hanno determinato quegli atti. A fronte di un miliardo e 400 milioni di euro disponibili a maggio 2015, un terzo delle risorse erano inutilizzate. Si è cercato di concentrare l’attenzione sulla misura 121, ma se allarghiamo lo scenario ci accorgiamo che lo scorrimento delle graduatorie non ha interessato solo quella misura, è stato fatto anche per altre».
Tendas ha poi detto di non avere chiaro il danno arrecato all’interesse pubblico: «Qual è la colpa grave che si attribuisce all’assessore? Non ne vedo, mi sembra invece un’azione oculata rispetto alle esigenze del territorio ed evitare il disimpegno delle risorse comunitarie».
L’esponente della maggioranza ha infine ricordato che la richiesta presentata dall’assessore è antecedente al momento in cui ha deciso di ricoprire un incarico politico. «Si può discutere sull’opportunità di partecipare alla riunione della Giunta quando si è adottato l’atto e magari riflettere sull’esigenza di una disciplina chiara sul conflitto di interessi – ha concluso Tendas - ma non intravedo elementi contrari all’interesse pubblico».
Critico Ignazio Locci (Forza Italia): «Appare sempre più chiaro che non è in discussione l’operato dell’assessore e la sua azione, in alcuni casi meritoria, che ha consentito a molti imprenditori di accedere ai fondi comunitari con lo scorrimento delle graduatorie – ha rimarcato Locci – quello che è in discussione è altro: è vero che le aziende riconducibili all’assessore hanno avuto dei vantaggi dai bandi? E’ vero che l’assessore si sarebbe dovuta astenere dal presenziare in Giunta? Il resto non merita discussione».
Il consigliere di Forza Italia ha poi evidenziato il rischio di mettere a repentaglio la credibilità di tutta la classe politica sarda. «Non c’è giornata in cui l’opinione pubblica non trovi un motivo per sparare nel mucchio e nutrire il brodo di coltura dell’antipolitica – ha affermato Locci - non c’è altro da aggiungere: si verifichi la verità dei fatti contestati e come ciascuno di noi intende comportarsi».
Pier Mario Manca (Partito dei Sardi) ha evidenziato la difficoltà di votare la mozione della minoranza. «Qui non si possono fare dei processi ma parlare di agricoltura – ha detto Manca - la risposta dell’assessore ha generato alcuni dubbi sul come si sta improntando l’azione della Giunta. C’erano tre bandi aperti e si è deciso di scorrere solo un bando (quello della misura 121). Bisogna conoscere però i processi: il bando sulla 121 è sulla infrastrutturazione. Se apro il bando a giugno e lo chiudo a ottobre è chiaro che non posso fare nulla. Si possono acquistare solo trattrici e non si crea sviluppo. Perché si va sulla 121 e non sulla 112 per portare i giovani in agricoltura? Su questo bando che assicurava un contributo di 35mila euro c’erano 500 domande».
Manca ha poi concluso il suo intervento ricordato di aver più volte segnalato, anche con interrogazioni, il rischio di perdere importanti risorse europee e auspicato un cambio di rotta nelle politiche agricole. Segue