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Libia, incursione di terra delle forze speciali egiziane a Derna. Catturati 55 miliziani dell’Isis

Dopo i raid aerei l'Egitto ora attacca anche via terra. Le forze speciali hanno fatto incursione a Derna e hanno "catturato 55 elementi del Daesh": lo precisano fonti egiziane e libiche senza fornire altri dettagli.

 Già ieri media egiziani e uno saudita avevano riferito che l'Egitto stava prendendo in considerazione attacchi di terra. In particolare era stata evocata la "task force 999", un'unità speciale per operazioni internazionali, da inviare in coordinamento con le forze di sicurezza libiche.

Intanto le Brigate di Misurata, che sostengono il governo "parallelo" di Tripoli, hanno annunciato su Twitter che una loro unità chiamata "Forza 166" sarebbe riuscita a "liberare Sirte" dai jihadisti dell'Isis. Notizia smentita dai tweet dei seguaci del Califfato nero secondo cui sarebbero gli uomini di al Baghdadi a essere in "cammino" per liberare Misurata.

L'offensiva egiziana è scattata dopo la decapitazione dei 21 cristiano-copti da parte dell'Is. Secondo Lybia Herald, altri 35 egiziani sarebbero stati rapiti in diverse aree dalla Libia dai miliziani dell'Is o da gruppi legati allo Stato islamico.

Intanto Europa e Usa si schierano apertamente per una soluzione politica della crisi libica, in un apparente no alla richiesta egiziana al consiglio di sicurezza dell'Onu di autorizzare l'intervento militare nello stato nordafricano sconvolto dalla guerra.

Il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha detto che "non c'è scelta" se non quella di creare una coalizione globale per combattere gli estremisti islamici in Libia. La questione verrà affrontata dal Consiglio di sicurezza Onu oggi, su richiesta del ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, che vuole un "pieno sostegno" e l'autorizzazione all'uso della forza contro i jihadisti in Libia.

I Paesi arabi si sono detti favorevoli, pur sottolineando che l'invio di una forza militare richiede l'assenso del governo libico, abbastanza difficile da ottenere visto che in Libia oggi siedono due parlamenti e due governi rivali, uno con legami con gli islamisti, l'altro riconosciuto dalla comunità internazionale.

I Paesi occidentali sembrano aver preso le distanze dalle richieste egiziane, affermando che il tentativo negoziale sotto l'egida Onu è la "migliore speranza" per la pace. In una nota emessa ieri sera Italia, Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna affermano che la decapitazione dei copti "sottolinea ancora una volta l'impellente necessità di una soluzione politica del conflitto, la cui prosecuzione va a beneficio esclusivo dei gruppi terroristici, ISIS compreso".

La posizione dell'Italia Ieri sera il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha sentito telefonicamente il segretario di Stato americano John Kerry per discutere sull'evoluzione della situazione libica. Nell'incontro di ieri a Palazzo Chigi tra Renzi e i ministri competenti è stato ribadito l'impegno italiano per una forte azione diplomatica in ambito Onu e il sostegno a una iniziativa urgente al Consiglio di Sicurezza che promuova stabilità e pace in Libia. Linea confermata anche in una telefonata con Francois Hollande. Il governo italiano ha rafforzato le misure di sicurezza: 4.800 militari impiegati nella protezione degli obiettivi sensibili.

Anche il capo della diplomazia europea Federica Mogherini ha ribadito che l'Ue resta convinta che sia ancora necessario incoraggiare il dialogo politico fra le diverse parti libiche, spingendole a sedersi a un tavolo come sta cercando di fare il rappresentante speciale dell'Onu Bernardino Leon.

Contro l'ipotesi di un intervento militare internazionale si è schierato Hamas che da Gaza ha respinto le ingerenze "di alcuni Paesi come l'Italia" che hanno intenzione di "intervenire negli affari interni della Libia con il pretesto di combattere il terrorismo" ma sarebbe solo "una nuova crociata".

Tutta l'area nord africana è sotto pressione. Quattro gendarmi tunisini sono stati uccisi nella notte in un attacco terroristico, vicino al confine con l'Algeria in una zona dove è attivo un gruppo jihadista. Lo ha detto il ministro degli Interni tunisino. In Iraq arse vive 45 persone Ieri in Iraq occidentale l'ultimo orrore dei miliziani dell'isis, che hanno bruciato vive 45 persone ad al-Baghdadi, a soli 8 km dalla base aerea di Ain Al-Asad, dove 320 marines americani stanno addestrando i soldati della VII divisione irachena.